Bovini infetti, controlli in tutta Italia

di Stefania Arpaia

 Roma. Un’importante operazione quella svolta dai Nas di Perugia, la “Lio”, che ha bloccato la commercializzazione di carne bovina infetta.

Era spacciata come carne “sana” e invece si trattava di buoi destinati all’abbattimento che venivano, attraverso il lavoro sporco di allevatori, trasportatori e veterinari, presentati sulle tavole degli italiani come prodotti con marchi di qualità.

È scattata all’alba di martedì l’operazione dei carabinieri del Comando della tutela della salute, che hanno eseguito 78 decreti di perquisizione e sequestro in tutta la nazione.

Perugia, Arezzo, Avellino, Bari, Foggia, L’Aquila, Latina, Lodi, Matera, Padova, Pesaro Urbino, Pistoia, Potenza, Ravenna, Rieti, Roma, Siena, Terni, Torino, Verona e Viterbo, sono le principali città coinvolte nello scandalo alimentare.

In base ad una prima ricostruzione delle forze dell’ordine sembra che gli animali, colpiti da malattie infettive trasmissibili anche all’uomo, provenissero da aziende del sud Italia. I buoi venivano poi trasportati in due aziende, una di Arezzo e l’altra di Perugia, dove venivano macellati.

Ma come riuscivano a risultare in salute? 56 allevatori, 3 autotrasportatori e 6 medici veterinari falsificavano i passaporti e le marche auricolari, modificando sui documenti razza ed età degli animali.

I carabinieri hanno sequestrato 4 aziende e abbattuto 500 bovini di un valore pari a 2 milioni e mezzo di euro, ma i controlli sono ancora in corso.


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