Minetti e Bossi nel registro degli indagati con accusa di peculato

di Emma Zampella

Nicole MinettiMILANO. Sono circa 40 le persone inserite nel registro degli indagati con l’accusa di peculato: compaiono anche i nomi dell’ex consigliera Nicole Minetti e del figlio di Umberto Bossi, Renzo detto il “Trota”.

La consigliera del Pdl utilizzò 16 euro di soldi pubblici per comprare il libro “Mignottocrazia”, poi un aperitivo da 832 euro all’hotel principe di Savoia, una cena da “Giannino” a 400 euro. E anche un ipad da 750 euro comprato nonostante la Regione Lombardia ne avesse già dato uno ad ogni consigliere. Le spese di Nicole Minetti fatte con i fondi del Pirellone ammontano a decine di migliaia di euro.

Almeno una ventina sono gli inviti a comparire consegnati ad altrettanti consiglieri regionali della Lombardia in maggioranza del Pdl e della Lega. Secondo gli uomini delle fiamme gialle, i consiglieri avrebbero utilizzato i rimborsi elettorali e regionali anziché per l’attività politica per spese personali. Camuffate sotto la voce “comunicazione” e “espletamento del mandato” si nascondevano pranzi, cene, sigarette, perfino scatole di cioccolatini per svariati milioni di euro.Nel mirino degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, ci sono per il momento consiglieri di Pdl e della Lega Nord, a partire dai capigruppo Paolo Valentini e Stefano Galli.

Ma nei prossimi giorni i provvedimenti dovrebbero colpire anche consiglieri dell’opposizione del Pd e arrivare complessivamente a oltre una quarantina di iscritti sul registro degli indagati della procura di Milano. Tra gli scontrini acquisiti negli ultimi mesi di indagini della Guardia di Finanza (migliaia) risultano anche cene da McDonald’s o in ristoranti lussuosi, acquisti per chili di carne, cocktail per decine di persone offerti all’una di notte. Ci sono persino quattro pizze da asporto e un pranzo per cinque persone più due menù baby in un agriturismo, a testimonianza di . Insomma, nell’indagine portata avanti in questi mesi dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal pm Paolo Filippini, gli inquirenti hanno trovato di tutto.

E in gran quantità se si pensa che la totalità del Consiglio Regionale è di ottanta consiglieri e oltre la metà risultano ormai iscritti sul registro degli indagati. Tra questi oltre al capogruppo del Pdl e a quello della Lega compare anche Nicole Minetti, raggiunta da un invito a comparire la quale avrebbe messo nelle spese “per la politica” persino l’acquisto di un libro che la riguardava: “Mignottocrazia”. Tutte mascherate da “spese di rappresentanza istituzionale” nascondono ricevute del McDonald’s in cui viene indicato il menù baby (quindi i consiglieri accompagnati anche da bambini), scontrini di videogiochi e degustazioni di vini. Alcuni avrebbero presentato perfino ricevute di serate in cui offrivano la cena a 20-30 amici. In altri casi i rimborsi riguardavano le pizze da asporto alla domenica sera. Tutte queste spese riguardavano sempre singoli consiglieri e non i gruppi consiliari e venivano rimborsate presentando gli scontrini a chi si occupa di gestire l’amministrazione del gruppo in Regione.

A dare il via al nuovo scandalo, sono state le verifiche sull’ex presidente del Consiglio Regionale, il leghista Davide Boni, indagato per corruzione e l’ex assessore Pdl, Franco Cristiani Nicoli, arrestato l’anno scorso per mazzette in seguito alla concessione dei permessi di una cava per l’amianto. Vicenda per la quale è finito sotto esame lo stesso Roberto Formigoni, firmatario della delibera che diede i via alla concessione. “Batmannon c’e’ in Lombardia”, ha detto convinto il presidente della Regione RobertoFormigoniriferendosi quindi, pur senza mai nominarlo, anche al”caso” di Francesco Fioritoex capogruppo Pdl nel Lazio.

“In Lombardia le regole sono molto chiare, nette e del tutto diverse da quelle vigenti in altre Regioni. Credo proprio che i nostri gruppi – ha concluso – le abbiano rispettate fino in fondo”. L’inchiesta sui costi della politica lombarda si allarga. E dopo averacquisito i rendiconti 2008-2010 relativi ai rimborsigarantiti ai gruppi consiliari del Pdl e della Lega, i finanzieri del nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano oggi stanno notificando un ordine di esibizione ai gruppi dell’opposizione. L’ordine è stato presentato anche nell’ufficio della presidenza del consiglio.

I finanzieri vogliono, in sostanza, acquisire la ‘lista della spesa’ rimborsata a Pd, Sel, Idv, Pensionati e Udc e altri gruppi di minoranza. La richiesta di acquisizione di documenti non riguarda solo i gruppi consiliari ma anche la Giunta e la presidenza della Regione Lombardia. La richiesta riguarda la documentazione amministrativa e contabile delle diverse Direzioni per “spese aventi ad oggetto attività di comunicazione, rappresentanza collaborazioni/consulenze o comunque dichiarate utili per l’attività degli uffici”.

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