Aversa, indiano morto. Il sindaco respinge accuse di mancata solidarietà

di Nicola Rosselli

Aversa – Dietro alla morte di Hamri Singh, il cittadino indiano di 58 anni, non c’è mancanza di solidarietà e di accoglienza. Ad affermarlo, in occasione del rito funebre per lo sfortunato immigrato, svoltosi sabato mattina alla Caritas di Aversa, il sindaco della città normanna, Enrico De Cristofaro, che si è fatto portavoce anche degli altri presenti tra cui il vescovo di Aversa Angelo Spinillo e il senatore Lucio Romano, da sempre impegnato nel sociale.

“Non si può far passare – ha dichiarato il sindaco – una morte per cause naturali per una morte dovuta al freddo. Hamri era seguito dalla Caritas diocesana con l’attivissimo don Carmine Schiavone che, attraverso l’interessamento di alcuni privati, era riuscito a trovargli anche un basso dove trascorrere la notte. L’amministrazione comunale e l’intera comunità cittadina è da sempre sensibile a questo aspetto e non si può essere tacciati di aver lasciato morire un uomo di freddo tra l’indifferenza generale”.

In effetti, come abbiamo appreso da alcuni testimoni oculari del ritrovamento, lo sfortunato indiano è stato rinvenuto non in strada, come le veline dei carabinieri avevano segnalato, ma nel letto di fortuna all’interno del basso di via San Nicola che gli era stato trovato. Chi lo conosceva, intorno alla tarda mattinata, non vedendolo, lo ha cercato lì e lo ha rinvenuto senza vita. Tra questi lo stesso don Carmine, tra i primi a giungere sul posto dove è rimasto sino al pomeriggio quando è giunto il medico legale.

Hamri soffriva di diabete e per questo gli era stato amputato un piede e, sempre grazie alla solidarietà, aveva ricevuto una protesi che gli consentiva una vita quasi normale. A stroncargli la vita, quasi certamente, potrebbe essere stata una complicanza di questa sua malattia.

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