“Natività”, rappresentazione teatrale al centro “Stanzione”

di Redazione

Orta di Atella – Il 4 e 5 gennaio, alle ore 21, al “Centro Studi Massimo Stanzione” di Orta di Atella, in via Mazzini 1, “Gli Amici del Cabaret” presentanno l’opera teatrale dal titolo: “Natività”, per la regia di Salvatore Gradinetta e Michele Mozzillo.

La nascita del loro sodalizio artistico nasce nel 1972, allorquando Michele Mozzillo lascia Napoli per ritornare alla sua terra natìa, Orta di Atella. Inizia così un lungo percorso artistico con l’amico di sempre, Salvatore Gradinetta.

Le prime opere teatrali ricalcano copioni degli antichi “Papielli”, satira volgare ed autoctona le cui trame e tecniche rappresentative riprendono il teatro fabulistico plautino. Il loro iter artistico ben presto trasforma i Papielli in scritture cabarettistiche, dove si evince una satira politica e di costume. Nasce così, nel 1973, l ‘opera “Chist è Napoli”, messa in scena tra gli splendidi dipinti grotteschi del settecento del Convento di San Donato ad Orta di Atella.

La satira del Cabaret mutua anche gli Acarnesi di Aristofane in una sferzante critica all’Austerity degli anni ’70, lì dove le bighe ed i plaustri circolano a targhe alterne. Si continua così con Continuavano a chiamarla Italia, Piazza Trieste e Trento ore 17,30, Il Carrozzone (Via Crucis della Repubblica) rappresentata tra una moltitudine di folla a Gaeta.

Tra gli anni ’80 e ’90 inizia l’impegno verso le opere del Piccolo di Milano, ovvero Waiting for Godot (Aspettando Godot) di Samuel Beckett. Nel 1981 propongono il Miles Gloriosus di Plauto al bimillenario virgiliano che si tiene tra Mantova ed Orta di Atella. E’ ancora degli anni ottanta la sferzante satira politica di sinistra rappresentata all’Albergo dei Poveri del Palazzo Fuga di Napoli. Dagli anni novanta al duemila le loro pieces incontrano la satira locale, fino alla partecipazione, nell’Aprile scorso, all’Agon Politikos con l’opera I Menaechmi di Plauto.

Come parte integrante del quarantennale Centro Studi ortese, proporranno l’opera la Natività, che unisce sacro e profano, dove la Cantata dei Pastori si mischia alla realtà politica contemporanea in chiave grottesca. La nascita del Signore viene immersa in un mondo dove le difficoltà per la ricerca di un lavoro ed il nuovo ordine mondiale, dettato dallo strapotere economico cinese, appaiono ricchi di contraddizioni. Come in un’opera pirandelliana, il regista entra in scena come parte integrante del proscenio. Il suo titolo originario, infatti, era Prova generale di un inenarrabile Natale. E’ naturale, quindi, esprimere un “inenarrabile” plauso ai registi e agli attori che in questi quarant’anni hanno riportato gli antichi territori atellani ai loro fasti originari, allorquando chi diceva teatro diceva Atella!

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