Napoli, “figlio di due mamme”: il Prefetto blocca De Magistris

di Redazione

Napoli – Il Prefetto di Napoli, Maria Gerarda Pantalone, ha inviato una lettera al sindaco di Napoli Luigi de Magistris in cui chiede di annullare, quantomeno parzialmente, l’iscrizione all’anagrafe del piccolo Ruben, nato il 3 agosto scorso a Barcellona da una cittadina napoletana diventata madre grazie all’inseminazione artificiale che poco prima, nella capitale catalana, aveva contratto matrimonio con un’italiana di origini sarde secondo le leggi spagnole.

Nella lettera si spiega che l’atto così com’è non risulta valido e si sottolinea la necessità di intervenire su due aspetti in particolare. In punta di diritto e in osservanza della legislazione italiana, infatti, non è possibile dare a un bimbo due cognomi (in Spagna si dà anche quello della madre) ci si limita a dare quello del padre. Così come non è possibile attribuire lo stato di “padre” a una persona di sesso femminile.

In sostanza, il prefetto ha bocciato l’escamotage utilizzato dal sindaco di Napoli per creare le basi di un legittimo atto di nascita del bambino registrando, nel contempo, come genitori le due donne, la madre biologica e la compagna. A monte della vicenda, che acquista nuova luce dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato la trascrizione di matrimoni contratti da coppie omosessuali all’estero perché “in Italia sono validi solo matrimoni tra persone di sesso differente”, una complessa situazione che crea difficoltà per il riconoscimento del bambino con conseguenze sulla gestione della sua salute, in primis di controlli pediatrici e vaccinazioni.

La questione posta dalla coppia lesbica formata dalla napoletana Daniela Conte, madre biologica, e dalla sarda Marta Loi si basa sull’impossibilità di iscrivere il bambino all’anagrafe di Barcellona perché in Spagna vige lo “ius sanguinis” e poiché la coppia è formata da due donne con passaporto italiano non è stato possibile procedere.

Daniela si è allora rivolta al sindaco della sua città ma, invece di chiedere un’iscrizione all’anagrafe come madre naturale del piccolo Ruben – cosa che la legge italiana consente senza problemi – ha insistito per una iscrizione che prevedesse un ruolo di genitore per la compagna Marta.

Il primo cittadino de Magistris si è appellato al “diritto all’esistenza” e ha consentito l’iscrizione all’anagrafe da cui Ruben risulta avere due madri: Daniela Conte, registrata come “madre”, e Marta Loi, registrata come “padre” visto che i moduli italiani prevedono solo queste due diciture. Al bimbo sono stati, inoltre, dati entrambi i cognomi.

Intervistato subito dopo la diffusione della notizia, il 13 ottobre scorso, l’ex presidente della Corte costituzionale Francesco Paolo Casavola, giurista e cattolico, aveva detto che l’atto non aveva alcuna legittimità:”È fuori dalla nostra Costituzione e almeno per ora dalla tradizione civilistica”. “Sono sempre esistite delle “naturalità” tra i rapporti – aveva aggiunto – Un uomo e una donna sono due genitori. Ora abbiamo abbandonato ogni certezza. La certezza della natura, la certezza della Costituzione, la certezza dell’ordinamento dello Stato. C’è un disordine spaventoso”. Positive, invece, le reazioni di Giuseppina la Delfa, presidente delle Famiglie Arcobaleno di Napoli, che aveva colto l’occasione per ribadire sulla necessità di una legge ad hoc per le coppie omosessuali.

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