Intercettazioni, ecco la proposta di legge “anti pm”

di Redazione

Silvio Berlusconi ROMA. La famigerata”legge anti pm”, quella con cui il governo Berlusconi vorrebbe “punire” i magistrati inquirenti attraverso la limitazione delle intercettazioni, risulta depositata alla Camera dal 28 ottobre scorso, esattamente due giorni dopo l’esplodere del caso Ruby, …

… quando si venne a sapere che il premier aveva telefonato alla questura di Milano per far affidare l’allora minorenne marocchina al consigliere regionale della Lombardia Nicole Minetti. A riferirlo è l’agenzia “Dire”. La proposta di legge vede come primo firmatario il Pdl Luigi Vitali, insieme ad altri 29 parlamentari sottoscrittori, tra cui Cirielli, Cassinelli eLehner. Il titolo è chiaro: “Introduzione dell’articolo 315-bis del codice di procedura penale, concernente la riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni”.

La documentazioneè stata consegnata direttamente nelle mani del premier,che la sta valutando con i deputati-avvocati del Pdl. “L’ho consegnata io al presidente – spiega il primo firmatario Vitali – e mi ha detto che la esaminerà con attenzione. La prossima settimana la presenterò in conferenza stampa e chiederò di esaminarla subito in commissione giustizia”.

Leggendoi primi cinque articoli, la proposta di legge sembra proprio pensata per il caso Ruby e, se venisse approvata dal Parlamento, metterebbe un sicuro freno all’uso delle intercettazioni da parte dei magistrati, che potrebbero incorrere in pesanti sanzioni: i pm e i gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno più autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. In caso di assoluzione in un processo, l’imputato, ma anche tutti i testimoni finiti nelle intercettazioni pubblicate sui giornali, avranno diritto a un risarcimento fino ad un massimo di 100mila euro, che sarà sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza “di responsabilità contabile” della Corte dei conti. Potrà infatti chiedere l’applicazione della legge chi è stato assolto con sentenza irrevocabile “perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato da un’imputazione formulata nell’ambito di un procedimento penale nel quale è stato destinatario di intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni”. Dunque, chi verrà prosciolto da ogni accusa “avrà diritto a un’equa riparazione per l’intercettazione ingiustamente subita”. Ma quella che è considerata la vera “chicca” è la norma transitoria che rende la legge retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti acinque anni prima della sua entrata in vigore.

C’è poiun comma che sembra ritagliato apposta per le ragazze di Milano 2 in via Olgettina, quelle finite nelle intercettazioni dei pm della procura di Milano che raccontano delle feste nelle residenze private di Berlusconi. Il risarcimento, infatti, spetterà anche a coloro che, estranei alle indagini o la cui posizione verrà archiviata, avranno visto le loro conversazioni pubblicate sui giornali. Nel testo si parla di “coloro nei cui confronti sia stato pronunziato decreto o ordinanza di archiviazione, ovvero sentenza di non luogo a procedere, nonché in favore dei terzi, estranei alle indagini, che siano stati intercettati occasionalmente”. In quest’ultimo caso, il diritto alla riparazione compete soltanto “qualora le intercettazioni siano state divulgate, in quanto il pubblico ministero non abbia disposto il loro immediato oscuramento all’atto della ricezione delle relative trascrizioni”.

In ogni caso, prosegue il comma, “anche a prescindere dall’oscuramento, l’avvenuta pubblicazione sulla stampa delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni deve essere valutata ai fini della quantificazione” per il risarcimento. La domanda di riparazione del danno deve essere avanzanzata entro due anni e l’entità non potrà “comunque eccedere la somma di euro 100 mila”. Inoltre, “l’ingiusta intercettazione di conversazioni tra il difensore e il proprio assistito deve essere ulteriormente valutata ai fini dell’entità” della cifra.

All’articolo 2, poi, la norma transitoria che permetterebbe di applicare la legge anche al caso Ruby: “Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore” potranno presentare istanza di riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e di conversazioni coloro che, assolti, archiviati o estranei alle indagini ma finiti nelle cronache, sono stati oggetto “di ingiusta intercettazioni”. Per loro il termine entro cui presentare la domanda diventa di 5 anni.

Nella relazione di accompagnamento al testo, il deputato Vitali spiega: “È innegabile che soprattutto negli ultimi anni vi sia stato un abuso dello strumento delle intercettazioni che, da un lato, è enormemente costato alle casse dello Stato e, dall’altro, è stato largamente invasivo del diritto costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini che sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel ‘tritacarne’ mediatico e giudiziario. Il Parlamento è stato fino a oggi incapace di dettare una disciplina che regolamentasse la materia”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico