Pd, intervista al nuovo coordinatore aversano Mariano D’Amore

di Raffaele De Biase

Partito Democratico AVERSA. Finalmente varato il progetto Partito Democratico ad Aversa. A rappresentare il nuovo soggetto politico per la cittadina normanna saranno il professor Mariano D’Amore, nella veste di segretario del partito, ed il giovane Francesco Mincione, nella qualità di presidente.

Proprio al neosegretario, professore universitario, con un’esperienza politica nello Sdi alle spalle, abbiamo posto alcune domande.

Dopo una serie di sedute del congresso cittadino e le difficoltà determinatesi per l’elezione del coordinamento si è giunti alla sua elezione a segretario del Partito Democratico. Con essa le viene conferita la responsabilità di rappresentare l’opposizione riformista ed un’alternativa di governo per la città. Quali sono le sue riflessioni ad un giorno dalla sua elezione?

Ho accettato l’incarico di segretario, di cui sono onorato, perché il Partito Democratico si pone come una realtà nuova nel panorama politico generale. Sia sul piano locale che su quello nazionale questo nuovo soggetto politico dovrà far valere le sue peculiarità in termini di proposta e di unità. Un partito, dunque, aperto al contributo di tutti ed in particolare all’apporto di quella società civile operosa presente nel tessuto cittadino. Questo è fondamentale per poter affrontare i grandi e i piccoli temi, che ci attendono, con chiarezza d’intenti, visione globale e concretezza. In tal senso, ciascuno per fare bene dovrà sposare il nuovo progetto dimenticando connotazioni e questioni nominalistiche eventualmente appartenenti al proprio passato. E’ un lavoro importante ed essenziale quello che ci aspetta per costituire un’alternativa seria e credibile all’attuale amministrazione comunale.

La sua elezione, insieme a quella di Francesco Mincione a presidente, è giunta, per certi versi, inaspettata, in quanto negli ambienti vicini al Pd e dagli stessi media già si accreditava in tal senso il tandem Rodolfo Parisi -Antonello D’Amore. Al momento, c’è il rischio che il Pd ad Aversa possa soffrire, già dai suoi primi passi , di divisioni o di un “frammentarismo correntizio”? C’è, insomma, il pericolo che il Pd parta col freno a mano tirato?

Lo escludo categoricamente. Ribadisco: il Partito Democratico è un partito nuovo e l’unica forma di appartenenza che deve valere è quella al partito stesso, rispetto al quale è indispensabile l’apporto costruttivo di tutti coloro che ne fanno parte e che ne faranno parte in futuro. Non ci devono essere chiusure ed ostracismi di sorta. L’unità del partito è il valore da preservare.

Il Partito Democratico aversano avrà a giorni una prima scadenza importante, data dallo svolgimento del congresso provinciale. Quali saranno le istanze che presenterete in sede congressuale?

Massima attenzione per Aversa, sia in ordine al partito, ma soprattutto in riferimento alla comunità. Una comunità che attende che vengano affrontati e risolti i suoi problemi in termini di vivibilità e rilancio economico e culturale. Penso ai lavori pubblici che vengono avviati e stentano ad arrivare a conclusione, penso al verde pubblico non adeguatamente protetto e che invece andrebbe salvaguardato e riqualificato, penso alla viabilità che risente di una mancata programmazione complessiva, penso, in buona sostanza, a tutte quelle questioni rispetto alle quali il Pd di Aversa dovrà dare segnali di credibilità per porsi come l’alternativa all’attuale amministrazione per il governo della città.

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