Aboliti senatori a vita e indennità. M5S protesta: “E’ una porcata”

di Redazione

 Roma. Ricomincia il “tour de force” nell’Aula del Senato per l’approvazione del decreto legge costituzionale che mette fine al bicameralismo perfetto e alle due Camere elettive. Il traguardo dovrebbe essere raggiunto venerdì 8 agosto, o anche prima.

Ma le proteste non mancano: “Questa porcata di riforma non merita la nostra partecipazione in Aula”, ha detto durante i lavori a Palazzo Madama il capogruppo dei senatori del Movimento 5 Stelle, Vito Petrocelli, confermando che i pentastellati non parteciperanno alle votazioni. Assente il relatore Roberto Calderoli, della Lega, colpito dalla scomparsa della madre. I lavori sono ripresi dall’articolo 3, sulla nomina dei senatori a vita.

Sullo stesso pendono novanta emendamenti. Ecco il testo che modifica il secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Tali senatori durano in carica sette anni e non possono essere nuovamente nominati”.

Contraria all’articolo la senatrice a vitaElena Cattaneo: “Chiedere a questi colleghi italiani che partecipano a disegnare l’eccellenza nel modo di sedere qui per non lavorare troppo è umiliante. E rivela ancora una volta per me quanto una buona parte della politica voglia effettivamente fare a meno di molte competenze per decidere in autonomia”.

Tra gli articoli già approvati, l’articolo 3 del ddl riforme, relativo ai senatori di nomina presidenziale, e che prevede, per questi ultimi, un mandato non rinnovabile di 7 anni. Via libera anche all’articolo 9 che prevede l’indennità parlamentare solo per i deputati e non per i senatori.

Fino alle 17 l’Aula aveva dato il via solo a due dei quaranta articoli complessivi di cui si compone il provvedimento a firma del ministro Maria Elena Boschi. Due articoli dal contenuto consistente e sui quali pesano tre faldoni con circa 2700 emendamenti. Ma è probabile che si procederà all’ormai famigerato “canguro”, strumento che permette di eliminare tutti gli emendamenti simili a uno già votato e che ha permesso di procedere tutto sommato rapidamente nell’esaurimento dei circa 2200 emendamenti sull’articolo 1 e gli oltre 2300 sull’articolo 2.

Altro nodo importante è quello dell’immunità (che non viene modificata rispetto all’attuale articolo 68 della Costituzione) e le firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare (articolo 11 del ddl, 96 emendamenti) e per i referendum (articolo 15 del ddl, 102 proposte emendative).

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