Cosentino e Ferraro nel mirino dei pentiti

di Raffaele De Biase

Nicola Cosentino CASERTA. Nicola Cosentino e Nicola Ferraro nel mirino delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Domenico Bidognetti. video

Gaetano Vassallo, il re Mida dei rifiuti, reo di aver organizzato parte del traffico di rifiuti tossici andati a finire in provincia di Caserta, nell’ambito di scottanti dichiarazioni rese ai magistrati dell’antimafia di Napoli, tira in ballo anche l’influente politico di Casal di Principe, sottosegretario all’Economia, nonché deus ex machina di Forza Italia in Terra di Lavoro.

A dare notizia in prima battuta delle rivelazioni di Vassallo è stato, questa settimana, il periodico “L’Espresso”, di cui riportiamo un estratto dell’articolo dedicato, appunto, ai supposti rapporti fra Vassallo e Cosentino.

“Confesso che ho agito per conto della famiglia Bidognetti – dichiara Vassallo – quale loro referente nel controllo della società Eco4 gestita dai fratelli Orsi. Ai fratelli Orsi era stata fissata una tangente mensile di 50 mila euro… Posso dire che la società Eco4 era controllata dall’onorevole Nicola Cosentino e anche l’onorevole Mario Landolfi (An) vi aveva svariati interessi. Presenziai personalmente alla consegna di 50 mila euro in contanti da parte di Sergio Orsi a Cosentino, incontro avvenuto a casa di quest’ultimo a Casal di Principe. Ricordo che Cosentino ebbe a ricevere la somma in una busta gialla e Sergio mi informò del suo contenuto”.

Rapporti antichi, quelli con il politico che la scorsa settimana ha accompagnato Berlusconi nell’ultimo bagno di folla napoletano: “La mia conoscenza con Cosentino risale agli anni ‘80, quando lo stesso era appena uscito dal Psdi e si era candidato alla provincia. Ricordo che in quella occasione fui contattato da Bernardo Cirillo, il quale mi disse che dovevamo organizzare un incontro elettorale per il Cosentino che era uno dei ‘nostri’ candidati ossia un candidato del clan Bidognetti. In particolare il Cirillo specificò che era stato proprio ‘lo zio’ a far arrivare questo messaggio”.

Lo ‘zio’, spiega, è Francesco Bidognetti: condannato all’ergastolo in appello nel processo Spartacus e, su ordine del ministro Alfano, sottoposto allo stesso regime carcerario di Totò Riina e Bernardo Provenzano. L’elezione alla provincia di Caserta è stata invece il secondo gradino della carriera di Cosentino, l’avvocato di Casal di Principe oggi leader campano della Pdl e sottosegretario all’Economia.

“Faccio presente che sono tesserato ‘Forza Italia’ e grazie a me sono state tesserate numerose persone presso la sezione di Cesa. Mi è capitato in due occasioni di sponsorizzare la campagna elettorale di Cosentino offrendogli cene presso il ristorante di mio fratello, cene costose con centinaia di invitati. L’ho sostenuto nel 2001 e incontrato spesso dopo l’elezione in Parlamento”.

Ma quando si presenta a chiedere un intervento per rientrare nel gioco grande della spazzatura, gli assetti criminali sono cambiati. Il progetto più importante è stato spostato nel territorio di ‘Sandokan’ Schiavone. Il parlamentare lo riceve a casa e può offrirgli solo una soluzione di ripiego: “Cosentino mi disse che si era adeguato alle scelte fatte ‘a monte’ dai casalesi che avevano deciso di realizzare il termovalorizzatore a Santa Maria La Fossa. Egli, pertanto, aveva dovuto seguire tale linea ed avvantaggiare solo il gruppo Schiavone nella gestione dell’affare e, di conseguenza, tenere fuori il gruppo Bidognetti e quindi anche me”.

Vassallo non se la prende. È abituato a cadere e rialzarsi. Negli ultimi venti anni è stato arrestato tre volte. Dal 1993 in poi, ad ogni retata seguiva un periodo di stallo. Poi nel giro di due anni un’emergenza che gli riapriva le porte delle discariche. “Fui condannato in primo grado e prosciolto in appello. Ma io ero colpevole”. Una situazione paradossale: anche mentre sta confessando reati odiosi, ottiene dallo Stato un indennizzo di un milione 200 mila euro. E avverte: “Conviene che li blocchiate prima che i miei fratelli li facciano sparire.

Sin qui l’articolo del prestigioso settimanale a cui, quanto meno nell’immediato, non hanno fatto seguito repliche di sorta da parte di Nicola Cosentino che, fra l’altro, non è l’unico politico casalese ad essere oggetto delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Sempre il settimanale edito dalla Rcs riporta le dichiarazioni del pentito Domenico Bidognetti, cugino del capoclan Francesco, a carico stavolta di Nicola Ferraro, anch’egli di Casal di Principe, consigliere regionale e uomo di punta dell’Udeur di Clemente Mastella. Dichiara Bidognetti: “Nicola Ferraro prelevava anche i rifiuti speciali delle officine meccaniche. Anzi fingeva di prelevare i rifiuti ma in realtà faceva delle false certificazioni e venivano smaltiti illegalmente”. Ferraro, arrestato (poi scarcerato) nella retata che a gennaio azzerò il partito, viene ora chiamato in causa per frequentazioni più pericolose: “Era un imprenditore molto vicino al clan dei casalesi. Prima era più vicino alla famiglia Schiavone, poi deve essersi avvicinato a Antonio Iovine”. Bidognetti poi racconta: “Nel ‘98 chiesi anche la somma che proveniva dal Villaggio Coppola, ma il tramite mi disse che lì operava Nicola Ferraro con un’altra società, anche lui entrato nel giro dei rifiuti e poi nella politica”. E ancora: “Rappresento di averlo contattato telefonicamente nella latitanza nel ‘98-99. Gli chiesi una tangente per la disinfestazione a Castel Volturno. Mi fece capire che aveva già pagato nelle mani di Antonio Iovine. Io parlai poi con Michele Zagaria, sempre al telefono, e lui mi confermò di aver ricevuto 50 milioni”. Infine conclude: “A testimonianza dei buoni rapporti fra il Ferraro ed il clan, un anno fa Cicciariello (Francesco Schiavone, cugino omonimo di Sandokan) mi disse che voleva mandare a dire a Ferraro di intercedere presso il suo ‘compare’ ministro della Giustizia, per fare revocare, un po’ per volta, i 41 bis applicati a noi casalesi. Non so dire se poi Cicciariello attuò questo proposito”.

Ma il politico casertano, dalle colonne del quotidiano ‘Il Mattino’,si difende: “Colpiscono me per colpire Berlusconi. Stanno tentando di fare in Campania con me quello che stanno facendo con il Cavaliere le altre Procure d’Italia”. “A Casal di Principe c’era anche la mia segreteria politica – prosegue Cosentino – Normale che venivano tutti, mi aspettavano anche sotto casa. Ma questi signori lo sanno come si fa politica, come si sta sul territorio? Io per trent’anni l’ho fatta così”. Il sottosegretario chiarisce: “Mai visto in vita mia non so nemmeno come è fatto fisicamente. So solo, leggendo dai giornali, che ha accusato anche i suoi fratelli”.

L’esponente del Pdl aggiunge di aver ricevuto diverse telefonate di solidarietà dai colleghi e di ritenere questo “un vile attacco politico non contro di me o Landolfi, ma contro il Pdl nel suo complesso, proprio nel momento in cui Berlusconi dimostra di risolvere il problema dei rifiuti, conquistando di fatto la maggioranza dei consensi degli elettori a Napoli e in Campania”.

“Se si dimostrasse vera una sola delle calunnie che mi rivolgono – conclude – mi dimetterei un minuto dopo e lascerei la politica. Ma si tratta appunto di calunnie allo stato puro, anzi peggio, di pentiti orchestrati a orologeria, con accuse false ma ben architettate, che mirano a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle enormi ed acclarate responsabilità di Bassolino e compagni sulla vicenda rifiuti, responsabilità politiche prima ancora che giudiziarie”.

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