La raccolta differenziata che differenza fa?

di Redazione

cassonetti per la raccolta differenziataAVERSA. Dal 13 Marzo è cominciata ad Aversa la raccolta differenziata. Mi auguro che possa dare buoni frutti, ma non sono ottimista al riguardo.

Primo, perché dobbiamo registrare che abbiamo iniziato a “lavorarci su” solo quando la crisi dell’immondizia è tornata alla ribalta delle cronache nazionali ed internazionali. Poi, perché si è preso a “strombazzare” dappertutto, con insistenza, sull’opportunità della raccolta differenziata, quasi fosse diventata una moda. Ecco perché, purtroppo, ho grossi dubbi che essa, così com’è concepita, e con la cultura civica che contraddistingue il nostro Hinterland, possa riuscire velocemente a cambiare le cose, almeno qui ad Aversa. Il problema non sta tanto nell’esiguo numero delle campane presenti, al momento, in città o alla poca praticità delle stesse. Ad esempio sono rarissimi i raccoglitori per le pile (un rifiuto estremamente pericoloso perché contiene metalli pesanti come cadmio, cromo, zinco, mercurio, in quantità sufficienti ad inquinare 10 hl d’acqua), ma anche al fatto che non mi sembra pratico lasciare i raccoglitori per i medicinali scaduti solo davanti alle farmacie (l’unico luogo dove i medicinali sicuramente non saranno utilizzati). Alla stazione ferroviaria, poi, ho notato la presenza solo di qualche raro “cestino per la differenziata”. Anche là mancano, purtroppo, i cestini per l’umido ed il secco indifferenziato. Per quanto concerne, poi, l’insufficienza dei centri di raccolta, conviene stendere un velo pietoso. Per farsene un’idea basta vedere quanta confusione si crea e quanti rifiuti sono gettati a terra al centro raccolta di piazzetta Don Diana. Senza contare che, intanto, stanno sparendo molti bidoni per il “tal quale”. Molti, quindi, senza neanche scomporsi, lasciano robusti cumuli di sacchi neri per terra, là dove, una volta, c’erano i bidoni. Più efficace, anche per il livello di responsabilizzazione civile che implicherebbe, sarebbe creare delle organizzazioni per la raccolta differenziata a livello di condominio. Con la diretta responsabilità d’amministratori, portieri o custodi, e con la possibilità, una volta organizzata la raccolta (in locali o spazi dismessi, del “parco” o del condominio), di stipulare, in proprio, contratti con le società come Geoeco o Erreplast, per la raccolta settimanale o giornaliera (per l’umido) dei rifiuti.Tutto questo con una semplice supervisione da parte del Comune. Senza dover prendere la macchina (altamente inquinante con i suoi scarichi pestilenziali e che per colpa dei sensi unici impiega una quantità enorme di tempo per arrivare in centro) si potrebbe andare da qualche altra parte per trovare la campana giusta e non perdere tempo utile. Ma manca la cultura per poterlo fare. Guardate la sporcizia sempiterna che “colora” strade e marciapiedi: carte e lattine buttate qua e là, ratti spiaccicati per terra, in quel terribile angolo ubicato tra Via di Jasi e Viale Olimpico. Colpa non della crisi delle discariche piene o della camorra, ma di un lavoro non proprio efficace della nettezza urbana e di quella terribile usanza di buttare tutto dappertutto, senza pensare. Solo perché non ci serve più. Quanta differenza col popolo tedesco: là sono previste detrazioni fiscali per chi applica la raccolta differenziata “porta a porta” e molte aziende, private e pubbliche, si arricchiscono con il riciclaggio e l’importazione di rifiuti dall’estero. Per un tedesco buttare la cartaccia nel cestino è come depositare soldi in banca, buttarla per terra come sprecare soldi. E, guarda caso, abbiamo proprio finito di siglare un contratto col governo tedesco per l’esportazione (fino a 160.000 tonnellate) di rifiuti, per un costo di circa 30 milioni di Euro. Capito come si fa?

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