Italia, una nazione alla frutta

di Redazione

carcereTutti ricorderanno le recenti polemiche scoppiate in seguito alla pubblicazione dell’articolo del corrispondente romano del New York Times, Ian Fisher.

Nell’impietoso ma realistico resoconto, il giornalista statunitense accusava l’Italia d’essere un paese alla frutta e gli italiani d’essere diventati il popolo più triste d”Europa. Chi può affermare che ciò non sia tutto vero? Come si fa a negare quanto riportato in quel preciso e documentato reportage, pubblicato, tra l’altro, in prima pagina, su un giornale che vende milioni di copie? Non è forse vero che quello che fu il Bel Paese, oggi è un malato grave, forse terminale? Non è vero che l’undici per cento delle famiglie vive in povertà, il tasso di natalità è uno dei più bassi d’Europa, il debito pubblico ha raggiunto cifre da capogiro, la classe politica fa schifo ed il costo del suo mantenimento è una zavorra che affonda letteralmente il paese? Volete un esempio della tragica (e per certi versi comica) situazione nella quale versa la nazione? Se prendiamo qualchegara pubblica per l’affidamento del servizio di custodia dei cani randagi morsicatori, indetta da diversi comuni, il Capitolato Speciale d’Appalto, nel pieno rispetto delle normative vigenti, prevede che gli animali siano tenuti in appositi box, con annesso un bel recinto. Il loro numero, per ogni box, deve essere compreso tra due e quattro. La superficie totale d’ogni box e dell’annesso recinto deve essere, per ogni cane custodito, non inferiore a due metri quadrati per gli animali di piccola taglia, a tre metri quadrati e mezzo per i cani di taglia media, a quattro metri quadrati e mezzo per i cani di taglia grande e ben sei metri quadrati per i cani di taglia gigante. Nulla da eccepire. Anzi, è degno di un paese civile rispettare gli animali. Ma gli uomini? Avete mai letto le lettere che i detenuti inviano ai giornali? Quegli uomini e donne sono forse inferiori ai cani? Non sono esseri viventi anche loro? Come si spiega, allora, che nelle carceri italiane la disperazione per le condizioni di vita inumane uccida ogni anno decine di detenuti? In un’accorata richiesta d’aiuto una detenuta italiana scriveva di essere, da anni, costretta a vivere in una cella di dieci metri quadri insieme con altre sei, a volte sette, compagne di sventura. Una sopra l’altra a sopravvivere in condizioni indicibili. In tutte le carceri del “Bel Paese” lo spazio per muoversi a disposizione d’ogni detenuto è minino. Addirittura i carcerati fanno i turni per alzarsi dalle brandine perché non hanno lo spazio per poter stare in piedi tutti assieme. Ma torniamo ai canili e facciamo un po’ di conti. Prendiamo in considerazione i cani di taglia gigante. Sei metri quadrati per ogni cane, massimo quattro cani per box. La “celletta” per quattro cani è, quindi, di ventiquattro metri quadri. Passiamo ai detenuti: dieci metri quadrati per sei/sette persone. Ovvero meno di due metri quadrati a detenuto. La stessa superficie che i canili italiani riservano (per legge) ai chihuahua o agli yorkshire. Ma siamo impazziti? Siamo usciti fuori di senno? Credo proprio di sì. Il New York Times, però, si sbagliava, non siamo un paese in declino. Siamo una nazione moribonda. Forse siamo già morti e non ce ne siamo accorti. Che peccato…

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