Isis in Libia, Gentiloni: “Urgenti soluzioni per fermare il massacro”

di Emma Zampella

Roma . “Siamo profondamente preoccupati dalle notizie che parlano di bombardamenti indiscriminati su quartieri della città densamente popolati e atti di violenza commessi al fine di terrorizzare gli abitanti”.

È un accorato appello, nonché un concreto rifiuto, quello che i Governi di Francia, Italia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno pronunciato contro gli attacchi barbarici che i terroristi affiliati all’Isis stanno portando avanti in Libia.

“Facciamo appello – si legge nella nota congiunta preparata dai sei mesi e diramata dalla Farnesina – a tutte le fazioni libiche che desiderano un Paese unificato e in pace affinché uniscano le proprie forze per combattere la minaccia posta da gruppi terroristici transnazionali che sfruttano la Libia per i loro scopi”.

Meno rassicuranti sono le dichiarazioni fatte dal presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e della Co-mai (Comunità del mondo arabo in Italia), Foad Aodi, che, in costante contatto con fonti mediche libiche, afferma che in Libia manca davvero tutto per ottemperare alle richieste di aiuto della comunità.

“Sono oltre 200 i civili morti e più di 500 i feriti in Libia nell’ultima settimana di scontri a Sirte e dintorni, mentre gli ospedali sono ormai al collasso, privi di tutto: medici specialisti e strumenti chirurgici”. E ancora: “Urge un corridoio sanitario e umanitario”.  Foad Aodi conclude facendo appello al premier Matteo Renzi e al ministro Paolo Gentiloni, “affinché mettano in atto soluzioni urgenti per fermare il massacro di civili”.

Da parte propria, il ministro degli Esteri esorta a non perdere le speranze, sforzandosi ancora di trovare le giuste basi per il ripristino della pace e della stabilità in Libia.

“Non dobbiamo perdere la speranza di trovare una base minima per ricostruire una Libia unita e più stabile – dichiara Gentiloni in un’intervista alla stampa – Far rullare i tamburi senza questa base minima è inutile, dobbiamo insistere sul piano negoziale. Il dialogo  riprende mercoledì in Marocco ma bisogna sapere che corriamo contro il tempo affinché ciò che è stato messo insieme il 12 luglio, ossia Tobruk Misurata Zintan e gran parte delle municipalità di Tripoli, possa consolidarsi e magari estendersi al Gnc”, il Parlamento di Tripoli”

“Il tempo – ha sottolineato ancora il capo della diplomazia italiana – è cruciale e non è illimitato, specialmente oggi che la presenza di Daesh a Sirte ha assunto caratteristiche allarmanti: o si chiude in poche settimane o ci troveremo con un’altra Somalia a due passi dalla costa e dovremo reagire in modo diverso. Come? Ponendo nell’agenda della coalizione internazionale anti-Daesh il tema Libia, sapendo che non si tratterebbe più di stabilizzare il Paese ma di contenere il terrorismo”. Fu un errore intervenire in Libia nel 2011? “Un errore – ha risposto il ministro – è stato senza dubbio non associare all’intervento alcuna idea sulla gestione del dopo. L’Italia su questo avrebbe potuto farsi sentire, ma purtroppo ci siamo accodati a quella operazione con il governo forse più debole della nostra storia repubblicana, parlo dell’ultimissima fase dell’ultimo governo Berlusconi. Oggi – ha concluso – qualsiasi nuovo intervento va posto nel quadro di un percorso di pacificazione condivisa dai libici. L’Italia contribuirà ma a queste condizioni”.

“Ci felicitiamo – si legge intanto nel comunicato diramato dalla Farnesina – per la recente sessione di negoziati per il dialogo politico svoltasi a Ginevra e ribadiamo tutto il nostro appoggio al processo di dialogo guidato dal rappresentante speciale del segretario Generale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon”. “Gli avvenimenti terribili che stanno accadendo a Sirte sottolineano ancora quanto sia urgente che le varie fazioni libiche trovino un accordo per la formazione di un governo di Concordia Nazionale che, in cooperazione con la comunità internazionale, possa garantire la sicurezza al Paese contro i gruppi di estremisti violenti che cercano di destabilizzarlo”.

“Ribadiamo ancora una volta – prosegue l’appello – che non esiste una soluzione militare al conflitto politico in Libia, e rimaniamo preoccupati per la situazione economica e umanitaria che peggiora giorno dopo giorno. Siamo pronti a sostenere la messa in pratica di questo accordo politico, affinchè il Governo di Concordia Nazionale e tutte le nuove istituzioni nazionali possano funzionare efficacemente e venire incontro alle necessità più urgenti del popolo libico”.

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