Fuga di cervelli, 700mila laureati in dieci anni via dall’Italia

di Mena Grimaldi

 Roma. 700mila laureati che in dieci anni sono andati via dall’Italia. Sono i dati “choc” emersi da una ricerca realizzata da Editutto nell’ambito di un convegno organizzato dalla Fondazione Malavasi-Scuole Manzoni di Bologna.

Si è passati dall’11,9% del 2002 al 27,6% del 2012, una media di 68mila all’anno, la cui formazione è costata nel complesso 8,5 miliardi, ovvero quanto un anno di finanziamenti all’Università.

Nell’ambito dell’iniziativa che si è svolta a Bologna si è parlato di come favorire il ritorno dei cervelli in fuga: fra le soluzioni sono state individuate la lotta al nepotismo e al baronismo e l’urgenza di strutturare un mercato del lavoro più equo, dove tutti abbiano le giuste tutele.

Il dato preoccupante, tuttavia, non sono tanto le partenze dei ragazzi, che tutto sommato sono in linea con il resto d’Europa, quanto l’assenza di arrivi. La ‘brain circulation’, la circolazione dei cervelli, in Italia, a differenza degli altri paesi europei, è quasi a senso unico.

Le mete preferite, secondo la ricerca, sono Germania, Gran Bretagna, Argentina, Brasile, Stati Uniti e Australia. Nell’ultimo anno ci sono state otto scoperte depositate all’estero dai ricercatori italiani come autori principali, oltre ai 66 brevetti che hanno visto la partecipazione di italiani in qualità di membri del team di ricerca.

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