Sel S.Arpino si prepara al secondo congresso provinciale

di Redazione

 SANT’ARPINO. Sel Sant’Arpino si prepara al congresso provinciale, il 30 novembre e il 1 dicembre, al centro comunità “Caserta Città di Pace” di Caserta.

La celebrazione del secondo congresso nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà deve rappresentare il punto di passaggio del nostro partito alla maturità, e portarci “oltre” sul piano organizzativo, strutturale e politico. Ci deve consentire di rimodulare l’esperienza politica di questi anni in funzione del ruolo di “sinistra” italiana che abbiamo scelto di rappresentare.

Nella stessa ottica, va ottimizzato il ruolo di opposizione in Parlamento, dopo che le vicende post-elettorali hanno fatto svanire la funzione di governo per cui eravamo candidati. Della fallimentare esperienza di “Italia Bene Comune”, resta da gestire la responsabilità di essere punto di riferimento per la sinistra in Italia, dobbiamo quindi marcare questa connotazione che abbiamo rivendicato e che ci viene riconosciuta. Ma siamo in ritardo.

Il tempo che ci vede invischiati, sul piano nazionale, nel gioco, truccato, della democrazia che oggi esprime questo Paese, ci logora. Come l’inutile perdita di tempo speso ad aspettare il Partito Democratico, ostinandoci con ottusa insistenza a non riconoscerne come gravi e irreparabili le mutazioni genetiche che ne hanno determinato la caotica deriva in cui versa, e che lo vede, contestualmente, nel ruolo di governo e di opposizione.

Non ci ingannino i continui riferimenti al cambiamento, Renzi, Civati o Cuperlo sono già sotto il controllo protettivo della vecchia nomenclatura del partito. Questo rende poco credibile l’avvio dell’auspicato rinnovamento e, soprattutto, marca la deriva centrista di questo partito costringendoci ad una rivisitazione dei rapporti che Sel vorrà stabilire con esso per il futuro.

A tale proposito, per evitare di dare un segnale di subordinazione, sarebbe stato meglio anticipare il nostro congresso rispetto al loro, fugando, così, ogni residua tentazione a migrare in un partito che ha evidenziato tutta la sua inaffidabilità, l’approssimazione e la feroce conflittualità interna, mettendo in discussione ogni limite etico-morale, collocandosi, così, molto distante dal modello di partito che noi vogliamo raggiungere.

Intanto, il nuovo governo, voluto da Napolitano, si è rivelato figlio della spinta restauratrice di un sistema politico logoro e dannoso, che non riesce più a mascherare il fallimento politico ed economico del Paese, diventando di fatto parte del problema. Consolidandosi le larghe intese, tra Pd e Pdl, infatti, si sono saldate, più profondamente, le forze portanti dei due blocchi di governo che insieme, alternativamente, anche se con diversa rilevanza, hanno in carico il 100% delle responsabilità della crisi attuale nel nostro Paese.

Un accordo che agisce come un tappo contro le innovazioni di uomini, di merito e di metodo, assolutamente necessarie per affrontare questa crisi che, è dimostrato, continua ad arricchire i ricchi e impoverire, sempre di più, i poveri. Provvedimenti vuoti, platealmente carichi di ipocrisie, vengono creati come diversivi per sfruttare una disponibilità propria delle situazioni di emergenza, quella di forzare le scelte e manipolare le regole.

Questo concetto si evidenzia con sufficiente chiarezza nella legge di stabilità che sta per essere varata, che si configura come una manovra economica approssimativa ed evanescente, che non risolve, nonostante la richiesta di nuovi sacrifici, le penalizzazioni, i balzelli e la costante perdita di posti di lavoro, la fase di recessione, da cui, unico in Europa, questo Paese, non riesce ad uscire. Nel mentre, Berlusconi è ancora lì , a forzare provvedimenti che ne impediscano il definitivo declino, magari un’ amnistia, o nella speranza che dal ricatto continuo di far cadere il governo possa nascere un accordo che lo rimetta in gioco.

Non sorprende, quindi, che questo governo non riesca a motivare la sua esistenza sulla base dei risultati raggiunti, ma minacci lo spettro di immani catastrofi, in caso di decadenza, come se si potesse andare peggio di come hanno ridotto il paese.

Ma come si esce da questa crisi se stiamo distruggendo l’ambiente, avvelenando il territorio, sperperando il pregresso impianto produttivo costituito da eccellenze universalmente riconosciute, e se costringiamo i nostri giovani ad avviare una nuova stagione di emigrazione, come nel dopoguerra? Con l’aggravante che questa volta a lasciare sono giovani di cultura e di alta preparazione, un patrimonio che viene dilapidato dalla incapacità e mancanza di coraggio, di un governo che si logora nel tamponare le continue emergenze, invece di credere e investire nelle capacità di questi giovani che diventano risorse per i paesi che li accolgono.

E non si evidenziano risposte adeguate verso le problematiche del lavoro, dove si registrano ogni giorno nuovi record negativi dell’occupazione, con percentuali inaccettabili nei confronti dei giovani, il problema dei migranti, dopo l’emergenza dei tanti morti, è già passato in secondo ordine, mentre tutto l’apparato politico istituzionale si dilania sul problema del voto segreto o palese per la decadenza da senatore di Berlusconi.

Tutto questo, conferma quello che avevamo già rilevato, l’incapacità di questa generazione politica di immaginare e progettare un’ ipotesi credibile di sviluppo per il futuro del Paese, tutta chiusa a difesa dei propri privilegi che continuano ad essere elargiti, nonostante i continui scandali, a cominciare dal mantenimento della vergognosa legge elettorale. E’una classe politica convinta di rappresentare e governare dei perfetti idioti.

Da qui la necessità che dal nostro congresso prenda corpo un iniziativa che ci porti sulla “Strada Giusta” , che significa porre le basi per elaborare il progetto di un nuovo modello di organizzazione sociale ed economica, più giusto e solidale, che tenda a richiudere il divario, ormai osceno, tra ricchi e poveri, che questo stato di cose ha creato.

Sinistra Ecologia e Libertà

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