Rosa Bazzi: “Non abbiamo nulla da temere”. La difesa: “Ci sono errori”

di Emma Zampella

Rosa_Bazzi_Olindo_RomanoMILANO. Non abbiamo niente da temere, sono sicura che non abbiamo niente da temere”, queste le parole che vengono fatte ascoltare alla Corte d’Assise d’Appello di Milano.

Parole che sono state strappate da un’intercettazione telefonica tra Rosa Bazzi, accusata di omicidio per la strage di Erba, e un suo legale. La telefonata risale al 7 gennaio del 2007, quando i giornali riportavano la notizia del riconoscimento dei vicini di casa: in quell’ occasione, quando Olindo Romano e Rosa Bazzi furono fermati, prima negarono gli addebiti, poi confessarono e poi ritrattarono.

Durante l’udienza nella Corte d’Assise, i coniugi sono stati difesi ampiamente da loro legale, Fabio Schembri che ha definito l’immagini dei due presunti protagonisti della strage come “due ingenuotti dipinti come lupi”. Secondo Schembri non sarebbero stati i coniugi Romano i mandanti di quella strage nonostante la condanna in primo grado all’ergastolo. La difesa prova a ricostruire lo scenario della tragedia, dove l’11 dicembre 2006, sotto colpi di spranghe e coltelli, morirono Raffaella Castagna, il figlio Youssef, di soli 2 anni, la nonna del piccolo Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini. Unico superstite fu Mario Frigerio, il supertestimone del processo che ha aiutato gli inquirenti a fare chiarezza sulla dinamiche dell’uccisione delle vittime.

Ma la difesa ruota attorno alla confessione fatta da Olindo ai carabinieri prima che venisse interrogato dal pm. È stata una confessione indotta, forzata, quasi costretta, secondo quanto sostiene la difesa che non dimentica i 243 errori presenti nella dichiarazione del netturbino accusato di plurimo omicidio preterintenzionale. Gli errori si riferiscono alle dichiarazioni che Olindo fece dinanzi e gip e pm e che secondo il legale Schembri vanno completamente smentite in quanto non si attengono alle rilevazioni scientifiche fatte nell’abitazione dove è stato consumato il delitto.

“Tra un camper e l’altro parlano della strage di Erba e la confessione di Olindo è già confezionata, accusa che il difensore rivolge nei confronti dei carabinieri che sono andati a rilevare le impronte dei coniugi Romano. “Un colloquio che, sostiene ancora il legale, induce Olindo a convincersi pazzescamente che la confessione e’ il minore dei mali”. Una confessione che per la difesa non si confeziona come tale, ma è solo “raccontatata come una favola,come una partita di calcio, dove non sa chi e’ il marcatore, perche’ non l’ha vista e non glie l’hanno raccontata, ma lui l’hainventa. E’ una confessione suggestiva, ma in quello che dicono, non c’e’ riscontro, non c’e’ sovrapposizione. E’ solo, conclude il legale Schembri, una grande confusione”.

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