Regeni massacrato: “Il corpo di Giulio usato come lavagna”

di Stefania Arpaia

Il Cairo – Ci sono nuove rivelazioni sulla morte dello studente italiano Giulio Regeni, trovato privo di vita lo scorso febbraio a Il Cairo.

Secondo quanto riferito dalla madre del ragazzo pare che “Il corpo di Giulio sia stato usato come una lavagna”. Il ragazzo infatti sarebbe stato sottoposto a delle torture e l’autopsia svolta in Italia sul suo cadavere hanno confermato le violenze subite dal ricercatore. 

Il giallo sulla morte di Regeni continua ad infittirsi. “Quattro, forse cinque lettere, tracciate da una lama in cinque punti diversi documentano incontrovertibilmente quello che a tutti era apparso da subito evidente. Nessun incidente”, hanno fatto sapere dalla Procura di Roma che ha messo a disposizione dei genitori del ragazzo i risultati degli esami autoptici. Secondo quanto analizzato pare che il giovane sia stato torturato e seviziato per giorni.

L’autopsia è stata svolta dal medico legale Vittorio Fineschi che, in 225 pagine, ha descritto le sevizie subite dallo studente. Sul referto si legge: “Sulla regione dorsale a sinistra della linea si trovano un complesso di soluzioni disposte a confermare una lettera. Segni anche all’altezza dell’occhio destro, a lato del sopracciglio e poi sulla mano sinistra dove c’era una X. Segnalata anche una lettera presente sulla fronte”. In più sono stati individuati 5 denti fratturati, due scapole rotte così come l’omero destro e sia le dita delle mani che quelle dei piedi.

Previsto nelle prossime 48 ore un incontro nella capitale tra il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, il sostituto Sergio Colaiocco,  il procuratore generale egiziano, Nabil Ahmed Sadek, e il team di quattro magistrati che si occupano del caso. L’obiettivo dei magistrati italiani è quello di ripartire dall’ultimo incontro, terminato con un nulla di fatto, per arrivare a riscontri concreti su chi e come ha causato la morte di Giulio.

Il Cairo nell’ultimo confronto aveva fatto sapere di non poter fornire i dati chiesti da Roma per motivi di sicurezza. Dati ritenuti “indispensabili” dalle forze dell’ordine italiane che cercano di far luce sull’accaduto.

Nel frattempo, fonti giudiziarie hanno affermato che nei giorni scorsi l’università di Cambridge, rispondendo ad una rogatoria, ha inviato ai pm di Roma  una serie di documenti. Regeni infatti si trovava a Il Cairo per svolgere una ricerca per conto dell’università inglese.

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