Napolitano: “Il Nord ricordi come nacque l’Italia”

di Redazione

Giorgio NapolitanoFORLI’.Dopo l’apertura ufficiale a Reggio Emilia, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è recato a Forlì per il secondo giorno delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Riferendosi ad una ricostruzione storica andata in scena al teatro Fabbri, che ha ricordato l’adesione della Romagna ai moti risorgimentali e all’Unità, il capo dello Stato ha auspicatoche anche “a Milano, a Venezia, a Verona, si ripetano iniziative come questa affinché queste parti del Paese sappiano come divennero italiane”.

Il sindaco Roberto Balzani ha ripercorso alcune tappe del Risorgimento romagnolo poi sfociate nel processo che ha portato all’unità d’Italia, a cominciare dalla grande fuga di Garibaldi che, attraversando quelle terre, creò un grande sentimento patriottico. Ha poi ricordato figure significative di patrioti romagnoli, come Piero Maroncelli, Leonida Montanari, Primo Uccellini,Felice Orsini e Luigi Carlo Farini e lo stesso Saffi.

La visita di Napolitano è iniziata con un minuto di raccoglimento dinanzi al monumento ad Aurelio Saffi, nella piazza a lui intitolata.Sulle note del Silenzio, il presidente si è tolto il cappello mentre due guardie deponevano una corona di fiori. “Bravo, bravo”, “Giorgio sei un grande”, alcuni degli slogan scanditi dal pubblico presente. Dopo lo spettacolo al teatro Fabbri, Napolitano ha lasciato Forlì per recarsi a Ravenna, dove nel pomeriggio proseguiranno gli eventi per i 150 anni.

IL GIORNALE ATTACCANAPOLITANO E FELTRI. “Napolitano (e Feltri) cambiano bandiera”, il primo riscopre il tricolore “in chiave anti leghista” e il secondo “rinnega il berlusconismo”. Con questo titolo e un articolo al veleno si materializza sia l’irritazione verso il capo dello Stato sia lo scontro nell’aria da tempo tra gli ex amici e alleati della stampa berlusconiana più militante: Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, l’ex e l’attuale direttore del Giornale. Nell’editoriale di sabato, Sallusti, fedelissimo si Berlusconi, punta l’indice in particolare sull’intervento di venerdì del capo dello Stato che ha inaugurato le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia a Reggio Emilia. “Più che unire – scrive Sallusti – l’inquilino del Colle evidentemente mira a spaccare, gli italiani (oltre 3 milioni i votanti del Carroccio alle ultime politiche) e il governo”. Da lui, prosegue, “nessun accenno, critica o richiamo a chi invece i simboli dell’Unità d’Italia li ha disprezzati per cinquant’anni. Cioè lui stesso e i suoi amici comunisti”. Napolitano, aggiunge il direttore del Giornale, “rimuove la verità che nelle piazze del Pci invase da bandiere rosse il tricolore fosse bandito, che Bella Ciao venisse cantata al posto dell’inno di Mameli, la parola Patria considerata un residuo fascista”. Se Bossi ha un merito, aggiunge Sallusti, “è proprio quello di aver tenuto ancorato a ‘Roma ladrona’, attraverso Berlusconi, il giustificato malessere del Nord incompreso”, anche se “lo ha fatto a suo modo”.

A cambiare bandiera, per il direttore del quotidiano milanese, è stato anche Vittorio Feltri che, sottolinea, “fino a ieri tra i più autorevoli sostenitori del premier, in un incontro pubblico a Cortina, ha detto che Silvio Berlusconi non ha i numeri per candidarsi a capo dello Stato e che sarebbe addirittura meglio che non si ricandidasse neppure a premier. Fini, Bocchino e Di Pietro – si chiede Sallusti – possono contare su un nuovo alleato?”. Il pezzo di cronaca da Cortina, dal titolo “Feltri rinnega Silvio”, riporta le frasi del direttore di Libero (“Spero che il prossimo presidente della Repubblica non sia il Cavaliere: immaginate cosa potrebbe accadere, escort al Quirinale…”).

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico