Ha vinto lo spirito della P2

di Redazione

P2“Cui prodest?”, questa locuzione giuridica latina deriva dalla frase pronunciata da Medea, nella prima scena, del primo atto, della tragedia omonima di Seneca.

Nei versi 500-501, Medea afferma: “Cui prodest scelus, is fecit”. Il significato della frase è chiarissimo: “Chi approfitta del crimine è chi l”ha commesso”. Il concetto espresso da Medea è fondamentale per chi ricerca “la verità”. La scoperta del possibile movente consente di scoprire anche il colpevole o, in ogni caso, riduce sensibilmente il numero dei sospettati. Per questo, anche nella vita d’ogni giorno, quando mi occupo dell’approfondimento delle varie notizie, mi domando spesso “Cui prodest?”, a chi giova?

Le Iene

Il problema è che la “dietrologia”, ovvero la ricerca esasperata dei fatti occulti che si nasconderebbero dietro un evento, dietro le azioni o le parole degli altri, non gode di “buona fama”. Questo neologismo, pur essendo stato coniato per il linguaggio politico e giornalistico, è usato con una certa disinvoltura da tutti e, quasi sempre, in tono polemico. Sta ad indicare la tendenza che i cosiddetti “dietrologi” hanno nell’assegnare agli episodi della vita pubblica cause diverse da quelle apparenti. I dietrologi ipotizzano ragioni segrete, nascoste nelle pieghe degli eventi legati a molte tragedie nazionali o internazionali (ad esempio: Ustica e Torri Gemelle), perché pretendono di conoscere cose che altri non sanno. Per questa ragione, dopo la lettura di quest’articolo, mi dispiacerebbe molto essere scambiato per un dietrologo. Nulla di più lontano da me. Quello che segue vuole essere solo un ragionamento fatto a “voce alta”.

Io non so cose che altri non sanno. Intendo analizzare solo ed esclusivamente argomenti di pubblico dominio. E proprio l’analisi di un documento pubblico che mi porta a dire: “Hanno stravinto le idee della P2”. Il documento di che trattasi è il famoso “Piano di rinascita democratica”, ritrovato e sequestrato nel lontano 1982 alla figlia del gran maestro della loggia P2. Oltre al “Piano”, alla figlia di Gelli fu sequestrato anche un corposo memorandum sulla situazione politica italiana di allora. Entrambi i testi sono di dominio pubblico essendo stati pubblicati dalla Commissione parlamentare d”inchiesta sulla loggia massonica P2, allegati alla relazione: “Documentazione raccolta dalla Commissione”. Per questo, dopo averli riletti, con il cuore gonfio di tristezza e la mente rivolta a chi è morto per difendere l’integrità e la dignità di questo paese, devo prendere atto dell’orribile verità: ha largamente vinto lo “spirito” della P2. L’affermazione non è campata in aria, basta analizzare, confrontandoli con la situazione attuale, appunto i due documenti sopra citati.

A quei pochi che, prima d’oggi, non hanno mai sentito parlare del “Piano” ricordo che la sua stesura risale, presumibilmente, alla seconda metà del 1975 o, al massimo, agli inizi del 1976. Il testo, ispirato da Gelli e redatto da persone a lui vicine, in possesso di un’elevatissima cultura giuridica, è importante per capire il perché ci troviamo in una catastrofica situazione economica, istituzionale e sociale. Il documento è pervaso da un’ideologia d’evidente impronta conservatrice. Si percepisce chiaramente l’avversione ad ogni forma di democrazia. Per stessa ammissione della Commissione parlamentare d”inchiesta sulla loggia massonica P2 il piano non deve essere preso alla leggera. Non si tratta di semplici enunciazioni propagandistiche fatte ad arte per confondere le menti più deboli, ma di un articolato documento in grado di illuminarci su cosa all’epoca si pensava fosse necessario per “normalizzare” l’Italia e cosa, poi, effettivamente è accaduto negli ultimi anni.

Marco Travaglio

Dalla lettura di questo “istruttivo” compendio si evince chiaramente l’idea di creare una società dove il “grigiore assoluto” la fa da padrone. Una società dove è consigliabile lavorare molto, senza discutere o creare problemi di sorta al capitalista di turno, altrimenti ci si ritrova in mezzo ad una strada (un qualcosa che somiglia molto allo stato in cui versano oggi i lavoratori precari). L’estensore del Piano riguardo al mondo della scuola aveva idee “chiarissime”: “…chiudere il rubinetto del preteso automatismo titolo di studio – posto di lavoro…”. Incredibilmente attuali appaiono i capitoli dedicati all’analisi dei problemi che occorre “risolvere” per il “bene del paese”: la riforma del pubblico ministero, gli interventi sulla stampa, le modifiche ai regolamenti parlamentari, le politiche del lavoro e sindacali. Per quanto concerne la riforma del pubblico ministero, il pensiero piduista è di un’attualità sconvolgente: “…introdurre la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati, introduzione del divieto di nominare sulla stampa i magistrati COMUNQUE investiti di procedimenti giudiziari (e quindi anche chi è sottoposto al procedimento giudiziario stesso), emanazione della normativa per l”accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari)”. Per quanto concerne la riforma della pubblica amministrazione: “…sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso”. Eccezionale per la sua attualità, appare anche la parte dove si parla della necessità di legiferare per combattere i monopoli (il piano anticipa di trent’anni gli interventi sui taxisti, farmacisti, notai ecc. proposti dal ministro Bersani). Per quanto riguardava i partiti politici, la stampa e i sindacati, il piano riteneva che con la disponibilità di cifre non superiori ai 30 o 40 miliardi di lire sarebbe stato possibile per uomini “ben selezionati” di conquistare tutte le posizioni chiave necessarie al loro controllo. E chi disponeva più di trenta o quaranta miliardi di lire?

Certo, vedere a distanza di tanti anni come, passo dopo passo, questi obiettivi, siano stati effettivamente centrati: fa un po’ impressione. Si rimane ancora più impressionati facendo il paragone tra quanto all’epoca pensava la P2 della RAI e l’attuale situazione del duopolio televisivo. Il progetto di “dissolvere la RAI-TV in nome della libertà d’antenna ex art. 21 della Costituzione” non solo è riuscito in pieno ma, anzi, è andato ben oltre le più “rosee” aspettative, dopo la creazione, di fatto, della Raiset o Mediarai, che dir si voglia. E pensare che anche quest’enunciazione di principio risale al lontanissimo 1975. Ma Gelli era un mago o altro?

Altre singolari coincidenze tra il pensiero gelliano e quanto è accaduto in seguito, le possiamo riscontrare nel capitolo che tratta dei sistemi per danneggiare la Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano. Basta vedere la fine che questi due partiti hanno realmente fatto per convincersi che effettivamente di “magia” si è trattato. In un passaggio del testo si può leggere che l’obiettivo principale, propedeutico alla riuscita del piano, è la creazione di un circolo che possa diventare un punto di riferimento per imprenditori, banchieri, professionisti, amministratori pubblici, magistrati e uomini politici.

Una delle cose più interessanti da leggere è l’assoluta indifferenza del Piano riguardo alle scelte politiche dei soci del “circolo”. In alcune parti si legge chiaramente che occorre selezionare esponenti di forze appartenenti ad aree politiche opposte. Addirittura nel piano di rinascita democratica si prospetta la creazione di nuove formazioni politiche da contrapporre a quelle esistenti. Ecco il testo integrale: “…usare strumenti finanziari per l”immediata nascita di due movimenti: l”uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l”altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti di uomini politici ed esponenti della società civile…”.

Terrificante. Neanche questo non vi ricorda nulla? La pericolosità del “progetto di rinascita” sta tutta nella visione politica che delega ogni potere agli apparati e non alla popolazione. Una logica che ha portato i cittadini italiani, nel corso degli anni, ad essere completamente esautorati dalla gestione della cosa pubblica a favore della Casta. Ma attenzione, l’intento di quest’articolo è quello di mettere in allerta quelli che amano veramente questo paese per porre rimedi finché siamo in tempo. Siano essi dei veri democratici, degli autentici socialisti, liberali, repubblicani, socialdemocratici, degli uomini e donne della vera destra sociale o della vera sinistra alternativa, non importa.

Importa solo mantenere viva l’attenzione su quanto ancora non è stato realizzato del Piano e cioè:

occorrono alcuni RITOCCHI alla Costituzione (traduzione: va riscritta ad uso e consumo dei poteri forti);

è necessario RICONDURRE i sindacati alla loro naturale funzione anche al prezzo di una SCISSIONE e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori (traduzione: i sindacati vanno aboliti);

la magistratura deve essere RICONDOTTA alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi (traduzione: i magistrati non devono rompere il c….);

occorrono rapidi aggiustamenti legislativi che RICONDUCANO la giustizia alla sua tradizionale funzione d’elemento d’equilibrio della società e non già d’evasione (traduzione: occorre bloccare ogni attività investigativa non gradita ai poteri forti);

occorre subordinare il diritto di residenza alla dimostrazione di possedere un posto di lavoro ed un reddito sufficiente (traduzione: un bel calcio in culo e addio a rumeni, disoccupati e poveri dalle grandi città);

unificare tutti gli istituti previdenziali in un unico ente da gestire con formule di tipo assicurativo: (traduzione: c’è da fare una barca di soldi con le assicurazioni).

Ma la parte che lascia veramente angosciati è quella riguardante la riforma elettorale. Ecco il Piano Rinascita: “…occorrono nuove leggi elettorali. Per la Camera, di tipo misto (uninominale e proprozionale secondo il modello tedesco). Riducendo il numero dei deputati a 450. Per il Senato, di rappresentanza di 2° grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari – ex magistrati – ex funzionari e imprenditori pubblici – ex militari ecc.)”.

Alcune cose sono pure condivisibili, ma sono state scritte ben trentadue anni fa. A me sembra, invece, di sentire le dichiarazioni rilasciate ai telegiornali, da certi politici, nano faccio i nomi perché sono sulla bocca di tutti, non più di una settimana fa.

Cosa dire di più. Forz… Viva l’Italia.

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