La riforma Gelmini diventa legge: via libera dal Senato

di Redazione

Mariastella GelminiROMA. La riforma Gelmini sulla scuola e l’università italiana diventa legge. Il discusso ddl contestato dagli studenti ha ricevuto il via libero definitivo dall’Aula del Senato con 161 sì, 98 no e 6 astenuti.

A favore hanno votato Pdl, Lega e Fli, contro Pd e Idv, astensioni di Udc, Api, Svp e Unione Valdotaine. In tre giorni i senatori hanno approvato tutti gli articoli bocciando i circa 850 emendamenti presentati dall’opposizione. Il testo della Camera non ha quindi subito modifiche. La maggioranza, quindi,ha blindato il testo evitando di far passare provvedimenti che richiedessero un successivo passaggio parlamentare alla Camera. Alcune contraddizioni tra diversi articoli dello stesso testo, evidenziate con forza dalle opposizioni, saranno corrette, come ha annunciato lo stesso ministro Maria Stella Gelmini, nel decreto “Milleproroghe”.

Governo e maggioranza hanno salutato il via libera alla riforma come un “grande traguardo”. È un “passaggio chiave della legislatura” ha detto Maurizio Gasparri. Il presidente dei senatori del Pdl ha inoltre invitato il capo dello Stato ad ascoltare “anche le ragioni di coloro che sono favorevoli alla riforma dell’Università, come ha ricevuto le associazioni studentesche in dissenso”. Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, la riforma segna la fine della “ricreazione” nel sistema educativo iniziata nel 1968. Plauso anche da parte di Confindustria, secondo cui la riforma Gelmini “consegna finalmente al Paese un sistema universitario nuovo che mette al centro i giovani”.

Dall’opposizione, il senatore dell’Idv Pancho Pardi, nel corso del suo intervento, ha denunciato “tante violazioni dei regolamenti nel corso del dibattito”. “Il ddl Gelmini – ha attaccato – diminuisce il diritto alla studio e alla conoscenza. I ricercatori non possono essere tristi e malpagati”. “La favola che questa legge premierà la meritocrazia – ha detto Pardi – è negata dall’assenza di fondi. Siamo senza soldi e viene sbandierato il miliardo come una graziosa elargizione del governo alla scuola”. “Questa riforma è la foglia di fico sui tagli del governo all’università e alla ricerca dopo quelli alla scuola”, l’affondo della capogruppo del Pd Anna Finocchiaro. “La legge – ha detto – riduce l’autonomia dei singoli atenei, peggiora le condizioni del diritto allo studio e non promuove il merito, lasciando 26mila ricercatori senza uno sbocco”.La presidente del Pd ha poi interrotto bruscamente il suo intervento, indignata per gli insulti che le sono stati indirizzati dai banchi della maggioranza. Alla senatrice Finocchiaro sono poi arrivate le scuse del capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri.

Alla Camera, intanto, il ministro dell’Interno Roberto Maroni è intervenuto sulle mobilitazioni degli studenti e ha sottolineato che “la giornata di ieri si è svolta ovunque senza incidenti” a differenza di quanto accaduto lo scorso 14 dicembre a Roma. In quell’occasione si registrarono momenti di vera e propria guerriglia urbana e la giornata si concluse con diversi fermi di polizia. “Non c’è stato nessun incidente degno di nota – ha aggiunto il ministro – salvo a Palermo” dove ci sono stati tentativi di assalto alla sede della Regione Sicilia e alla Questura. “Brutta cosa – ha detto Maroni – l’assalto a questa, simbolo della lotta alla mafia. Vedere lanciare pietre, bottiglie e uova contro un avamposto della lotta alla mafia mi ha profondamente rattristato”. Il ministro ha concluso affermando che il “diritto al dissenso è sacrosanto e sarà sempre garantito dalle forze dell’ordine ma la violenza sarà sempre contrastata con ogni mezzo”.

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