‘No’ alla processione di Santa Lucia: i fedeli contro il parroco

di Antonio Taglialatela

Ersino Di FoggiaGRICIGNANO. I fedeli devoti a Santa Lucia si ribellano al parroco di Gricignano don Gianfranco Galluccio, che ha negato l’autorizzazione alla processione nell’ambito dei festeggiamenti previsti per il 13 dicembre, ricorrenza della martire.

Il motivo? Non è dato saperlo. Semplicemente ‘No’ da parte del sacerdote. Eppure, il comitato festeggiamenti, nato di recente dopo la ristrutturazione dell’antica cappella eretta nel 1611 (lavori realizzati completamente a spese di imprenditori e fedeli) non intende fare la cosiddetta “questua” durante la processione, ossia chiedendo soldi, cosa che la Curia da tempo ha vietato. Così come ha fatto per la ristrutturazione, vuole accollarsi le spese per la processione e i festeggiamenti, dando vita ad un nuovo evento di aggregazione sociale e religiosa, raccogliendo la gente in preghiera.

Un’iniziativa che farebbe la gioia di qualsiasi sacerdote. E invece don Galluccio dice ‘No’, a conferma di non aver mai brillato per socialità in circa dieci anni di parrocchiato a Gricignano, trascorsi in gran parte rinchiuso nella sagrestia. Come sottolineaErsino Di Foggia, componente del comitato Santa Lucia e tra i principali finanziatori della ristrutturazione della cappella”: “Se avessi avuto la vocazione starei non 24, ma 57 ore in mezzo alla gente. Invece il nostro parroco quando esce dalla chiesa non si vede, non frequenta il paese, non frequenta quella che, forse dimentica, è la sua comunità. Va direttamente a casa”.

E nessuna scusante sul fatto che pochi al giorno d’oggi, soprattutto i giovani, vogliono frequentare la chiesa. A smentire questa “tesi”, in concreto, è stata proprio la neo costituita comunità di Santa Lucia che in pochi mesi è riuscita a fare quello che nella vicina chiesa-madre di Sant’Andrea non si è fatto per dieci anni: creare momenti di preghiera, di canto, di socializzazione, a cui partecipano di bambini, giovani e anziani. Ogni pomeriggio, alle 15, si celebra il santo rosario. Quasi ogni sera i fedeli si incontrano, si frequentano, mentre a pochi metri il salone di quella che una volta era l’Azione Cattolica è da anni una stanza praticamente inutilizzata e il giardino della parrocchia apre giusto per qualche partitella a bocce di un gruppetto di anziani.

Tornando alla processione, Di Foggia si chiede: “Per quale motivo il parroco ce l’ha negata? In realtà un’idea me la sono fatta, ma la tengo per me, almeno per il momento. La festa, ripeto, vogliamo farla noi, senza impegnare fondi della chiesa di Sant’Andrea e chiedere soldi alla gente. Così come siamo disposti anche ad organizzare i festeggiamenti in onore di Sant’Andrea, nostro patrono, dando a quell’evento nuova linfa vitale e accollandoci anche in parte le spese”. Parole che dimostrano il “risveglio” di un popolo da anni e anni in “letargo”, prigioniero dell’apatia prodotta da chi ripudia il termine “socializzare”.

“Il parroco – continua Di Foggia – deve capire che la chiesa, Santa Lucia, Sant’Andrea, e tutti i santi, sono del popolo”. Ora i fedeli chiederanno continue udienze al parroco.Se necessario, andranno anche alla Curia. E, se necessario ancora, la processione la faranno lo stesso, anche senza “autorizzazione”. Perché, come dice Di Foggia, seduto sulla panchina della cappella e volgendo lo sguardo alla chiesa-madre, “…qua c’è un filo di speranza, là no”.

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