Ruby, inchiesta sui presunti “emissari” in Marocco

di Redazione

Ruby RubacuoriROMA. La Procura della Repubblica diRoma ha aperto un fascicolo contro ignoti con riferimento alle notizie di stampa secondo le quali due persone si sarebbero recate in Marocco nel tentativo di far alterare la data di nascita di Karima El Maroug, conosciuta come Ruby.

Lo spunto per avviare l’inchiesta è stato offerto anche dalla denuncia presentata dall’avvocato Nicolò Ghedini, uno dei difensori di Silvio Berlusconi. Il reato ipotizzato è quello di tentativo di corruzione nei riguardi dell’ufficiale dell’anagrafe marocchina.

L’indagine è aperta dalla procura di Roma trattandosi di un reato commesso all’estero da due italiani, secondo la denuncia. A rivelare i fatti era stato nei giorni scorsi il Fatto Quotidiano. Per il caso Ruby il premier è indagato per concussione e prostituzione minorile. Il processo si svolgerà a Milano.

“Il 7 febbraio di quest’anno due persone di lingua italiana offrirono soldi all’ufficio dell’anagrafe marocchina di Fkik Ben Salak per retrodatare di un paio di anni la data di nascita di Karima El Maroug, meglio nota in Italia come Ruby Rubacuori, rispetto al 1 novembre 1992 come è attestato nel registro e nei suoi certificati di nascita”. Questo il racconto del quotidiano il Fatto secondo cui l’offerta, che se accolta avrebbe avuto fra i suoi effetti quello di escludere la minore età di Ruby nel periodo dei fatti contestati al premier Silvio Berlusconi dal rinvio a giudizio immediato disposto dalla magistratura milanese, sarebbe però stata rifiutata dalla funzionaria pubblica della cittadina marocchina che, sotto lo pseudonimo di Fatima, racconta la storia in una intervista a il Fatto.

“Erano in tre – racconta la funzionaria dell’anagrafe a due inviati del quotidiano di Padellaro, appositamente inviati a Fkih – e, la mattina del sette febbraio mi chiamarono fuori dal mio ufficio. Due parlavano in italiano. Il terzo era un marocchino distinto che faceva da interprete e mi è parso di capire che anche lui venisse dall’Italia, forse da Milano”. Una serie di discorsi in generale e su alcuni problemi per Ruby in Italia, accompagnati dalla consapevolezza che in Marocco non esiste un’anagrafe informatizzata ma solo dei registri cartacei. Quindi la richiesta dietro lauto compenso economico (“Mi hanno offerto una somma importante”, racconta la donna) di correggere manualmente il registro, trasformando dal 1992 al 1990 l’anno di nascita della ragazza. E il quotidiano, a scanso di nuovi equivoci, ha fotografato e pubblicato la pagina del registro anagrafico che riguarda Ruby. “Io – si conclude il racconto della donna – ho detto loro di no: ‘non posso accettare’. Temevo che avrei potuto passare guai. E ho pensato anche se avessi accettato forse avrei potuto creare problemi a quella mia concittadina”.

Il presidente Berlusconi ha dato mandato ai suoi difensori di depositare una specifica denuncia alla autorità giudiziaria al fine di accertare la veridicità o meno della vicenda narrata su il Fatto. “Si ritiene, infatti, che in ogni caso si tratti di vicenda che tenda a surrettiziamente danneggiare gravemente il presidente Berlusconi che è totalmente estraneo ad ogni eventuale illecito comportamento”, dichiaravano in una nota, diramata dopo la pubblicazione dell’articolo,i legali Piero Longo e Niccolò Ghedini, che aggiungevano: “Se le notizie apparse quest’oggi sul giornale il Fatto Quotidiano, in ordine ad una asserita attività volta a modificare nel registro delle nascite la data di registrazione di Karima El Mahroug, fossero vere si tratterebbe con ogni evidenza di un grave ma maldestro tentativo di falsificazione al fine di fare, eventualmente, di questo falso un illecito uso”. Ghedini e Longo spiegavano che “chi conosce la legislazione del Marocco in tema di annotazione delle nascite sa perfettamente che la contraffazione del registro presso il Comune sarebbe totalmente inutile e risibile essendo tale dato conservato in più copie da diverse autorità governative”. “Stupisce – proseguivano gli avvocati del premier – che i giornalisti di tanto non siano a conoscenza. Se invece si trattasse di una notizia artificiosamente costruita, pur nella buona fede dei cronisti, sarebbe altrettanto grave. In ogni caso è necessario che le autorità italiane e del Marocco accertino con urgenza se esiste questa funzionaria, se ha rilasciato effettivamente quelle dichiarazioni, se il fatto è realmente accaduto e, in tal caso, l’identità dell’interprete e dei due presunti italiani che avrebbero posto in essere le condotte descritte”. “È infatti ovvio interesse per la difesa del presidente Berlusconi – concludevano Ghedini e Longo – che sia subito chiarito ogni particolare di questa vicenda per evitare le altrettanto ovvie strumentalizzazioni”.

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