Sotto sequestro quote di una sala bingo e allevamenti bovini

di Redazione

BingoCASAL DI PRINCIPE. Qualcuno ha violato i sigilli del covo degli stragisti. Il giorno dopo l’arresto, in una villetta di Licola-Monteruscello, di Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia, gli inquirenti indagano su una possibile violazione di sigilli.

È stata denunciata da uno dei proprietari dello stabile Reginelle di Monteruscello. Una traccia in più nell’inchiesta della Dda di Napoli che tiene in cella anche 102 presunti boss e affiliati del clan Schiavone. Un atto d’accusa sulla potente macchina da soldi dei casalesi, in grado di macinare fatturati milionari, come emerge anche da sequestri di conti correnti e oggetti di valore compiuti appena poche ore fa. Eccola la camorra dei casalesi, eccoli i suoi affari tentacolari. Rolex, gioielli e sale bingo. I finanzieri del comando provinciale del generale Giovanni Mainolfi (hanno operato il gico del colonnello Antonio Quintavalle e il nucleo operativo di Sandro Baldasari) puntano dritto ai patrimoni mafiosi. In casa di Giovanni Vargas – uno dei 249 indagati – spuntano 10 orologi Rolex nuovi di zecca. In casa di Teresa Scampetti, moglie del presunto boss Papa, gioielli e oggetti di valore, probabile frutto del giro di quattrini targato casalesi. I militari hanno inoltre sequestrato il 50 per cento della quota sociale di una sala bingo a Frattamaggiore, riconducibile a Vincenzo Natale, ma anche allevamenti bovini a Giugliano in possesso di Guido Zagaria. Pizzo sulle case di cura per anziani. È una delle voci in attivo dal libro mastro delle estorsioni. I file del computer di Vincenzo Schiavone (alias copertone) hanno consentito di ricostruire la trama di tangenti imposte dai casalesi, tra cui anche le case di cura. È il libro mastro che emerge dalle indagini firmate da mezzo pool anticamorra (Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Francesco Curcio, Raffaello Falcone, Alessandro Milita, Catello Maresca, Cesare Sirignano). Spiega il pentito Luigi Diana a proposito di Egidio Coppola (tra i destinatari degli arresti): «Coppola mi spiegava che alcuni suoi uomini di fiducia andavano a ritirare la tangente a case di riposo per anziani e a case di cura». Diana racconta che il racket veniva imposto anche ai «neri», vale a dire al clan dei nigeriani che smerciano droga sul litorale domizio. Racket alla Nato. È ancora Diana a ricordare che il boss Francesco Bidognetti imponeva tramite «pizzini» estorsioni al centro residenziale Nato a Gricignano d’Aversa, a dimostrazione del radicamento della holding criminale campana. Droga e cianuro. È uno degli argomenti usati dalla Procura per dimostrare l’efferatezza dello stile di vita criminale: uno degli affiliati al clan, Giovanni Boccini avrebbe miscelato cocaina e cianuro per punire un suo ex socio in affari, ritenuto colpevole di un affronto interno alla propria famiglia. Seggi presidiati. Il pentito Franco Di Bona ricorda la «campagna elettorale» nelle amministrative tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del decennio in corso: «Per avere voti non ci fu bisogno di alcuna intimidazione. Bastava tenere i seggi presidiati». La storia del marsigliese. Torna il nome di Luigi Basile, il marsigliese che si pentì (per poi ritrattare in cambio di soldi) all’inizio degli anni Novanta. Fu il primo a collaborare. Oggi – spiegano i pentiti – Basile è uno stipendiato dei casalesi, «che se lo tengono buono con una paga mensile di 2500 euro». Nuove accuse agli stragisti. Dopo il blitz altre ordinanze cautelari per droga e omicidio a carico dei tre arrestati nel covo del giuglianese: Oreste Spagnuolo è ritenuto responsabile anche di estorsione ai danni di un caseificio di Castelvolturno. Accuse anche per omicidio. Un altro ordine di arresto è stato spiccato dalla Dia di Napoli a carico di Cirillo, come presunto responsabile dell’omicidio Della Corte, ucciso perché aveva insidiato una donna dei casalesi.

Il Mattino (LEANDRO DEL GAUDIO)

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