Volontari bresciani uccisi in Bosnia, Paraga estradato in Italia

di Redazione

Milano Linate: l’aereo è arrivato in orario, alle 16.20. Hanefija Prijic, conosciuto con il nome di battaglia di “Comandante Paraga”, è arrivato in Italia il 19 febbraio.

Il criminale di guerra bosniaco, esecutore e comandante dell’unità Zulfikar responsabile della strage di Gornji Vakuf del 29 maggio 1993 in cui vennero uccisi tre volontari bresciani, è stato estradato dalle autorità tedesche.

Condannato nel suo paese natale a 15 anni per quel massacro (Ridotti poi a 13, Paraga ha quindi usufruito della semilibertà), dopo aver scontato la pena in Bosnia Paraga è stato arrestato all’aeroporto di Dortmund, in Germania, il 27 ottobre scorso.

Adesso dovrà fare i conti con la giustizia italiana. Paraga sarà trasferito al carcere di San Vittore e i giudici del tribunale di Brescia lo giudicheranno per l’eccidio di Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni, volontari partiti da Ghedi e massacrati sui monti di Gornji Vakuf.

L’estradizione è stata decisa dal tribunale di Dortmund il 9 dicembre: la corte tedesca non ha considerato sufficienti le motivazioni espresse dall’avvocato della difesa Almin Dautbegovic, secondo cui Prijc non poteva essere giudicato due volte per lo stesso delitto e ha accolto l’istanza di presentata dall’Italia.Farà rientro oggi dalla Germania all’aeroporto di Milano Linate alle 16.20 scortato da personale del Servizio di Cooperazione internazionale Hanefija Prijic.

Il 29 maggio 1993 il bosniaco, quale comandante del Terzo battaglione della 317ma brigata dell’esercito della Bosnia Erzegovina (Armija BiH), insieme ad altri militari, dopo aver fermato il convoglio umanitario del “Coordinamento iniziative di solidarietà con l’ex Jugoslavia” e derubato i volontari degli aiuti umanitari destinati alla popolazione, ha ucciso Fabio Moreni, Sergio Lana, e Guido Puletti, giornalista.

Altri due volontari italiani che facevano parte del convoglio, Christian Penocchio e Agostino Zanotti, si erano salvati fuggendo nel bosco e rifugiandosi, poi, nella sede dei caschi blu scozzesi a Bugojno. Nel 2001 la giustizia bosniaca ha riconosciuto in Prijic il responsabile degli omicidi dei volontari italiani, condannandolo ad una pena di 15 anni, poi ridotti in appello a 13. Il bosniaco era stato successivamente ammesso ai benefici della semilibertà.

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