Piazza e monumento al tenente garibaldino Macrì

di Redazione

Un busto di Giuseppe MacrìSANT’ARPINO. Si adoperò per cambiare la storia d’Italia e quella di Sant’Arpino. Ed ora, riconoscente, la cittadina atellana con un provvedimento “storico” gli dedica un monumento e il nome della piazza principale del paese.

Il protagonista di queste gesta straordinarie è il tenente garibaldino Giuseppe Macrì, messinese ma vissuto per circa trent’anni nel principale monumento di Sant’Arpino, il Palazzo Ducale, che prima acquistò e poi donò in eredità alla stessa cittadina. La giunta santarpinese, ieri mattina, all’unanimità ha votato una delibera che dispone, nell’ambito dei lavori di rifacimento della seicentesca piazza Umberto I, la realizzazione di un monumento alla memoria del tenente. Con lo stesso provvedimento si avvia anche l’iter per cambiare il nome al luogo che pertanto si chiamerà “Piazza Ten. Giuseppe Macrì” e non più Umberto I.

A rendere noto il varo dello “storico” provvedimento sono i promotori dello stesso atto, ovvero il sindaco Eugenio Di Santo e gli assessori Elpidio Iorio e Giuseppe Lettera, delegati rispettivamente ai lavori pubblici e alla cultura, che hanno dichiarato: “Complici i lavori di rifacimento e abbellimento di Piazza Umberto I, principale luogo di aggregazione santarpinese, nonchè le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, abbiamo ritenuto che fosse arrivato il momento per tributare nel migliore dei modi possibili riconoscenza e gratitudine al Ten. Macrì”.

Questi, nato l’8 luglio 1843 a Messina, animato da ideali risorgimentali, giovanissimo si unì a Garibaldi combattendo da protagonista la battaglia del Volturno, al termine della quale accompagnò il generale a Teano per incontrare Vittorio Emanuele. Fu in queste giornate che ebbe modo di visitare Sant’Arpino e di restare affascinato alla vista del Palazzo Ducale, abbandonato da decenni. Dopo anni di onorato servizio nel quarto reggimento dei Granatieri, nel 1903 acquista il Palazzo Ducale per abitarvi fino alla sua morte, avvenuta nel 1932.

“La grandezza del tenente Macrì – proseguono gli amministratori santarpinesi – è testimoniata non solo dall’importante contributo offerto per l’Unità d’Italia ma anche dall’immensa generosità che lo caratterizzava, confermata nelle sue disposizioni testamentarie. In esse, infatti, dispose che il Palazzo Ducale fosse lasciato in eredità ai poveri del paese insieme a delle borse di studio e del denaro da dare in beneficenza ai bisognosi ogni due novembre. Il tenente con la generosa donazione del palazzo, dunque, è diventato il più grande benefattore della nostra collettività, cambiando di fatto la storia del Comune che altrimenti avrebbe visto appartenere a privati il nostro principale monumento architettonico che con la sua imponente bellezza caratterizza la piazza principale del paese. Oggi, il palazzo ospita il Municipio ed altre rilevanti istituzioni civili, culturali e sociali. Inoltre in esso si progettano e si svolgono i principali eventi di Sant’Arpino. Il palazzo è, quindi, effettivamente la “casa del popolo” di Sant’Arpino”.

“Per le sue gesta eroiche e per la grande scelta d’amore compiuta nei confronti dei santarpinesi – concludono il sindaco Di Santo e gli assessori Iorio e Lettera – abbiamo deciso, d’intesa anche con la competente soprintendenza, di fare una variante ai lavori in corso della piazza per allocarvi un busto – monumento del Ten. Macrì. Tale opera porta, quasi naturalmente, alla riconsiderazione del toponimo della piazza che di fatto da ‘Piazza Umberto I’ si trasforma in ‘Piazza Ten. Giuseppe Macrì’. In questo modo interpretiamo il sentimento di larga parte della popolazione e di diverse associazioni, tra cui la Pro Loco di Sant’Arpino, che già nel 2009 propose di intestare la piazza al Macrì. Ora attendiamo il via libera del Prefetto di Caserta nonchè i tempi tecnici di realizzazione del monumento e della copia del busto per preparare una solenne cerimonia di commemorazione del tenente che ha contribuito con forza e decisione, rischiando la propria vita, all’obiettivo di unire l’Italia e rendere più bella Sant’Arpino”.

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