“Mettere in vendita nei bar le prostitute”: la proposta di Santanché

di Emma Zampella

 MILANO. Eliminare il problema della prostituzione mettendo le donne in vetrina. È questa, in sintesi, la proposta del sottosegretario Daniela Santanchè.

La parlamentare vuole portare in Italia il modello spagnolo: Lì ci sono locali idonei, ad esempio bar e ristoranti, dove ai piani superiori sono presenti delle stanze utilizzate per questo”. L’iniziativa suscita proteste che arrivano dal mondo politico, ma anche dalle associazioni di tutela dei diritti delle prostitute. Secondo il sottosegretario al ministero per l’attuazione del programma, in questo modo è “più facile eseguire controlli e combattere la tratta delle schiave e delle minorenni. È sbagliato pensare che dopo il caso D’Addario – aggiunge la Santanchè – per il governo sarebbe impopolare varare una legge sulla prostituzione. Al contrario, sono assolutamente convinta della necessità di mettere mano alla regolamentazione del fenomeno, soprattutto per liberare quelle tante donne, spesso minorenni, che sono schiave”.

A scendere in campo contro tale proposta è il Pia Covre, fondatrice del Comitato per i diritti civili delle prostitute, la quale non convinta afferma: “Il problema non è dove esercitare il mestiere, ma è il riconoscimento dei nostri diritti civili e di lavoratrici”, facendo confronti con il caso spagnolo che seppur argina il fenomeno della prostituzione non garantisce i diritti delle donne. Il problema non è scegliere un luogo in cui confinare le prostitute, ma eliminare il problema alla radice, vedendo nelle prostitute prima la donna e poi la professione. E ad intervenire nel dibattito c’è anche la Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi che esorta affermando: “La prostituzione nei pubblici esercizi, bar e ristoranti, porterebbe alla volgarizzazione del settore e umilierebbe esercenti che hanno ben altri valori da promuovere, danneggiando anche il sistema eno-gastronomico, immagine ed espressione dei veri piaceri del nostro Paese”.

La proposta si concretizza come un’offesa a chi esercita nell’ambito commerciale, rendendo così deplorevole se non volgare il proprio operato. E il presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani, aggiunge: “La sola idea di tramutare i pubblici esercizi in locali a luci rosse offende tutta la categoria. Siamo imprenditori seri e spendiamo tutte le nostre energie per curare l’etica e la morale”. Anche nell’ambito politico la proposta non smette di far polemica e provoca reazioni molto dure.

Parole dure sono usate di Alessandra Mussolini, onorevole e presidente della commissione parlamentare dell’Infanzia e l’adolescenza, che afferma: “In Parlamento risiedono importanti proposte presentate per regolare la prostituzione. È una vergogna solo poter pensare di legare le attività commerciali con la prostituzione, a meno che qualche genio non immagini bar con un listino prezzi dove oltre a bevande e gelati si possa trovare il corpo della donna”. E senza mezzi termini commenta l’operato della Santanchè : “La Santanchè si limiti a scaldare la poltrona che ha gentilmente quanto misteriosamente ottenuto e lasci lavorare il Parlamento”, alludendo alla necessità di trattare in modo serio la questione.

E a criticare c’è anche il Pd, che con Sesa Amici fa sapere: “Pare più uno spot da dare in pasto agli elettori che una proposta. Il governo purtroppo sul tema della prostituzione non ha mai fatto sul serio – aggiunge. – Ha annunciato misure restrittive che però sono state applicate solo nei centri storici perché nelle nostre periferie non è cambiato nulla, così come non investe nel contrasto allo sfruttamento e alla tratta che restano i nodi centrali di questa piaga”.

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