Pasquetta, si rinnova il rito dei “fujenti”

di Redazione

Trentola Ducenta – Tutto pronto in città per i riti del lunedì in Albis, giorno di festa dei fujenti, più comunemente chiamato ‘vattienti‘, la storia vuole che inizia il 6 aprile del 1450.

Cioè quando un lunedì in albis,due giocatori di palla-maglia si contendevano la vittoria, nei pressi di una edicola cappelletta, in campagna, in località Sant’Anastasia, sulla strada Napoli – Ottaviano. Allora unica via per i comuni vesuviani. Accanto all’immagine della Madonna, un grosso albero di tiglio. Approfittando della bella giornata primaverile, alcuni contadini assistevano alla gara. Ad un tratto uno dei giocatori fallisce il colpo, la sua palla urta contro l’albero di tiglio.

Al colmo dell’ira bestemmiando scaglia la palla contro l’immagine della Madonna. Immediatamente i presenti levarono un grido, dalla guancia della Madonna, incominciò ad uscire del sangue vivo. Il conte di Sarno, Raimondo Orsini, Gran Giustiziere del Regno, passando di lì per caso, per placare l’ira dei presenti, condannò a morte il giocatore, con l’immediata impiccagione al grosso albero di tiglio, al lato dell’immagine della Vergine Santa, ancora sanguinante.

Da allora sono sempre di più, a migliaia i fedeli, che ogni lunedì in albis, accorrono a venerare in Sant’Anastasia, l’immagine della Madonna oltraggiata, osservando con commozione e fede cristiana sulla guancia sinistra il colpo della palla del giocatore–peccatore.

La divisa che indossano si compone principalmente da pantalone e maglietta bianca, ad indicare l’abito dei monaci domenicani, istituiti da Papa Clemente VIII il 1 agosto del 1594, al servizio dei fedeli nel santuario, fascia azzurra a tracollo con l’immagine della Madonna dell’Arco al centro, a ricordo del manto dello tesso colore della Vergine, fascia rossa alla vita a ricordo del sangue uscito dal volto ferito. Scalzi in segno di penitenza.

Ogni gruppo si dà delle regole, con bandiere, o labari con l’immagine della Madonna, non mancano le voci e quando si fa tappa, o si marcia la cadenza diventa ancora più emozionante. A parlare è il responsabile dell’Associazione Madonna dell’Arco di via De Nicola, Luigi Russo ‘Con rinnovata fede e devozione alla Vergine dell’Arco, il popolo dei fedeli unitamente alle altre Associazioni del territorio e paesi limitrofi, rinnova l’unità del popolo di Dio, nella Chiesa, strumento fatto di persone, attraverso cui Gesù e lo Spirito Santo operano con i cristiani e realizzano il progetto di Dio.

La nostra testimonianza di fede alla Vergine dell’Arco, attraverso  riti  e canti, è condizione di riflessione che la chiesa affida ai fedeli,  responsabili a pieno diritto, comunicare sempre con l’esempio la bellezza della cristianità autenticando, anche quest’anno affidiamo  alla Madonna dell’Arco, le speranze, gli affanni, affinché Lei li accoglie nel Suo cuore di mamma, infatti  quando  la voce canta, tutti si associano, ed ognuno nel suo cuore con fede ripete”.

 Franco Musto 

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