L´onorata società delle madri

di Redazione

Silvana PanaroDalla strage di San Michele i carabinieri hanno captato con pedinamenti e intercettazioni i più curiosi segreti sui Casalesi. – Figli costretti a non pentirsi. E una donna trasportava armi. La faida di Villa Literno in diretta, un controllo che ha consentito di sventare attentati. Nel glossario della ferocia “prendere la corrente” vuol dire essere uccisi dai kalasnhikov.

Il mondo dei Casalesi visto attraverso le microspie. Per anni sono state raccolte immagini ma anche voci, tante voci. Uomini che esibivano ferocia. «Digli che lo uccido come un cane». E donne gelide. Anna Garofano è la madre di Massimo Ucciero, uno dei capi del clan Tavoletta-Ucciero in guerra con i Bidognetti a Villa Literno. È lei, ritengono gli inquirenti, a non far pentire Massimo, il solo che possa difendere onore e patrimonio qualche anno fa, quando era stato già ucciso il fratello Domenico e dal 2004 aveva iniziato a collaborare l´ex socio, Cesare Tavoletta.
Orgoglio o interesse. Mamme d´onore. Vogliono che i figli siano dei boss e non dei pentiti. Sull´altra sponda, parla Nicoletta Panico, madre di Massimo Iovino, accusato di aver ucciso proprio Domenico Ucciero. È lei che avrebbe confidato strane valutazioni. «Ho quattro figli, ma due soli sono buoni», avrebbe più o meno detto la madre degli Iovino. I due: Gennaro condannato all´ergastolo e Massimo, arrestato ieri ancora una volta. E gli altri due, Crescenzo e Michele? Da compiangere. «Quelli vanno a faticare…». Lavorano per vivere, poverini.
Una sola donna, Silvana Panaro, ha avuto un ruolo attivo. Quattro figli, 39 anni, unica donna nell´elenco degli arresti di ieri: è accusata di aver trasportato armi e sicari, sperando che i carabinieri non fermassero mai una signora in auto, e lei andava su e giù con i kalashnikov. Armi usate «per far prendere la corrente», come i camorristi dei Casalesi dicevano in gergo. «Adda piglià a´ corrente», una condanna a morte. Silvana portava pistole da una casa abbandonata al marito. Da Villa Literno a Casal di Principe. Ed era ancora lei a fare da “specchietto”, a riferire dov´era il nemico, quel Raffaele Bidognetti che su Villa Literno imponeva il potere del padre, Francesco, “Cicciotto e mezzanotte”. Informa: «Guida una Porsche e sta girando in paese». Il marito, Daniele Corvino, arrestato anche lui, è stato cliente di Paolo Di Lauro ancora latitante. Da lui comprava droga a Scampia (cocaina ed ecstasy) per rivenderla da Aversa a Modena.
È una indagine senza pentiti. Complessa quindi per i magistrati: i pm Catello Maresca a Annamaria Lucchetta come per il gip Giustina Caputo. Una faida feroce e ingarbugliata. Ma molto faticosa per i carabinieri: intercettazioni, perquisizioni e microspie nei posti strategici, pedinamenti. Un´inchiesta vecchio stile, con i carabinieri che non mollano mai i due clan in lotta dal 28 settembre 2003, la strage di San Michele, con l´uccisione di due innocenti, uno inseguito per trecento metri dal buio di Vico Chiesa fin sotto un divano dove era riparato. Vincenzo Natale ucciso con un altro passante terrorizzato, Giuseppe Rovescio. Tutt´e due fuggiti sulla scia dei tre che dovevano essere ammazzati, i veri obiettivi. Dei tre sono stati arrestati ieri Mirko Raimondo De Luca e Francesco Galoppo, il ragazzo dai capelli lunghi, lunghi come quelli di Giuseppe Rovescio, vittima innocente. Un errore che portò i killer sul bersaglio sbagliato.
Esemplare indagine, vissuta in diretta dai carabinieri che intercettavano e pedinavano. E sventavano attentati. I tredici delitti sarebbero stati almeno il doppio. Appena captavano la notizia di un summit, ecco volare le pattuglie. Scoprivano anche in frigorifero i kalashnikov nascosti. Spesso, quando le informazioni erano vaghe, le auto tagliavano ad alta velocità Villa Literno e Casal di Principe, sirene aperte e luci blu: un´atmosfera che bloccava anche i killer più spericolati. Gli stessi che per stanare i rivali da uccidere appiccavano il fuoco alle auto in sosta davanti alle loro case. Ed erano ingenuamente ripresi dalle telecamere dei nemici.
Che rimane della faida? Le famiglie Ucciero e Tavoletta come la Iovino: decimate da delitti, pentimenti e arresti, gli ultimi ieri. Si è sgretolata quella dei Bidognetti. I primi figli, Aniello e Raffaele protagonista della faida, sono in carcere. Gli altri, Gianluca e Katia furono invitati dalla madre, Anna Carrino, a prendere le distanze dal padre, come aveva già fatto lei. Sul padrino scende il buio. Come l´affare dei rifiuti, anche Villa Literno era sua. Era.

La Repubblica

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