Clan Di Grazia, 5 arresti per estorsioni e tentato omicidio

di Redazione

Giovanni FondinoCARINARO. I carabinieri della sezione operativa di Aversa, agli ordini del tenente Fabio Gargiulo, hanno eseguitonella notte cinque ordini di custodia cautelare nei confronti di persone ritenute affiliate al clan camorristico dei “Di Grazia” di Carinaro.

Si tratta di Francesco Di Grazia, cugino dell’ex boss e oggi collaboratore di giustizia Paolo Di Grazia, già in carcere dal marzo 2007 dopo l’operazione che sgominò il clan.

Antonio TessitoreGiovanni Fondino, 40 anni, di Gricignano, appartenente alla famiglia degli “Scusuti” e nipote del boss Andrea Autiero, condannato all’ergastolo nel processo Spartacus. Fondino si trovava ai domiciliari a Castel Volturno dopo essere stato arrestato nel febbraio scorso per l’aggressione ai danni del vicesindaco di Gricignano Francescantonio Russo, compiuta il 9 novembre 2007 a scopo estorsivo.

Antonio Tessitore, 30 anni, figlio del boss Francesco Tessitore, alias “Settepistole”, ucciso nel 1996 a Gricignano nello spiazzale di un distributore davanti alla villa comunale.

Luciano Cantone, di Carinaro, e Mario Sacco, di Barra, anche questi, assieme a Francesco Di Grazia, arrestati nel 2007 e già detenuti.

Ferdinando SchiavoInfine, Ferdinando Schiavo, 34 anni, di Gricignano, già in carcere dopo essere stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del poliziotto Paolo Solone e per il ferimento del fratello Luigi, assicuratore (oggi costretto su una sedia a rotelle), compiuto l’8 luglio del 2004, in Piazza Municipio, a Gricignano. Schiavo sparò prima contro Luigi Solone, per vendicarsi del fatto di averlo mandato in carcere denunciandone le estorsioni, ma uccise il fratello Paolo intervenuto per difenderlo.

Le accuse, a vario titolo, sono di estorsioni e atti intimidatori a commercianti e imprenditori nella zona dell’agro aversano, reati aggravati dal metodo mafioso.L’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Napoli, è stata effettuata sulla base delle dichiarazioni del pentito Paolo Di Grazia, anche in relazione al tentato omicidio di Ferdinando Schiavo. Francesco Di Grazia, Fondino, Cantone e Sacco, secondo gli inquirenti, avrebbero organizzato l’agguato che fu teso a Schiavo il 2 dicembre del 2003, in via Grecini, a Gricignano. A spararesarebbe statoGiovanni Fondino ma Schiavo, raggiunto da diversi proiettili, non morì e fu salvato dopo il ricovero in ospedale. I Di Grazia volevano eliminarlo perché sospettato di essere vicino al clan dei Casalesi, una posizione “scomoda” poiché il clan di Carinaro voleva mettere in piedi laNcs (Nuova camorra speciale), come fu definita, e distaccarsi dalla potente organizzazione dell’agro aversano.

Al “cartello” avevano aderito, assieme ai Di Grazia, i clan Belforte di Marcianise, De Sena di Acerra, Messina-Piscopo di Casalnuovo, Sarno di Ponticelli, organizzando “omicidi strategici”, volti a favorire gli interessi di ogni singolo gruppo e di tutta la consorteria camorristica, decisa a difendersi anche dalle cosche che un tempo facevano parte della Nuova famiglia.

Il “rapporto di collaborazione” iniziò nel 1995, con l’omicidio il 22 luglio di Crescenzo Sequino e il tentato omicidio di Francesco Arpaia, avvenuti a Carinaro, consolidandosi con gli omicidi di Nicola e Salvatore Gaglione, oltre che di Francesco Tessitore, avvenuti tutti nel 1996, rispettivamente il 30 marzo a Gricignano, il 12 aprile a Carinaro e il 19 maggio a Gricignano. Nel 2000 furono uccisi Gennaro Mariniello, 23 marzo ad Acerra, e Michele Ferraro, 26 novembre a Frattaminore, a cui seguirono il tentato omicidio e il successivo duplice omicidio di Antonio Di Sarno e di Rosa Nettuno, avvenuti il 14 dicembre dello stesso anno a Carinaro.

tenente Fabio GargiuloUna escalation bloccata dalle forze dell’ordine, soprattutto con due interventi dei carabinieri. Un primo attacco fu mosso nell’ottobre del 2005 quando, con l’accusa di estorsione, furono ammanettati i fratelli Paolo e Riccardo Di Grazia e Salvatore Di Domenico. Nel marzo del 2007 la sferrata finale: in cella, accusati questa volta del duplice omicidio Maione e D’Amico e del 416bis, Francesco Di Grazia, Pasquale Sarno, Mario Sacco, Giovanni Messina, Giuseppe Piscopo, Salvatore Mottola, Luciano Cantone, Salvatore Di Domenico, Antonio Contino e Francesco Paccone. Determinanti, ai fini degli arresti, furono le dichiarazioni dell’arrestato e poi pentitosi Paccone, il quale indicò in un terreno al confine tra Carinaro e Gricignano il “cimitero della camorra”, dove venivano occultati i cadaveri delle persone assassinate dai clan.

Quella di oggi è l’ultima operazione dei carabinieri coordinata dal tenente Fabio Gargiulo, il quale, dopo anni di onorato e proficuo servizio presso il Gruppo di Aversa, nei prossimi giorni entrerà in servizio a Rieti.

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