Don Michele e gli “angeli del Natale”: volontari per i senzatetto di Napoli

di Gabriella Ronza

Si avvicina il Natale e Don Michele Barone, parroco di Casapesenna oltre che giornalista e opinionista per le reti Mediaset e Rai, ha organizzato venerdì 16 dicembre per i clochard che popolano la stazione ferroviaria di Napoli una distribuzione volontaria di vestiti e viveri necessari alla sussistenza.

È già il secondo anno che Don Michele e il suo gruppo di giovani, a cui affettuosamente noi affibbiamo l’epiteto di “angeli del Natale”, si muovono dai piccoli paesini che costellano l’agro aversano per portare a Napoli la gioia del donare. Numerosissimi benefattori hanno messo a disposizione, con la generosità tipica che dovrebbe caratterizzare i veri cristiani, un numero proficuo di oggetti e alimentari: per uomo ben 1300 maglie, 300 paia di scarpe; per donna 400 paia di scarpe, 500 camice, 1000 pantaloni, 400 maglie; per bambini 200 paia di scarpe e, ancora, 1000 pacchi di pasta, 800 barattoli di pelati, 350 buste di latte, 300 scatolette di tonno, 300 confezioni di pesche sciroppate, 250 pacchi di biscotti Oreo, 300 confezioni di brioche, 20 kg di caramelle, 30 kg di biscotti, 200 pizze, 300 parigine, 100 panini napoletani e 100 panettoni.

Don Michele sorride radioso quando si avvicina ai nostri microfoni: “Stiamo vivendo un momento di grande emozione a ridosso del Santo Natale, attraverso questo gesto che ho compiuto insieme ai ragazzi volontari (li indica commosso, N.d.R.) del nostro Santuario a Casapesenna ‘Mia Madonna e Mia Salvezza’ ancora una volta abbiamo fatto l’esperienza di Gesù che si manifesta nei poveri, negli emarginati e nelle persone ultime. A ciascuno di loro abbiamo cercato di dare un pasto e di dimostrare il nostro amore e la nostra vicinanza, soprattutto, quella di papa Francesco il quale continuamente ci richiama ad avere una particolare attenzione verso gli abbandonati. Purtroppo, oggi la nostra comunità è povera oltre che materialmente, anche spiritualmente a causa della sopraffazione del male, ecco perché dobbiamo continuamente dimostrare che Gesù c’è e si manifesta attraverso il nostro senso di Misericordia. Ci auguriamo che tutti possano vivere un Natale sincero e sereno alla luce di Gesù Bambino che nascerà”.

Gli “angeli del Natale” sono tutti ragazzi di età e interessi diversi accomunati dalla voglia di mettersi al servizio dell’altro nel modo più autentico possibile.

Ci avviciniamo a Carla, 24 anni laureata in Scienze biologiche, la ritroviamo intenta a distribuire il vestiario. “Aiutare i più bisognosi è sempre una cosa bellissima, ma farlo a pochi giorni dal Natale è davvero un’esperienza meravigliosa che consiglio vivamente a tutti” dice, mentre un bambino le tira la manica.

Gli dona una carezza, oltre che un paio di scarpe, e poi continua commossa: “Nei loro volti così provati dalla vita, così angosciati e tristi, segno di chi davvero non crede più in niente, vedo brillare letteralmente gli occhi anche solo per un pacco di pasta o un paio di scarpe. In ognuno di loro percepisco il manifestarsi di Gesù che mi chiede solo di trasmettere gioia, serenità, ma sopratutto amore. In fondo, questo è lo spirito natalizio, donarsi completamente e inequivocabilmente come Gesù stesso ha fatto per tutti noi morendo sulla croce”.

Più in là, una giovane bionda si muove tra i senzatetto. Si chiama Nicoletta, 28enne, laureanda in Ingegneria. Le chiediamo se è stanca, per la fatica dell’operato, e risponde sorridendo che non si è mai stanchi quando si fa del bene. “Siamo venuti qui per regalare un sorriso – dice -, stiamo facendo beneficenza, è una bellissima giornata, perché è bello scorgere nelle persone un po’ di gioia. È un mondo poco solidale e vedere qualcuno che si sorprende per un dono è davvero emozionante”.

Si intromette nella conversazione Alessia, 26enne, laureata e ristoratrice, che dà man forte alle opinioni della collega di solidarietà. “Stiamo passando una giornata all’insegna della carità. D’altronde il vero senso del Natale è permettere al Signore di rinascere per donarlo al prossimo. Siamo molto aiutati anche dalle forze dell’ordine: esercito e polizia (Polfer, N.d.R.) con a capo il sovrintendente Pasquale Del Prete. Il Signore ci dice di ‘accogliere tutte le genti’ ed è proprio questo che stiamo cercando di fare e sempre faremo per testimoniare che grande fortuna tutti noi abbiamo: l’amore infinito di Gesù nel nostro cuore”.

Ci spostiamo più in là e incontriamo lo sguardo speranzoso di Federica, 24enne, estetista di professione: “È una giornata – afferma – ricca di felicità, misericordia, unione e amore per i nostri fratelli. Spesso ci lamentiamo per cose davvero futili, senza guardarci intorno e vedere che c’è qualcuno che sorride per un qualcosa di così piccolo”. Prende un foglietto, poi, dove è scritto un pensiero che dice di aver portato con sé come motivazione al donare: “La sofferenza dell’altro costituisce un richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli”, recita.

Rivolgiamo lo sguardo altrove e notiamo una coppia dai tratti somatici affini, sono due fratelli che sorridono mentre distribuiscono viveri. Nella, 23 anni e laureanda in Ctf, non si tira indietro quando le chiediamo una testimonianza: “Questo è il secondo anno in cui grazie a Don Michele ho potuto vivere un momento di amore e carità.  Speriamo tutti di aver donato almeno un sorriso ai più sfortunati e, soprattutto, ai bambini. Vorrei ringraziare queste persone, perché è proprio accanto a loro che si trova Gesù e tramite loro si manifesta. Come dice Madre Teresa, ‘È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la Mano’”.

Pasquale, invece, suo fratello minore di 18 anni e prossimo alla maturità classica non trattiene l’emozione: “Don Michele Barone, che ringrazio di cuore, è un sacerdote eccezionale. Ha organizzato questa giornata già da tempo e quando ci ha presentato la possibilità di offrire un Natale migliore alle persone più bisognose, noi ragazzi abbiamo detto subito di sì. Un’esperienza che, seppur già vissuta in passato, lascia ogni volta qualcosa di diverso. Oggi noi giovani abbiamo percepito cosa significa ‘non avere nulla o quasi’ e questo ci ha spinto ancora di più a metterci tutta l’energia possibile”.

È una studentessa del classico anche la piccola Nunzia di 15 anni. “È un’esperienza commovente – racconta -. Per me è stata la prima volta che partecipavo ad un’iniziativa di questo genere e ho intenzione di contribuire nuovamente a queste attività. Regalare sorrisi è il gesto migliore”.

Si avvicina Giuseppe, 25enne, poliziotto penitenziario. Ci dice che lavora fuori, a Piacenza, ma che quando scende in Campania è sempre pronto ad aiutare il gruppo di Don Michele Barone nelle numerosissime attività e iniziative che organizza. “Credo che in ogni campo e occupazione si possa fare qualcosa per l’altro. Con il mio lavoro ‘combatto’ la criminalità e nel mio tempo libero cerco di aiutare i più bisognosi. Non siamo angeli, non siamo santi, siamo persone normali, comuni, con le nostre vite e le nostre debolezze, ma che sanno di avere i mezzi, perché un po’ più fortunati, per fare la differenza, per fare qualcosa. Nessuno nasce eroe, ma tutti nasciamo fratelli: aiutiamo gli altri. Il bene genera bene, l’indifferenza invece non genera indifferenza, genera male”.

È d’accordo Claudia, 18enne aspirante fotografa. “Donare e ricevere in cambio – dice – un umile intenso sguardo sincero è una delle sensazioni più belle mai provate fino ad ora. Un’esperienza da replicare più volte, sempre con l’aiuto e la forza donatici dal  nostro Signore. Un immenso grazie va a tutti i ragazzi e, ovviamente, a Don Michele Barone”.

Ha 18 anni anche Anna, studentessa, che, ringraziando Don Michele, parla anche lei di bellezza e amore: “Nonostante tutta la fatica per sistemate i pesanti pacchi, per mettere in ordine il tutto prima di iniziare la distribuzione, siamo stati ripagati. Non in monete, ma da ogni piccolo sorriso che compariva sul volto dei bisognosi. Anche se purtroppo molti passanti non capendo l’entità della cosa, o cosa facessimo lì veramente, hanno iniziato a criticare gratuitamente l’iniziativa. Sono critiche che scivolano addosso e sulle quali soprattutto si sorvola. Credo che di iniziative del genere dovrebbero essercene sempre di più! È un gesto di carità puro!”

L’ultima testimonianza è quella di Maria, ritenuta la “mascotte” del gruppo. Dall’alto dei suoi 17 anni dice con dolcezza che sa cosa vuol dire la sofferenza, anche se non per cause economiche, e che, quindi, si sente vicina a queste persone: “È un’esperienza di vita unica e bellissima che tutti dovrebbero provare per vedere e incontrare davvero Gesù, il suo amore e la sua santità. Amare significa donarsi totalmente ad un un’altra persona senza pretendere nulla in cambio. Gesù è in questo e lo si deve ricercare con semplicità ma anche complicità, sì perché quello che si è creato tra noi ragazzi è un sentimento di grande collaborazione. Insieme abbiamo portato speranza ed è questo che auguro a tutti di fare: portate speranza in nome di Gesù”.

Ci sono altri, in lontananza, ci salutano con lo sguardo pieno di gioia e, troppo indaffarati, riescono a dirci soltanto che se la felicità potesse avere un volto sarebbe il loro mentre guardano quello gioioso dei mendicanti. Ci accorgiamo così che, al di là dei credi, delle discussioni teologiche e dei dogmi, la fede religiosa si potrebbe riassumere nella semplicità di un gesto d’amore.

“Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

Gesù di Nazareth, Giovanni 13, 34-35 

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