Camorra, sequestrati beni per 110 milioni al clan Russo

di Redazione

 NAPOLI. Gli agenti della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha eseguito dieci decreti di sequestro dei beni riconducibili al clan camorristico Russo di Nola (Napoli).

Si tratta di oltre 25 immobili, 29 appezzamenti di terreno, 13 società e 165 rapporti finanziari, 20 autovetture, per un valore complessivo di 110 milioni di euro. I provvedimenti, emessi dal Tribunale di Napoli, sezione misure di prevenzione presieduta dalla dottoressa Del Balzo, riguardano: Pasquale Russo, 64 anni, Salvatore Andrea Russo, 53, Carmine Russo, 49, Michele Russo, 37, Antonio Russo, 33, Domenico Russo, 41, Michele Russo, 30, Giovanni Pandico, 50, Giovanni Sirignano, 31, Giovanni Caliendo, 60.

I fratelli Salvatore Andrea e Pasquale Russo, allo stato detenuti dopo una latitanza durata circa 15 anni, sono stati raggiunti, nel tempo, da numerose ordinanze di custodia cautelare e sentenze di condanna, tra i quali diversi ergastoli. Il sequestro dei beni è stato adottato a seguito di una proposta per l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale formulata dal direttore della Dia, a seguito di articolate indagini di natura economico-patrimoniali. Il clan Russo opera nell’area nolana e, oltre ad essere considerato un gruppo di primo piano nella realtà della camorra napoletana, si è distinto, già in passato, per la peculiare autonomia nei confronti degli altri gruppi criminali, compreso quello, storico, del clan Alfieri.

Nell’ambito di tale contesto criminale, le attività investigative condotte dalla Dia hanno consentito di acclarare che il clan Russo, nelle figure apicali di Pasquale, Salvatore e Andrea, aveva creato un “indotto” economico-finanziario gestito da appartenenti al nucleo familiare caratterizzato da una capillare organizzazione e differenziazione dei ruoli.

 L’accumulo di considerevoli risorse finanziarie è coinciso con la crescita imprenditoriale delle aree nolane: in questo contesto il clan Russo ha man mano allargato le sue cointeressenze e, attraverso il controllo del territorio con mezzi illeciti, ha realizzato l’appropriazione di una parte dell’economia del nolano.

Le indagini hanno permesso di accertare la sproporzione tra i redditi dichiarati dai soggetti colpiti dal provvedimento e le loro effettive consistenze patrimoniali. In particolare, gli accertamenti tecnici di natura patrimoniale, supportati dalle investigazioni eseguite nella fase delle indagini di polizia giudiziaria effettuate da tutte le forze di polizia coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia napoletana, comprovano come il clan Russo reimpiegasse i proventi di attività criminose in acquisti di beni immobili e di attività commerciali, attribuendo il controllo dei beni a prestanome o ai propri familiari.

I sequestri hanno interessato il territorio nazionale (Milano, Torino, Firenze, dove sono stati sequestrati numerosi rapporti bancari, Roma e Viterbo, dove è stata sequestrata una grande azienda agricola ed immobili).

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