Dallo “Sblocca Italia” soluzioni contro abbattimenti nell’Agro Aversano?

di Redazione

 Aversa. Nell’ambito del decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014, lo “Sblocca Italia”, il Governo, al fine di “rompere l’assedio della burocrazia” alla vita dei cittadini, …

… dei pubblici amministratori e di quanti operano nel settore delle costruzioni, si è posto, tra gli altri, il problema di semplificare le procedure per una serie di adempimenti amministrativi, nonché di snellire adempimenti che, a volte inutili, hanno solo lo scopo di rallentare le attività della pubblica amministrazione ed esasperare i cittadini e gli operatori del settore.
L’occasione delle modifiche che, ineluttabilmente, avverranno in sede di conversione da parte del Parlamento, offre la possibilità per cominciare, nella sede giusta – quella legislativa statale -, ad affrontare il problema delle tante migliaia di unità abitative abusive oggetto di decreti di demolizione da parte dei Comuni o dell’Autorità giudiziaria.
Escludendo certamente la possibilità di sanare costruzioni realizzate in aree a rischio idrogeologico o con vincolo paesaggistico, i Parlamentari eletti in provincia di Caserta potrebbero, in occasione del dibattito relativo alla conversione del D. L. citato, proporre un emendamento che, per i Comuni che lo volessero, restituisse agli stessi il potere di disporre del proprio territorio, legittimando l’interpretazione che, in diverse occasioni il Consiglio di Stato ha approvato, attraverso la cosiddetta “sanatoria giurisprudenziale“; si eviterebbe, così, di demolire costruzioni che, comunque, con lo strumento urbanistico vigente al momento della richiesta di titolo abilitativo in sanatoria, potrebbero essere autorizzate.
Demolire un immobile per poi poterne ricostruire uno uguale è certamente un aspetto schizofrenico della legislazione. D’altronde una disposizione analoga, adottata da qualche Regione del Nord Italia, ha già superato il vaglio del Governo centrale, che non ne ha contestato il contrasto con leggi statali, ed è vigente da anni. Non si capisce perché un provvedimento legislativo che possa rimettere nel circuito commerciale un patrimonio che, comunque, esiste vada respinto a priori, solo perché riguarda un territorio martoriato, pur apportando benefici alla collettività.
Un solo articolo basterebbe a consentire di salvare un patrimonio che, comunque, esiste, un patrimonio che la giurisprudenza riconosce ed, in qualche caso, è frutto di sacrifici di intere famiglie. I Comuni, oltre a disporre del proprio territorio in forma piena, in occasione della obbligatoria predisposizione del Piano Urbanistico Comunale, potrebbero incassare un bel po’ di soldi che, con il taglio finanziario statale, sono ossigeno per le finanze locali; ovviamente, con le volumetrie legittimate, si eviterebbe ulteriore consumo di suolo in occasione della redazione dello stesso Puc.
Piuttosto, si affronti con realismo la questione, introducendo, dopo aver consentito una legalizzazione per i Comuni che lo volessero, la sanzione della non trasmissibilità agli eredi degli immobili abusivi e non sanati. E, per i Comuni che non volessero consentire la sanabilità, a legislazione vigente, sarebbe ora di procedere all’acquisizione al patrimonio comunale degli edifici abusivi.
O si applica la legge o la si adegua ai bisogni sociali dei tempi! D’altronde il settore dell’edilizia vive una paradossale “schizofrenia normativa”. Sia il Governo che le Regioni, Regione Campania in particolare, legiferano in deroga agli strumenti urbanistici per agevolare l’ampliamento, la sostituzione o la costruzione di nuove abitazioni.
Sul versante opposto, a contraddire tale esigenza, per il rispetto della legge, è necessario procedere all’abbattimento di abitazioni (solo in Campania, di sessantamila stando ai dati più recenti ) costruite in violazione delle norme urbanistiche ed edilizie vigenti ed oggetto di sentenza penale passata in giudicato.
Si assiste, quindi, da un lato alla necessità di emanare apposite leggi regionali per costruire case, dall’altro, nel rispetto di un’altra legge dello Stato, all’obbligo di demolire un patrimonio edilizio già esistente. Invocare il ripristino del principio della legalità in presenza del fallimento totale di tutti, ripeto tutti, gli organi istituzionali preposti al controllo del territorio è pura ipocrisia!

Alberto Coppola

Docente di Legislazione urbanistica

Dipartimento di Architettura Università “Federico II”
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