Tragedia Lampedusa, si temono 300 morti. Papa: “Vergogna”

di Emma Zampella

LAMPEDUSA. Arrivavano dall’Eritrea, dalla Somalia e da altri paesi dell’Africa subsahariana i passeggeri del peschereccio che si è riversato in mare giovedì notte al largo delle coste di Lampedusa: la tragedia al momento conta130 morti, tra cui donne incinte e bambini, e quasi 200 dispersi.

Un evento catastrofico senza precedenti che ha sconvolto la comunità lampedusana e non solo. I cadaveri recuperati sono tanti, troppi, per una pratica, quelle dello sbarco clandestino, diventata consuetudinaria per le coste soprattutto siciliane. Secondo una prima ricostruzione, sul peschereccio ci sarebbero state circa 500 persone delle quali sono 150 sarebbero state tratte in salvo. Secondo la ricostruzione il barcone, si è rovesciato a poca distanza dalla riva e ha preso fuoco. L’allarme è stato dato dall’equipaggio di due pescherecci che transitavano nella zona. Il racconto di alcuni superstiti è drammatico, quanto orribile da ascoltare.

“Quando siamo arrivati in prossimità dell’isola, abbiamo cominciato a telefonare, ma non c’era campo. Quindi abbiamo deciso di accendere un fuoco, incendiando una coperta, per farci notare – raccontano – Ma il ponte era sporco di benzina: in pochi attimi il barcone è stato avvolto dalle fiamme; molti di noi sono si sono lanciati in acqua tra le urla mentre la barca si capovolgeva”.

Una tragedia che sarebbe stata evitata forse se guidata e condotta con un principio di responsabilità maggiore. Finora sono stati recuperati 151 naufraghi, tratti in salvo dalle motovedette e da alcune barche di diporto che stanno partecipando ai soccorsi. Un Canadair dei Vigili del Fuoco è decollato a mezzogiorno dall’aeroporto di Roma Ciampino, diretto sull’isola di Lampedusa. A bordo squadre di sommozzatori del Corpo con attrezzature per effettuare le ricerche in mare dei dispersi. Il lavoro fatto fino ad ora non basta, perché questo orrore va avanti da troppo tempo. Molti dei pescatori avrebbero ignorato le richieste di aiuto dei migranti in pericoli. “Siamo partiti due giorni fa dal porto libico di Misurata. Su quel barcone eravamo in 500. Non riuscivamo nemmeno a muoverci. Durante la traversata tre pescherecci ci hanno visto ma non ci hanno soccorso”.

Eccetto un pescatore, che è riuscito a portare in salvo 18 persone. “Ho tirato sulla barca 18 naufraghi vivi e 2 morti. Stavamo tornando da una battuta di pesca. Con il binocolo abbiamo visto le fiamme salire da un barcone e ci siamo diretti lì”.E’ il drammatico racconto di Francesco Colapinto, 24 anni – che si trovava a bordo del peschereccio Angela C. insieme agli zii Domenico, 59 anni, e Raffaele, 65 anni -, che per primo ha raggiunto il barcone naufragato con i migranti a poche centinaia di metri dalla costa lampedusana. “Abbiamo tirato su 18 persone vive e 2 morti. Poi abbiamo visto arrivare le motovedette”.

I cadaveri al momento sono stati sistemati sulla banchina del porto che si è trasformata in una camera ardente a cielo aperto. Poi i cadaveri saranno trasferiti nell’hangar dell’aeroporto. La decisione è stata presa perché il numero delle vittime sembra destinato a crescere.

“Dal punto di vista dei numeri delle vittime è una tragedia senza precedenti. In tanti anni di lavoro qui non ho mai visto nulla di simile” testimonia il medico responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Pietro Bartolo. “Ho trovato una situazione a dir poco tragica”, commenta Pietro Bartolo responsabile sanitario del poliambulatorio dell’isola siciliano. I primi tre feriti della strage di Lampedusa stanno per arrivare all’ospedale Civico di Palermo con l’elicottero del 118. Sono tre donne, una di loro era stata data per morta e messa in banchina insieme alle salme. “Solo dopo ci siamo accorti che era viva e aveva ingerito nafta – dice Giuseppe Noto, direttore sanitario dell’Asp 6 -. E’ stata rianimata e trasportata in ospedale”. Nell’elicottero anche una donna incinta al settimo mese. Insieme a loro una bimba siriana arrivata la notte precedente alla tragedia. Tra i superstiti di cui sono già partite le ricerche, due bambini molto piccoli dell’età di due e tre anni.

Quello lanciato dal sindaco di Lampedusa è un vero proprio allarme. “Basta! Ma che cosa aspettiamo? Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È un orrore continuo” dice il primo cittadino, Giusi Nicolini. Che riferisce anche del fermo di un presunto scafista. Dalle parole del sindaco emergono anche dettagli scioccanti sul naufragio. “È una tragedia immane. I superstiti, dice, “hanno spiegato di aver acceso i fuochi a bordo perché non avevano campo e i telefonini non prendevano. Sono così tutti finiti in mare e raccontano che alcuni motopesca, due o tre, sono passati e sono andati avanti senza aiutarli. Questo è quello che dicono loro, ma se è vero bisognerà fare luce anche su questo” .

Sono arrivate poi le parole dei politici che hanno commentato a vario titolo la strage. “Fatto punto su immane tragedia di Lampedusa con Angelino Alfano e vertici ministero che si recheranno subito sul luogo disastro per i primi interventi” scrive il premier Enrico Letta su Twitter. Ad andare sull’isola sarà il vicepremier Angelino Alfano, che ha annullato la conferenza stampa con i ministri del Pdl, convocata all’indomani della fiducia. Interviene anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, sottolineando che siamo tutti vittime “consapevoli o no, di quella “globalizzazione dell’indifferenza” che proprio a Lampedusa Papa Francesco ha denunciato in modo sferzante”.

Il pontefice interviene prima con un tweet: “Preghiamo Dio per le vittime del tragico naufragio a largo di Lampedusa”. Poi, parlando a braccio: “Viene la parola vergogna: è una vergogna!”, dice. “Parlando di pace, parlando della inumana crisi economica mondiale, che è un sintomo grande della mancanza di rispetto per l’uomo, non posso non ricordare con grande dolore le numerose vittime dell’ennesimo tragico naufragio avvenuto oggi al largo di Lampedusa” afferma, in dettaglio, al termine del discorso ai partecipanti al convegno sulla Pacem in terris. “Viene la parola vergogna: è una vergogna!”, aggiunge. E ancora: “Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie. Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenirle”.

Dal disastro è stata aperta un’inchiesta, che avrebbe permesso il fermo del presunto scafista. Il fascicolo, avviato dalla procura della Repubblica di Agrigento, è stato istruito dal sostituto procuratore Andrea Maggioni. Secondo quanto si è appreso, la procura, oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ipotizza anche il reato di omicidio plurimo.

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