Influenza A, parte vaccinazione ad Aversa: psicosi per carenza vaccino

di Antonio Arduino

 AVERSA. Influenza A, da poco più di quarantotto ore è partita ad Aversa la campagna di vaccinazione per la popolazione e scoppia la psicosi da carenza di vaccino.

A farne le spese medici di famiglia, pediatri di base e funzionari dell’ufficio vaccinazioni dell’ex Asl Ce2 di via Santa Lucia, in un caso minacciati da pazienti che esigono di essere vaccinati al di là delle regole e delle possibilità offerte dal Ministero della Salute.

Parliamo di regole e possibilità perché, a dispetto di quanto affermato attraverso i media dal viceministro Fazio, da un lato i vaccini messi a disposizione sono pochi, un migliaio o poco più per i circa 60 mila residenti della città, dall’altro tra i pazienti considerati a rischio e quindi da vaccinare non sono compresi gli ultrasessantacinquenni. Vale a dire che non possono essere sottoposti a vaccinazione coloro che hanno compiuto i 65 anni di età, sia quelli in buona salute sia quelli affetti da malattie come cardiopatie, diabete e affezioni croniche dell’apparato respiratorio quali la broncopolmonite cronica ostruttiva, l’asma e malattie neuromuscolari capaci di aumentare il rischio di essere colpiti da gravi problemi respiratori, come ad esempio la sclerosi multipla.

Ricordando che il Ministero della Salute considera gli ultrasessantacinquenni soggetti a rischio, se colpiti dall’influenza stagionale, e quindi da vaccinare indipendentemente che siano o no affetti da malattie croniche e che sia il viceministro Fazio e che lo spot anti influenza H1N1, firmato dal ministero, ricorda che “l’influenza A è una normale influenza” appare inspiegabile che gli ultrasessantacinquenni non siano compresi tra le categorie a rischio neppure se affetti dalle stesse malattie croniche che fanno includere nei soggetti da vaccinare gli italiani di età compresa fra i 6 mesi e i 65 anni compiuti.

Possibile che per l’influenza A i cittadini italiani siano considerati soggetti a rischio, quindi da vaccinare, solo fino a 64 anni e 364 giorni, come se il giorno successivo a quello del compimento del 65esimo anno di età acquistassero l’immunità alla malattia? Considerando che gli italiani morti, di cui si fa la conta quasi giornaliera, a causa dell’influenza non sono tutti soggetti giovanissimi e che, salvo poche eccezioni, fino ad oggi sono deceduti sempre per essere affetti da altre malattie che hanno aggravato i problemi creati dal virus H1N1 sembra logico che la popolazione ultrasessantacinquenne si preoccupi e che chieda di essere vaccinata. Ma va detto che per il Ministero della Salute questa grossa fascia di cittadini non è rischio.

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