Il bimbo nella valigia: dall’Afghanistan verso la Germania

di Emma Zampella

 VENEZIA. Un bimbo nascosto in valigia: il lungo viaggio dall’Afghanistan, passando per la Grecia, fino al porto di Venezia, anche se diretto verso la Germania, dive ad attenderlo c’erano forse i suoi parenti.

A fare l’amara scoperta un agente della Guardia di Finanza che ha aperto una “valigia” sospetta e vi ha trovato dentro un bambino. Un bambino piccolo, forse proveniente dall’Afghanistan,visti i tratti somatici: rannicchiato in sessanta centimetri, il piccolo alla vista del finanziere non parlava, non piangeva, non tremava. Ma osservava con paura quell’uomo in divisa che al porto di Venezia stava controllando i bagagli dei viaggiatori in arrivo da Patrasso, Grecia, scoprendo il suo scomodo nascondiglio: un trolley portato da un adulto e bucherellato in un angolo perché potesse respirare.

L’uomo, tratti da persiano, ha balbettato poche parole in italiano: “Sono il padre”. Poi ci ha ripensato, scusandosi: “Zio”. Infine, incalzato dai finanzieri, la versione considerata più attendibile: “Sono un amico di famiglia, abito in Italia e sono andato a prendere il bambino dai suoi genitori che erano in Grecia”.

Gli inquirenti non ci hanno pensato due volte: arresti domiciliari per l’uomo, Ali Shaker, afghano quarantenne disoccupato residente in Italia, regolare. L’accusa per lui è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata dalle condizioni degradanti. Quanto al piccolo Assim, ci ha pensato il magistrato per i minorenni di Venezia a tentare di risolvere temporaneamente il problema disponendo un affido provvisorio ai Servizi sociali del Comune che lo hanno inserito in una Comunità educativa, una sorta di famiglia allargata dove convivono otto persone fra bambini, adolescenti e uomini. “Ma in questi giorni sarà affidato a una coppia veneziana che si è offerta di accoglierlo, fino a che la magistratura non chiarirà la sua storia. Ci vorranno dei mesi”, ha stimato Paola Sartori, responsabile del Servizio politiche cittadine per infanzia e adolescenza.

C’è da capire esattamente quando e perché Assim sia finito in un trolley e dove fosse destinato. “Era diretto in Germania da alcuni parenti”, ha garantito il “passeur” Shaker, che per dimostrare la bontà delle sue dichiarazioni ha portato ai finanzieri alcune foto dei genitori. “Il bimbo li ha riconosciuti”, assicurano gli uomini della Guardia di Finanza per i quali sarà comunque necessario trovare conferme sui legami con i parenti “tedeschi” a cui sarebbe stato destinato.

Nel frattempo Assim ha mosso i primi passi nello sconosciuto mondo italiano, lasciando scoprire il suo carattere indisciplinato e un rapporto difficile con la madre, che stando a quanto dicono i servi sociali, non sarebbe mai stata nominata. Chiede invece di essere portato dal padre, in Germania. Una vicenda la sua su cui si sofferma il lavoro dei servizi sociali che tentano, ancora, di scoprire qualcosa in più del bambino nella valigia.

Pare che il suo viaggio si cominciato molti mesi fa dagli altopiani afghani, percorrendo le pianure persiane, attravesando le montagne del Kurdistan fino ad arrivare alle coste del Mediterraneo, fino al porto di Patrasso, dove imbarcato sul traghetto per l’Italia, è stato fermato al porto di Venezia. La conclusione di questo lungo viaggio doveva essere la Germania, dove forse i suoi genitori lo staranno ancora aspettando.

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