Camorra, deve scontare tre anni: in carcere Anna Garofalo

di Redazione

 Villa Literno. Nel pomeriggio di venerdì, gli agenti della squadra mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, hanno tratto in arresto Anna Garofalo, 66 anni, di Villa Literno, in esecuzione di ordine di carcerazione emesso dalla procura della Corte d’appello di Napoli, dovendo espiare la pena residua di tre anni e quattro mesi di reclusione.

La donna era stata condannata a quattro anni e otto mesi di reclusione per associazione per delinquere di stampo camorristico al clan Ucciero, capeggiato dai figli Massimo, soprannominato “capa spaccata”, e Vincenzo, attualmente entrambi detenuti.

Come riportato dalle cronache di allora, un altro fratello, nel gennaio 2004 venne ucciso tra la folla, e davanti a decine di testimoni. Domenico Ucciero, 32 anni, sposato, conosciuto come “il nano”, ritenuto esponente di primo piano del clan, fu ammazzato quando mancavano dieci minuti alle 8 di sera, fuori al portone della casa dei genitori, in via Roma. Era a brodo della sua auto, un’Alfa 166 grigia, ed era sceso per aprire il cancello. Lì lo sorpresero gli assassini, due o tre persone armate di pistole calibro 9, che lo seguirono con un’auto, probabilmente una Lancia Thema, sapendo che in quel punto, di fronte al Top Market, sarebbe stato un bersaglio scoperto, facilissimo. Non c’era apertura automatica al vecchio portone di casa, e Domenico Ucciero non potè altro che uscire dalla macchina. Ma forse, nonostante la guerra allora in corso, neppure se lo aspettava di morire ammazzato: non aveva staffetta né guardie del corpo.

Già il fratello, Massimo, era scampato alla morte il 3 novembre 2003. Quel giorno qualcuno svuotò l’intero serbatoio di un fucile contro la sua auto parcheggiata in via Roma.

Venti giorni dopo veniva ucciso Michele Misso, uno dei suoi uomini. Massimo Ucciero era stato arrestato pochi giorni prima. L’attentato e l’omicidio Misso potevano essere la risposta al massacro del 28 settembre, la domenica del “black out”. Quella sera cinque ragazzi seduti sul muretto che costeggia la chiesa madre di Villa Literno furono inseguiti fin dentro all’abitazione di due anziani pensionati, nella quale avevano cercato inutilmente riparo. L’obiettivo dei killer era uno solo, Francesco Galoppo, 21 anni, che rimase ferito assieme ad altri due giovani, Simeone Rovescio e Mirco De Luca. Morirono, barbaramente, in casa dei due vecchietti, Giuseppe Rovescio, falegname, e Vincenzo Natale, muratore. Avevano 25 e 24 anni, erano incensurati e bravi ragazzi. Erano estranei alla camorra e alla guerra tra il clan Ucciero-Tavoletta e gli avversari casalesi, e per loro, a chiedere giustizia per due morti innocenti, qualche settimana dopo scese in piazza tutto il paese. Villa Literno, Marcianise, Mondragone, Casal di Principe: quattro epicentri del potere e della guerra di camorra ripresa in estate dopo una lunghissima tregua.

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