Iraq, in 500mila fuggono da Mosul. Assalto a consolato turco

di Redazione

 Mosul. Oltre mezzo milione di civili è in fuga da Mosul, la seconda città dell’Iraq, caduta martedì nelle mani dei miliziani jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), gruppo che si ispira ad Al Qaeda.

A dare la notizia della fuga è stata l’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni. Secondo fonti della sicurezza locale, i jihadisti hanno anche assaltato il consolato turco, prendendo in ostaggio il console e altre 47 persone.

La situazione è precipitata in poche ore. Ieri, mentre decine di migliaia di civili fuggivano dalle loro case, il primo ministro Nuri al Maliki ha chiesto al Parlamento di dichiarare lo stato d’emergenza in tutto il Paese e ha fatto appello alle Nazioni Unite, la Lega Araba e l’Unione Europea perché aiutino il suo governo nella guerra “contro il terrore”.

Maliki ha citato un comunicato del Consiglio dei ministri che chiama tutti i cittadini a “prendere le armi” per opporsi all’avanzata dei jihadisti nel nord. Secondo fonti della sicurezza, anche due battaglioni di Peshmerga, le forze armate della regione autonoma del Kurdistan, sono stati schierati con l’autorizzazione del premier nel distretto di Hawija, a sud-ovet di Kirkuk, per cooperare con le forze governative.

L’attacco dei miliziani è arrivato dopo un’escalation di violenze cominciata all’inizio dell’anno, quando l’Isis e altri gruppi di ribelli sunniti che si oppongono al primo ministro sciita si sono impadroniti della città di Falluja, 60 chilometri a ovest di Baghdad, dove sono ancora assediati dall’esercito. La settimana scorsa, invece, insorti dell’Isis erano penetrati a Samarra, una delle città simbolo degli sciiti, prendendo il controllo per diverse ore di cinque quartieri. Mentre oggi, 11 giugno, hanno conquistato anche Tikrit, la città natale dell’ex dittatore Saddam Hussein.

Intanto, continuano ad esplodere le bombe in Iraq. Sono 37 le vittime della serie di attentati anti-sciiti a Baghdad e nel centro e nel sud del Paese. Lo riferisce la tv panaraba Al Arabiya, citando il proprio corrispondente nella capitale irachena. Ma lo Stato non è solo, e può contare sull’appoggio dell’Iran che, attraverso la voce del suo ministro degli Esteri, ha manifestato il proprio sostegno “al governo e al suo popolo” nella lotta al terrorismo. Mentre da Ankara il premier Recep Tayyip Erdoğan ha minacciato “rappresaglie durissime” se dovesse succedere qualcosa ai cittadini turchi sequestrati.

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