Caso Soprintendenza, interviene d”Aulisio (Udc)

di Redazione

Alberto Zaza d’AulisioCASERTA. Nel dibattito ancora aperto sulla riorganizzazione del Ministero per i Beni e le attività culturali, che comporterebbe una penalizzazione per Caserta, interviene oggi il segretario cittadino dell’Udc, l’avvocato Alberto Zaza d’Aulisio, in piena sintonia con l’onorevole Domenico Zinzi.

“La comunicazione diretta al sindaco Nicodemo Petteruti – afferma d’Ausilio – con la quale il segretario generale del Ministero per i beni e le attività culturali Giuseppe Proietti cerca di sdrammatizzare le reazioni emotive della opinione pubblica, allarmata per gli effetti di una riforma che coinvolge anche la Soprintendenza di Caserta, non sembra sgombrare il campo dalle perplessità, anzi le aggrava, nonostante il fideismo del sindaco. E vediamo perché. Il Decreto Ministeriale che individua gli uffici dirigenziali di livello non generale, definendone i compiti, nell’ambito della riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, datato 28 febbraio, è vero che istituisce la nuova competenza, con sede a Caserta, della Soprintendenza per i beni archeologici di Caserta e Benevento, lasciando inalterata quella per i beni architettonici e paesaggistici, ma è anche vero che Caserta perde la soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici , che, con la giurisdizione allargata a Napoli, ne sposta la sede nel capoluogo regionale. Il che significa che, configurata la nuova competenza per i beni archeologici con sede a Caserta, a Napoli viene trasferita la parte che riguarda i beni artistici, storici ed etnoantropologici, ossia la funzione che garantisce la valorizzazione del territorio in rapporto anche agli eventi di richiamo ed alla politica di promozione della città e della provincia, In altri termini, qualunque progetto riguardante l’immagine e lo sviluppo del Capoluogo e della provincia, passante attraverso il complesso vanvitelliano, da oggi in poi finisce nel calderone gestito da Napoli. A prima vista potrebbe sembrare soddisfacente e compensativa la sopravvivenza della soprintendenza per i beni architettonici e paesistici, ma, in effetti, si tratta di mera funzione tecnico-burocratica che nessuna incidenza ha sulla politica culturale del territorio intesa quale volano di sviluppo economico. Ed allora, è solo fumo negli occhi, l’assicurazione che la Soprintendenza resta nella reggia vanvitelliana. Praticamente vi resta una Soprintendenza svuotata di contenuti, pressoché decorativa, un po’ come la pretura circondariale che, anni fa, venne istituita a Caserta senza l’ufficio significativo del Pubblico Ministero e del Gip, o come la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, che, sorta con sede nel palazzo reale di Caserta per volontà del ministro Giacinto Bosco, dodici anni fa Lamberto Dini, con un autentico colpo di mano, trasferì a Roma, lasciandone un simulacro rachitico a Caserta, sotto le vesti di sezione staccata. Il prestigio della Soprintendenza per i beni archeologici, che dovrebbe addolcire l’amaro per la cruenta mutilazione dei beni storici, artistici ed etnoantrpologici, e poi, tutto da verificare e, comunque, non sufficiente per compensare lo scippo (che, in un primo momento doveva beneficiare Benevento ma che poi, per effetto del piccolo terremoto avvenuto nell’assetto governativo, si è convertito su Napoli). Ed allora, il problema non è se ‘la soprintendenza resta nella reggia’ bensì ‘quale soprintendenza resta nella reggia’! E ciò in termini quantitativi e qualitativi con riguardo, non ultimo, ai livelli occupazionali (400 unità dall’amministrazione e 100 dalle società di servizio collegate) sul cui mantenimento sul territorio nessuno ancora ha dato garanzie ampie e rassicuranti. Alla strega di quanto innanzi, sarebbe doveroso in sede istituzionale non contentarsi di assicurazioni generiche ma approfondire l’argomento non fosse altro per scongiurare quegli ulteriori scivoloni di cui è piena la storia di Caserta, dalla perdita della provincia al famoso discorso di Spadolini nello stadio comunale ‘Pinto’ quando garantì che la Scuola Truppe Corazzate non sarebbe mai stata trasferita. Parola del Presidente del Consiglio .Nell’estate del 1991 la sede volò di nottetempo a Lecce”.

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