Unicredit, libici al 7,58% del capitale. Profumo si dimette

di Redazione

Alessandro Profumo ROMA. L’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, si è dimesso. L’addio è stato sancito da una lettera del banchiere al consiglio di amministrazione dell’istituto di credito di Piazza Cordusio.

L’accordo tra le parti è stato raggiunto nella mattinata di martedì, in vista del consiglio di amministrazione della banca (alle 18), consiglio che era stato indetto proprio per discutere del rapporto tra azionisti e top management. L’accordo raggiunto serve a evitare lo scontro tra i soci in consiglio di amministrazione e prevede l’addio dell’amministratore delegato come voluto fortemente dalla maggioranza dei grandi azionisti al termine di una mattinata di riunioni e incontri. A nulla è servito l’intervento a favore di Profumo di uno dei principali azionisti di Unicredit, Salvatore Ligresti, che aveva spezzato una lancia a favore dell’ad dichiarando: “Sono favorevole alla stabilità”.

Alla base del redde rationem di Piazza Cordusio pare non ci sia solo la questione libica, ovvero il ruolo della Banca centrale libica – che detiene il 4,99 per cento – e quello del fondo Libyan Authority Investment (Lia), che ha ufficializzato alla Consob di essere salito al 2,594 per cento. Alcuni azionisti – in primis i ‘falchi’ Luigi Maramotti e Fondazione Cariverona – sembra fossero critici da tempo sul ruolo dell’ad, criticato anche per il progetto ‘One4C’, il cosiddetto ‘bancone’. Sulla questione libica è intervenuto anche l’imprenditore franco-tunisino, e membro del patto di sindacato di Unicredit, Tarak Ben Ammar, che ha detto di non credere che i soci di Tripoli siano irritati per la vicenda Profumo.

La giornata, caratterizzata innanzitutto dalla flessione del titolo in Borsa e dai forti scambi azionari, si è aperta con i grandi azionisti che, in particolare tramite il presidente Dieter Rampl, avevano tenuto ferme le posizioni di aspra critica verso Profumo. E l’amministratore delegato aveva capito che i margini per un accordo in extremis risultavano pressoché inesistenti. Un peso decisivo ha avuto la reazione dei consiglieri di amministrazione tedeschi, infastiditi anche dal pressing della politica che nelle ultime ore si era fatto insistente nel tentativo di supportare Profumo. A questo punto per evitare uno scontro duro all’interno del cda Profumo ha ritenuto che fosse nell’interesse della banca che lui aveva guidato per oltre 15 anni presentare le sue dimissioni. Ora si guarda al dopo: sarebbe già pronta una ristrettissima rosa di nomi per il possibile successore. Ma la scelta in questo senso non dovrebbe venire assunta già oggi. Anche se una pronta soluzione sarebbe un segnale importante per il mercato.

Nel pomeriggio è poi arrivato nella sede di Unicredit, Farhat Omar Bengdara, Governatore della Banca centrale Libica azionista con il 4,98 per cento dell’istituto. È la prima volta che Bengdara, vicepresidente di Piazza Cordusio, viene visto varcare la sede della banca per un consiglio di amministrazione.

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