Sudan, Meriam fermata in aeroporto per “documenti falsi”

di Redazione

 Khartum. Meriam Yahia Ibrahim Ishag, la ragazza cristiana condannata per apostasia e liberata lunedì, è stata di nuovo fermata in Sudan.

E’ accadutoieri, all’aeroporto di Khartoum, quando la donna,insieme al marito Daniel Wani e ai due figli Martin e Maya, è stata accusata di ”irregolarita’ nella documentazione”. Gli agenti le hanno contestato di essere in possesso di documenti di viaggio emessi dal governo del Sud Sudan nonostante lei non sia una cittadina sudsudanese, come invece lo è il marito.

Meriam si stava recando negli Stati Uniti, che non è il suo Paese natìo, mentre il marito ha anche la cittadinanza americana. ”Questo viene considerato illegale da parte delle autorità sudanesi, che hanno convocato sia l’ambasciatore americano, sia quello sudsudanese”, si legge sulla pagina Facebook dei servizi di intelligence sudanesi. L’ambasciata di Juba a Khartoum ha invece fatto sapere che si tratta di documenti validi in quanto il marito della donna è sudsudanese.

Intato, Meriam è stata trattenuta in una stazione di polizia di Khartoum e le è stata negata la libertà su cauzione, riferisce la Cnn. Il marito e i figli sarebbero invece all’ambasciata di Juba a Khartoum, sostiene la Bbc. Il funzionario del ministero degli Esteri di Khartoum, Abdullahi Alzareg, ha detto che in quanto sudanese Ibrahim non può usare il documento di viaggio di un altro paese, timbrato con un visto statunitense. “E’ venuta all’aeroporto su un’auto dell’ambasciata americana a prova di proiettile e sorvegliata. E’ apparso subito sospetto – ha detto alla Bbc – Tutti sanno che la donna è sudanese. Immaginate un cittadino britannico che cerca di viaggiare con un documento d’emergenza emesso dal Costarica. Questa è una violazione del diritto di emigrazione in tutto il mondo”.

Il ministro degli Esteri del Sudan ha convocato l’ambasciatore americano e quello del Sud Sudan riguardo alla vicenda. Lo scrive il Telegraph. I servizi segreti di sicurezza del Sudan (Niss) sulla loro pagina Facebook hanno spiegato che Meriam e la famiglia avrebbero tentato di viaggiare verso gli Stati Uniti con documenti dell’ambasciata del Sud Sudan. Secondo il Niss, Meriam aveva anche un visto americano e i suoi tentativi di utilizzare quei documenti sono un “reato”.

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