Wikileaks, pubblicati i documenti: è tempesta diplomatica

di Redazione

la copertina di Der SpiegelL’attesa è finita. Pubblicati, via internet, in tutto il mondo i documenti riservati di Wikileakes: comunicazioni tra gli Stati Uniti e le loro ambasciate in tutto il mondo che stanno creando non poco imbarazzo ai governi.

In pratica, si può constatare comegli Usa guardano e commentano i potenti della terra. Intervenuto in video alla terza conferenza annuale di giornalisti investigativi arabi ad Amman, in Giordania, il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha detto che i documenti “riguardano essenzialmente tutta le maggiori questioni in ogni Paese del mondo”. Assange ha spiegato di non essere andato di persona perché “la Giordania non è il paese più sicuro quando si ha la Cia alle calcagna”. “Nell’ultimo mese ho speso tutte le mie energie per preparare la pubblicazione della storia diplomatica degli Usa – ha aggiunto l’hacker australiano – e abbiamo visto come gli Stati Uniti hanno cercato di disarmare i possibili effetti che questi file avranno”.

MESI PER PUBBLICARE TUTTI I DOCUMENTI. 251.287 cosiddetti “cablogrammi diplomatici” inviati al Dipartimento di Stato dalle ambasciate, dai consolati e dalle rappresentanze diplomatiche americane in tutto il mondo, oltre a 8mila direttive del ministero degli Esteri Usa alle sedi diplomatiche in tutto il mondo. Sarebbero tuttavia solo 4.330 i documenti “esplosivi”. La pubblicazione è prevista per domenica alle 22.30, ora italiana. Ma già nella serata di domenica i siti dei quotidiani, come New York Times, il britannico Guardian, il tedesco Spiegel e lo spagnolo El Pais, a cui Assange ha consegnato in anteprima il dossier, stanno pubblicando gradualmente i contenuti dei documenti. Mai documenti del Dipartimento di Stato verranno pubblicati da Wikileaks in vari blocchi nei prossimi mesi: lo scrivono i responsabili del sito secondo cui gli argomenti trattati sono di tale importanza e geograficamente così estesi che fare diversamente non renderebbe giustizia al materiale. Promesse altre rivelazioni sugli “occhi chiusi” degli Usa su casi di corruzione e abusi dei diritti umani in Stati satellite, attività di lobby delle compagnie Usa, accordi sottobanco con Nazioni neutrali.

COPERTINA DER SPIEGEL. Proprio in questo gioco di anticipazioni, il Der Spiegel (che secondo un blogger sarebbe stato messo già in vendita nelle edicole di Basilea, in Svizzera) già da domenica sera ha messo on line una pagina illustrativa: “Obama preferisce guardare a Est piuttosto che a Ovest”, “Obama non ha emozioni verso l’Europa”, “Gli Usa vedono il mondo come un confronto tra due superpotenze. L’Unione europea gioca un ruolo secondario”, “L’Europa non è così importante per gli Usa”. “Dalla copertina – scrive Owni – leggiamo che Ahmadinejad è ‘Hitler’, Sarkozy è ‘un imperatore nudo’, Karzai è ‘guidato dalla paranoia'”. E ancora: “Dagli articoli interni scannerizzati apprendiamo che gli Usa hanno un contatto all’interno del governo tedesco, un membro del partito liberale Fdp. Il cancelliere Angela Merkel è descritta come ‘raramente creativa e refrattaria ai rischi’. Le rivelazioni sul governo tedesco sono talmente dettagliate da far scrive a Spiegel che ‘gli Usa sono meglio informati sui segreti della politica tedesca degli stessi politici tedeschi”.Poi troviamo: “Berlusconi, festini selvaggi”, “Medvedev indeciso”, “Putin maschio dominante”.

la copertina di Der SpiegelA RISCHIO RELAZIONI USA-ALLEATI. Secondo il New York Times”le espressioni usate in alcuni documenti sono di natura tale da poter dinamitare le relazioni fra gli Usa ed alcuni dei suoi principali alleati” e “possono porre a rischio alcuni progetti importanti della sua politica estera, come l’avvicinamento alla Russia o l’appoggio di alcuni paesi arabi. La portata di queste rivelazioni è tale, che si potrà parlare di un prima e di un dopo, per quanto riguarda le usanze diplomatiche. Queste indiscrezioni possono porre fine ad una era della politica esterna”.

SITO SOTTO ATTACCO INFORMATICO. Il sito di Wikileaks, nel pomeriggio di domenica,è finito sotto attacco informatico. A riferirlo i responsabili via Twitter. “Stiamo subendo un DDoS (distributed denial of service, letteralmente negazione del servizio)”, si legge nel messaggio stringato. Il sito da circa un’ora era effettivamente irraggiungibile. Il Guardian però annuncia che pubblicherà i documenti in proprio possesso, qualunque sarà lo stato del sito di Wikileaks in serata.

BERLUSCONI: “FESTE SELVAGGE”. L’edizione online di El Pais ha iniziato la pubblicazione con in copertina le fotografie di sette leader mondiali, fra i quali Silvio Berlusconi, con una citazione estratta da una nota americana: “Le feste selvagge di Berlusconi”. Il quotidiano spagnolo sotto il titolo “I segreti della diplomazia americana allo scoperto”, parla di “rapporti corrosivi su Putin, Ahmadineyad, Sarkozy, Merkel o Berlusconi”. Del primo ministro italiano si descrivono le feste selvagge e viene evidenziata la “sfiducia profonda che suscita a Washington”. A proposito di Putin il giornale afferma che i documenti “pongono in evidenza il sospetto americano che la politica russa sia nelle mani di Valdimir Putin, giudicato un politico di stampo autoritario, il cui stile macista gli consente di collegarsi perfettamente con Silvio Berlusconi”. Secondo El Pais “la diplomazia americana non mostra una grande stima neanche per il presidente francese Nicolas Sarkozy“.

“BERLUSCONI PORTAVOCE DI PUTIN IN EUROPA”. Una relazione straordinariamente stretta fra Vladimir Putin e il primo ministro italiano Silvio Berlusconi, che include “regali generosi”, contratti energetici redditizi: Berlusconi “sembra essere il portavoce di Putin” in Europa. Così – secondo il New York Times – i diplomatici americani hanno descritto nel 2009 le relazioni fra Italia e Russia. Ci sarebbe anche un mediatore “ombra” italiano che parla russo nelle relazioni fra Berlusconi e Putin, affermano ancora i diplomatici americani.

“BERLUSCONI FISICAMENTE E POLITICAMENTE DEBOLE”. Il presidente del Consiglio italiano è un leader “fisicamente e politicamente debole” le cui “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. “Incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno”.Lo afferma l’incaricata d’affari americana a Roma Elisabeth Dibble in un documento inviato a Washington e reso noto da Wikileaks. Il telegramma della Dribble è citato dal Guardian, uno dei giornali che ha ottenuto da Wikileaks i documenti segreti.

CLINTON CHIESE NOTIZIE SU “AFFARI” BERLUSCONI. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all’inizio di quest’anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali “investimenti personali” dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi, si legge in uno dei documentipubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel.

“FRATTINI FRUSTRATO DA DOPPIO GIOCO TURCHIA”. Il ministro degli Esteri Franco Frattini “ha espresso particolare frustrazione per il doppio gioco di espansione verso l’Europa e l’Iran da parte della Turchia”. E’ quanto rivela un telegramma – pubblicato da Wikileaks e classificato come segreto – inviato a Washington dall’ambasciata americana a Roma lo scorso 8 febbraio, in seguito a un incontro tenutosi tra il titolare della Farnesina e il segretario della Difesa degli Stati Uniti Robert Gates. La “sfida, secondo Frattini, è portare la Cina al tavolo” dei colloqui sulla questione iraniana. Cina e India, secondo Frattini sono “Paesi critici per adottare misure che potrebbero influenzare il governo iraniano senza ferire la popolazione”. Il ministro “ha anche proposto di inserire Arabia Saudita, Turchia, Brasile, Venezuela e Egitto nelle conversazioni”, si legge nel documento. Frattini “ha anche proposto un incontro informale tra i Paesi del Medio Oriente” per “consultarsi sulla questione iraniana”. E – ha riferito – “il segretario di Stato Clinton è d’accordo”.

USA CHIESERO A ITALIA DI BLOCCARE FORNITURA NAVI PER IRAN. Gli Usa,scrive il Nyt,domandarono all’Italia di bloccare la fornitura a Teheran di 12 navi veloci con le quali l’Iran avrebbe potuto attaccare la flotta americana nel Golfo, e la richiesta fu accolta “solo dopo 11 mesi di resistenze, durante i quali le prime 11 navi furono comunque consegnate”. Le imbarcazioni in questione erano navi vedetta Levriero dell’azienda italiana Fb design. ‘E’ vero, non è un mistero’, aveva dichiarato nel 2008 il proprietario dell’azienda Fabio Buzzi. “Ho venduto tecnologie e navi agli iraniani, li vendiamo regolarmente ai servizi segreti iraniani”. Buzzi dichiarò anche di aver interrotto le vendite nel 2005, quando il governo americano lo interrogò riguardo i suoi affari con la guardia rivoluzionaria.

GHEDDAFI. Nei suoi messaggi l’ambasciatore americano a Tripoli “racconta che Gheddafi usa il botox ed è un vero ipocondriaco, che fa filmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori”. Di rado senza la sua “infermiera ucraina”, una “voluttuosa bionda”. Così i diplomatici americani – secondo il New York Times – descrivono Gheddafi che sarebbe stato infastidito da come è stato ricevuto a New York per l’assemblea generale dell’Onu lo scorso anno.

KIRCHNER. Il Nyt parla anche dei “sospetti che la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner solleva a Washington, fino al punto che la segretaria di stato giunge a chiedere informazioni sul suo stato di salute mentale”.

ALLEATI ARABI USA VOLEVANO ATTACCARE IRAN. Gli alleati arabi degli Usa, in particolare l’Arabia Saudita, spingevano per un attacco contro l’Iran per bloccarne il programma nucleare, rivela il Guardian a proposito dei documenti di Wikileaks.

USA ORDINARONO DI SPIARE VERTICI ONU. Il Dipartimento di Stato Usa nel luglio 2009 ordinò di spiare i vertici delle Nazioni Unite, compresi il segretario generale, Ban Ki-moon, e i rappresentanti in Consiglio di sicurezza di Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna. La direttiva “classificata”, scrive il Guardian, fu spedita a 30 ambasciate a nome della segretaria di stato, Hillary Clinton, e chiedeva la raccolta di dati personali su questi e numerosi altri dirigenti e anche sottosegretari, consiglieri e collaboratori, comprese le password usate, le chiavi in codice usate per comunicare e anche i dati biometrici. “Informazioni – scrive il Guardian – che sembrano sfumare il confine fra diplomazia e spionaggio”.

DETENUTO GUANTANAMO IN CAMBIO DI INCONTRO CON OBAMA. Un file di wikileaks pubblicato dal New York Times racconta le conversazioni dei diplomatici sui tentativi degli Usa di convincere i governi di alcuni Paesi ad ospitare detenuti di Guantanamo. Alla Slovenia è stato chiesto di accettare un prigioniero in cambio di un incontro con Barack Obama. Alle Kiribati sono stati offerti milioni di dollari in per accettare un gruppo di detenuti. Al Belgio si suggerisce che accettare prigionieri garantirebbe “visibilità” in Europa.

RIMOZIONE URANIO DA REATTORE PACHISTANO. Fin dal 2007 gli Usa hanno avviato azioni segrete, finora senza successo, per rimuovere da un reattore nucleare del Pakistan uranio altamente arricchito che “funzionari americani temevano potesse essere utilizzato per un ordigno non lecito”, rivelano i documenti pubblicati dal Nyt.

TURCHIA: “ERDOGAN MINACCIA ISLAMICA”.Secondo quanto pubblicato dallo Spiegel nei documenti di Wikileaks gli Usa mettono in evidenza che il primo ministro turco Erdogan costituisce una minaccia islamica perché sarebbe in particolare sotto l’influenza del suo ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu. Secondo i diplomatici americani Davutoglu sarebbe “particolarmente pericoloso” per le influenze fondamentaliste da lui esercitate su Erdogan. Un consigliere del partito turco al governo Akp dichiara ironicamente in un documento americano “vogliamo riprenderci l’Andalusia e vendicarci della disfatta dell’assedio di Vienna nel 1683”. Erdogan avrebbe sistemato in posizioni di comando banchieri islamici e si informerebbe esclusivamente attraverso giornali vicini al fondamentalismo. Nel documento è scritto che “il capo del governo turco è circondato da una cerchia di ferro di consulenti sottomessi (ma presuntuosi)” e si considera “il tribuno popolare dell’Anatolia”.

“CINA ATTACCO’ GOOGLE”. Il Politburo di Pechino guidò l’intrusione nei sistemi informatici di Google in Cina. E’ quanto emerge dai file di Wikileaks pubblicati dal New York Times. Un contatto cinese informò l’ambasciata americana a gennaio. L’attacco informatico era parte di una campagna coordinata da figure del governo ed eseguita da esperti pirati reclutati dal governo cinese. Gli stessi entrarono, a partire dal 2002, nei sistemi informatici del governo americano e di alcuni alleati occidentali, in quelli dei Dalai Lama e di aziende americane.

“COREA UNIFICATA”.Immaginando un eventuale collasso della Corea del Nord, i funzionari americani e sudcoreani hanno discusso della prospettiva di una Corea unificata, nel caso i problemi economici e la transizione politica del Nord avessero portato all’implosione del paese. I sudcoreani avevano anche preso in considerazione incentivi commerciali alla Cina. A rivelarlo è stato l’ambasciatore americano a Seoul, Kathleen Stephens. A febbraio aveva riferito a Washington che i funzionari sudcoreani ritenevano che “i giusti accordi commerciali avrebbero mitigato la preoccupazione cinese” di vivere con una Corea riunificata “alleata” degli Stati Uniti.

ISRAELE “SOLLEVATA”. Sono relativamente poche le sorprese emerse finora dalle rivelazioni di Wikileaks sui documenti del Dipartimento di Stato, ed Israele non ha subito contraccolpi di rilievo. Questi, in sintesi, i giudizi dei commentatori israeliani sulla stampa odierna. “Da quanto ci è stato propinato ieri con il cucchiaino dalla miniera di materiale – scrive un analista di Haaretz, Amir Oren – ci sono molti dettagli nuovi, ma non un cambiamento del quadro generale”. Dall’analisi dei documenti Oren conclude che gli incontri riservati fra i diplomatici israeliani e i loro colleghi americani “sono come una conferenza stampa”, mentre i segreti veri vengono a quanto pare discussi altrove. Analoga la sensazione di un commentatore del filogovernativo Israel ha-Yom, Dan Margalit, secondo cui “Israele è uscito asciutto” dal diluvio delle rivelazioni, anche se non è da escludersi che documenti imbarazzanti emergano in un secondo tempo. Il più compiaciuto fra i commentatori sembra essere Sever Flotzker, su Yediot Ahronot, secondo cui “se il sito Wikileaks non esistesse, Israele avrebbe dovuto inventarlo”. Dall’esame dei documenti Flotzker giunge alla conclusione che la “minaccia iraniana” non è affatto “una paranoia tutta israeliana” ma anzi è un incubo “che toglie il sonno dai leader del mondo libero, da Riad a Mosca”. “E’ dubbio – conclude – che la politica estera e di sicurezza di Israele abbia avuto negli ultimi anni un sostegno obiettivo così significativo come quello giunto la scorsa notte, almeno per la questione iraniana”.

ONU CHIEDE IMMUNITA’. In un comunicato reso noto domenica, l’Onu ufficialmente chiede che vengano rispettate “l’immunità e gli accordo internazionali” che regolano il funzionamento dell’Organizzazione. Senza mai citare espressamente gli Usa, le Nazioni Unite rispondono così alle rivelazioni di Wikileaks secondo cui il dipartimento di Stato intendeva spiare funzionari dell’Onu e seguire le mosse dello stesso segretario generale Ban Ki-moon.

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