L’ombra del pizzo sui negozi aversani

di Nicola Rosselli

 Foto da Fb di Gaetano Marco CorvinoAVERSA. Non ci sta il titolare di un esercizio commerciale di via Belvedere, in pieno centro cittadino, che, nei giorni scorsi, ha visto letteralmente saltare in aria la saracinesca e la porta d’ingresso del suo negozio di calzature.

Il secondo avvertimento, dopo che, da quanto è emerso, i soliti ignoti, qualche mese fa, gli esplosero diversi colpi di arma da fuoco nelle vetrine. Un’affermazione che suona come un messaggio funebre per il commercio e per l’imprenditoria locale. Un segno, una volta di più, della presenza massiccia nella nostra città, come vado da tempo affermando, della presenza infiltrante del racket delle estorsioni. Segnali inequivocabili del fatto che tutti ad Aversa pagano il pizzo. Segnale altrettanto inequivocabile che chi non intende sottostare al ricatto rimane solo a combattere e non può che essere sconfitto.

Segnale, ancora più inequivocabile, che le associazioni di categoria, soprattutto Ascom e Confesercenti, le più rappresentative, dinanzi a fatti concreti e preoccupanti come questi non sono affatto presenti, nemmeno in maniera consolatoria. Eppure queste due associazioni hanno tante belle idee in altri campi che basterebbe un po’ di attenzione a questo fenomeno per adottare iniziative utili a tutta la categoria, schiava dei soliti noti. Tanto per dirne una, le stesse associazioni di categoria potrebbero farsi promotrici di una campagna di sensibilizzazione affinché i loro associati denunzino le richieste estorsive, sulla falsariga di quanto avviene con Confindustria e i suoi iscritti, concedendo appoggio nell’azione di denunzia.

C’è, infatti, inequivocabilmente l’ombra del racket delle estorsioni dietro all’attentato dinamitardo che la scorsa settimana ha provocato diversi danni ad uno delle decine di “bassetti” di via Belvedere dove vengono vendute calzature di buona qualità a basso costo. Ad essere colpito il negozio di un commerciante napoletano che, nella mattinata successiva, ha caricato la propria merce a bordo di un furgoncino affermando di non essere intenzionato a riaprire, almeno ad Aversa.

Secondo una prima ricostruzione operata dagli agenti del locale commissariato, che sarebbero giunti sul posto solo la mattina successiva, era da poco passata l’una quando il silenzio della notte è stato rotto dallo scoppio. Ad essere danneggiata non solo la saracinesca e la porta d’ingresso del negozio preso di mira, ma anche i vetri, andati in frantumi, di diversi esercizi commerciali nelle immediate vicinanze.

Insomma, un copione tristemente noto che si ripete ogni qualvolta un commerciante si mostra sordo alle richieste di pizzo da parte della malavita organizzata che in città, nonostante gli arresti dei mesi scorsi, sembra essere ancora oltremodo attiva, imponendo il pizzo non solo ai negozi di un certo taglio, ma anche a quelli piccoli come in questo caso.

La zona dei “bassetti”, come vengono chiamati ad Aversa questi piccoli negozi di calzature, pallida testimonianza di un recente passato che vedeva la città normanna come una delle capitali italiane della produzione di calzature, ricompresa tra via Belvedere e via Orabona, ha visto fiorire in pochi anni una trentina di piccoli esercizi commerciali che offrono a buon mercato (non si va quasi mai oltre i 30 euro, una bazzecola se rapportati ai costi delle scarpe in un negozio del centro) occasioni appetibili soprattutto per le donne, tanto che questi “bassi” sono sempre affollati di clienti in cerca dell’affare.

Il titolare avrebbe riferito agli investigatori di non aver ricevuto richieste estorsive in precedenza, anche se, da quanto si è appreso, lo stesso esercizio commerciale sarebbe stato destinatario di diversi colpi di arma da fuoco nel recente passato. Insomma, sembra essere certa la matrice estorsiva, sintomo che il commerciante non ha voluto piegarsi ai camorristi. L’episodio, inoltre, conferma, ancora una volta, la presenza capillare della camorra in città, dove ad essere presi di mira sono anche piccoli commercianti che a mala pena riescono a sbarcare il lunario.

L’esperienza ci dice che necessiterebbe una presenza costante delle forze dell’ordine nelle strade, ma la situazione degli organici non è delle migliori. Basti pensare che in forza al commissariato di Aversa, diviso sui vari turni e tenuto conto delle incombenze amministrative, vi sono solo un cinquantina di agenti.

Foto da Fb di Gaetano Marco Corvino

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