“Cartelle pazze”, vertice dell’opposizione

di Redazione

Cartelle pazzeCAIAZZO. Proficuo vertice congiunto del gruppo consiliare di minoranza capeggiato dall’avvocato Ciro Ferrucci e dell’omonimo sodalizio presieduto dal cavaliere Raffaele Santabarbara. Argomento clou dell’atteso incontro pubblico, tenuto giovedì sera presso la sede di via Caiatino, …

… quello delle cosiddette cartelle pazze Tarsu, per cui, in via preliminare, si è registrato fra i numerosi presenti si è registrato sgomento, dissenso e incredulità, non tanto per il diniego opposto dal sindaco alla richiesta di discuterne in Consiglio comunale, ma soprattutto per la motivazione, ritenuta offensiva non solo per tutti i componenti, sostenitori e simpatizzanti di “Città Viva” ma anche per le centinaia di sottoscrittori dell’apposita richiesta e per tutti i caiatini, essendo stata archiviata l’istanza per motivi di ordine pubblico. Ma non è finita quo atteso che Ferrucci ha reso nota la produzione di un ricorso in via giurisdizionale per cui il movimento confida che possa essere il prefetto a convocare l’assise rifiutata dal sindaco. Il rifiuto di discuterne pubblicamente, però, impone una diversa tattica ragion per cui nei prossimi giorni, sulla base dei molteplici rilievi eccepiti dallo staff coordinato da Ferrucci, il movimento predisporrà dei modelli di ricorso affinché gli interessati interrompano i termini, depositandolo al protocollo comunale prima della scadenza, cioè non oltre i sessanta giorni dalla notifica curata da una ditta che pare sia stata incaricata in assenza di presupposti, cioè in virtù di un atto risalente al secolo scorso, beneficiando di un aggio del 12% sugli incassi che parimente non risulterebbe stabilito con alcun atto pubblico. Ma non è tutto perché l’argomento sarà oggetto di un pubblico comizio, probabilmente il primo marzo, per spiegare a tutti i caiatini che la minoranza non è una banda di sobillatori, né tampoco lo sono ii tantissimi cittadini che la sostengono. Dulcis in fundo, una componente del sodalizio ha segnalato alcuni casi di grave disagio sociale e familiare che finora il Comune non sarebbe stato in grado di fronteggiare, anche perché l’assistente sociale della città del cosiddetto buon vivere non dispone di un ufficio riservato, per cui deve accogliere i postulanti nei corridoi comunale o presso un locale di fortuna. In particolare un caso particolarmente delicato è seguito da un’operatrice sociale di Dragoni, ma d’ora innanzi sarà Città Viva a farsene carico presso le competenti autorità.

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