Attenti alla libertà di informazione

di Redazione

 Uno degli aspetti più sottovalutati dell’attuale campagna elettorale è la collaborazione attiva che la stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione di massa sta offrendo alle forze intenzionate a mantenere, ad ogni costo, il potere, anche a discapito della libertà dei cittadini.

Non intendo certo criminalizzare tutti gli organi d’informazione, ma gli attacchi continui alla “verità dei fatti”, mettono in discussione il concetto stesso di libertà di stampa fissato dalla nostra Costituzione. Libertà di stampa, infatti, non vuol dire libertà di pubblicare notizie false o tendenziose. Tanto meno la libertà di stampa può essere usata per non stampare o pubblicare le notizie sgradite al Potere, quello con la p maiuscola.

Ritengo che un operatore dell’informazione abbia il dovere (e il diritto) di denunciare al grande pubblico questo stato di cose. Provate a vedere con occhio più attento quello che mandano in onda i telegiornali nazionali e vi renderete conto che c’è un’incredibile unità d’intenti tra le reti pubbliche e private. La parola d’ordine sembra essere: “Non esiste altro candidato al di fuori di Silvio e Walter”. Questa non è democrazia. Siamo stati già derubati del diritto di scegliere i candidati, poi, siamo stati scippati del diritto di scegliere un partito. Ora ci hanno privato persino del piacere di scegliere tra le varie coalizioni. La libertà in Italia è in serio pericolo. La Costituzione, pezzetto dopo pezzetto, articolo dopo articolo, è stata ridotta in coriandoli. Questi attacchi continui alla completezza dell’informazione, da qualunque parte essi provengano, devono essere fermati.

Telefonate alle redazioni dei telegiornali ed esprimete, concretamente, il vostro dissenso per il modo ignobile di fare informazione. Nel frattempo, manifestate tutta la vostra solidarietà nei confronti di quelle testate e di quei giornalisti che, per il solo fatto di rendere di pubblico dominio le proprie critiche alla nomenklatura o di pubblicare tutte le notizie in loro possesso, sono sottoposti a continui tentativi d’intimidazione. I casi avvenuti in Italia sono molti di più di quelli portati a conoscenza del grande pubblico. Non dimentichiamo che anche nel campo giornalistico esistono forme di precariato e, quindi, di ricatto. Per questo, come hanno già fatto e continuano a fare, i giornalisti di tanti altri organi d’informazione, continueremo a tenere viva l’attenzione sull’argomento. Speriamo che gli operatori della comunicazione troppo sensibili alle sirene dei potentati comincino a riflettere, con serietà, sul ruolo che l’informazione incompleta o schierata svolge nel rigetto della politica da parte di milioni d’italiani.

L’occupazione di tutti gli spazi dedicati non solo all’informazione, ma anche allo spettacolo, allo sport ecc. da parte dei soliti politicanti, che invece di illustrare i propri programmi ci tormentano con i loro inutili spot pubblicitari, non fa altro che aumentare il senso di disgusto della popolazione. Importanti organi di stampa stranieri hanno evidenziato come in Italia ci sia un forte disagio tra i potenziali elettori. Disagio causato proprio dalla mancanza di chiarezza nell’esposizione dei programmi, che sembrano, peraltro, delle fotocopie l’uno dell’altro. In questa fase delicata per il paese occorre rivendicare con forza il diritto al pluralismo dell’informazione.

Siamo passati dalla vecchia campagna elettorale, dove i candidati si vomitavano addosso ogni sorta di meschinità, ad una campagna elettorale improntata al silenzio, alla non contrapposizione tra le parti. Questo non è segno di civiltà, ma d’imbarbarimento democratico. Non dico di insultarsi, ma in un confronto diretto ognuno ha il dovere di “sputtanare” l’avversario. Bisogna metter in guardia la popolazione su chi si sta per votare. Invece, nulla. Niente più esternazioni, confronti accesi, fughe di notizie ecc. Intelligentemente i nostri “beniamini” hanno capito che mandarsi a fare in c…. a vicenda non rende in termine d’immagine. Meglio lasciare i cittadini in una sorta di mondo ovattato, dove il capo del partito di maggioranza, stuzzicato da un intervistatore dice seraficamente: “Non intendo polemizzare. Ognuno si fa la campagna elettorale a modo suo. Ognuno è responsabile delle proprie opinioni”. Incredibile.

Fino a pochi mesi fa questo improvviso buonismo sarebbe stato scambiato per “rincoglionimento precoce”. Ora, invece, tutti hanno capito che si apprestano a prenderci di nuovo per i fondelli. Altro che completezza dell’informazione, in Italia si dovrebbe ripartire dall’ABC della democrazia.

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