Calcioscommesse, Sartor ai domiciliari. L’accusa: “Era il garante”

di Redazione

Luigi SartorCREMONA. Il Gip di Cremona Guido Salvini ha concesso gli arresti domiciliari a Luigi Sartor, ex giocatore di Parma, Inter e Roma, finito in carcere lunedì 19 dicembre nell’inchiesta sul calcio scommesse.

Giovedì scorso Sartor era stato interrogato per circa sei ore dal procuratore Roberto di Martino che aveva dato parere favorevole alla remissione in libertà. Gli inquirenti accusano il calciatore di essere “il contabile” del gruppo dei bolognesi capeggiato da Beppe Signori e l’anello di congiunzione con il gruppo di Singapore che avrebbe gestito tutte le scommesse in Italia e anche all’estero.

Sartor – sostiene Salvini nella sua ordinanza – avrebbe avuto anche il ruolo di garante del buon andamento degli affari, per conto del gruppo di scommettitori asiatici. Il gip definisce infatti “significativa”, “la contestualità tra l’invio a Sartor di oltre 300.000 euro e le partite Inter-Lecce, Benevento-Pisa e Brescia-Lecce che sarebbero state manipolate dal gruppo di Bologna dopo incontri con Erodiani e con il coinvolgimento di Bellavista sino a poter garantire agli asiatici che avrebbero potuto finanziare in sicurezza l’operazione, investendo appunto 300.000 euro”.

E ancora, scrive sempre Salvini, “in seguito, gli stessi soggetti di Singapore avrebbero inviato altri 200.000 euro e ancora successivamente, nel gennaio 2011, Sartor e Ragone avrebbero fatto un viaggio a Singapore. Qui le persone di Singapore avrebbero cominciato a far riferimento a scommesse in Italia consegnando a Sartor un cellulare con una scheda inglese per comunicare con loro”.

“A partire da marzo del 2011”, si legge sempre nell’ordinanza, “Sartor avrebbe ricevuto sul cellulare che gli era stato consegnato una serie di messaggi, anche da sconosciuti, che facevano riferimento a scommesse e anche ad una somma di 300.000 euro. La persona che aveva telefonato a Sartor per avere la garanzia sulla partita per la quale sarebbe stata scommessa una somma così elevata poteva essere uno dei due commercialisti legati a Signori (quindi Bruni o Giannone)”.

“Da Bruni – scrive sempre il Gip di Cremona – Sartor avrebbe avuto la notizia che la partita interessata era Inter-Lecce, che, a causa del risultato diverso da quello voluto, le persone di Singapore vantavano il diritto ad una restituzione e che lo stesso Sartor avrebbe dovuto attivarsi nei confronti dei debitori i quali avrebbero in precedenza garantito agli asiatici che la partita era fatta in quanto truccata. Sartor, incaricato dalle persone di Singapore, tramite Bruni, di contattare un determinato numero di telefono, aveva chiamato tale utenza e aveva così ‘scopertò di essersi messo in contatto con Antonio Bellavista, legato alla squadra del Lecce. Era quindi intercorsa con Bellavista, anch’egli tratto in arresto nella prima tranche delle indagini, la conversazione in data 24 marzo sul cui significato Sartor non ha comunque fornito particolari chiarimenti o una versione alternativa a quella esposta nell’ordinanza stessa, chiaramente legata alla consapevolezza da parte di entrambi di aver partecipato ad un grave tentativo di manipolazione di una partita importante non andato a buon fine con rischiose conseguenze nei confronti dei finanziatori asiatici”.

All’uscita dalla procura i legali di Sartor, gli avvocati Antonino e Valentina Tuccari, avevano dichiarato: “Il nostro assistito non ha confessato nulla perchè non c’era nulla da confessare”. Il 31 dicembre è uscito dal carcere per i domiciliari anche Alessandro Zamperini, ex giocatore di serie B. “A seguito delle dichiarazioni confessorie”, scrive il gip Salvini nell’ordinanza, “si sono ridimensionate le esigenze cautelari relative alla genuina acquisizione della prova poichè si è avuta conferma della sussistenza degli episodi di frode sportiva di maggior rilievo, con particolare riferimento al fallito episodio di corruzione del giocatore Farina e al tentativo, a quanto sembra appena abbozzato, di corrompere giocatori del Modena, sempre per conto di Almir Gegic e del gruppo degli zingari”.

Tuttavia, per il giudice, “appare ancora necessario un approfondimento del comportamento dell’indagato, quantomeno in relazione alla sua presenza a Lecce in occasione di un ulteriore tentativo di manipolazione”.

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