Diamante della memoria: il gioiello fatto con il cadavere del proprio defunto

di Gabriella Ronza

Una nuova moda sta impazzando nel “mercato delle sepolture”, un’idea originale nata dalla mente di Rinaldo Willy, 33enne fondatore e amministratore delegato di Algordanza, un’insolita agenzia di pompe funebri situata a Domat/Ems, ridente cittadina svizzera del Cantone dei Grigioni.

Algordanza, che nella lingua romancia significa “ricordo”, propone ai suoi clienti di “portare sempre con sé” il loro caro venuto a mancare, infatti l’azienda è una delle leader nella produzione dei “diamanti della memoria”. Si tratta di un gioiello sintetico costruito grazie al carbonio presente nel corpo del defunto.

Il prezzo del procedimento varia dai 4.500 ai 20mila franchi svizzeri (3.650 – 16mila euro), a seconda di quanto si vuole “essere grandi” una volta diventati dei diamanti. I costi includono il confezionamento dei brillanti fatti di veri e propri “resti umani” in un “contenitore in legno pregiato”. Dopodiché saranno i cari del defunto a decidere se lasciare lo stesso nel legno pregiato o se incastonarlo su un anello o su un pendaglio, per poterlo portare sempre con loro.

Secondo l’azienda, questa idea è utile anche per una questione economica “dal momento che la carenza di terreni disponibili e la continua crescita della popolazione stanno rendendo insostenibile il tradizionale modello di gestione dei cimiteri”.

L’opinione pubblica si sta dividendo su questa nuova pratica: c’è chi la reputa inquietante e a tratti macabra e chi invece, come testimonia la media di 850 cadaveri che l’azienda ogni anno trasforma in diamanti, crede che questa sia la nuova sepoltura del futuro. Dopotutto, “un diamante è per sempre” così come “per sempre” è anche la morte.

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