1300 morti bianche in un anno

di Redazione

cantiere Milletrecento sono le morti bianche di questo 2007, gli ultimi casi si sono registrati nelle ultime ore e seguono la morte del sesto operaio dell’acciaieria ThyssenKrupp di Torino, Rosario Rodinò.

Un dato allarmante che mette in guardia la politica su come affrontare questa emergenza nazionale in termini di sicurezza sul lavoro. I più esposti restano gli operai del settore edile, dove è ancora alto il numero di lavoratori a nero, oltre alla qualità della sicurezza che rimane scadente. Non da meno le industrie siderurgiche e il settore metalmeccanico, dove si registra una scarsa qualità di sicurezza sul lavoro. Il numero di morti bianche resta altissimo, basti pensare che si muore più sul lavoro che nelle varie missioni di pace che l’Italia svolge in tutto il mondo.

Chiaramente è una guerra che ogni anno si combatte senza successo visto il numero crescente di vittime. A questo si aggiungono i tanti feriti gravi e meno gravi che, in molti casi, si tramutano in invalidi civili a cui lo Stato deve riconoscere una pensione aggiungendo, così, altre spese al bilancio pubblico. Mai costi sono una minima parte del problema, il dilemma principale rimane la perdita di una vita umana che non è più tollerabile. In giro circolano solo voci di come arginare l’emorragia. In molti identificano la soluzione sull’aumento dei controlli, sottovalutando l’aspetto prioritario che è l’investimento, ai quali le aziende devono attenersi per garantire un”eccellente sicurezza sui luoghi di lavoro. Investimenti che, il più delle volte, vengono meno causa la scarsa disponibilità economica da parte delle imprese per investire sulla sicurezza. Sarebbe opportuno mettere a disposizione dei fondi pubblici per le imprese, decurtabili attraverso le tasse. Nello stesso tempo, una volta che l’aziende chiedono lo sgravio fiscale, avviare il controllo per verificare la veridicità dell’investimento. Inoltre, avviare delle procedure che diano, attraverso gli istituti di credito, agevolazioni per accedere al credito per tutte le società che vogliono tutelare la salute e la vita dei propri dipendenti. I controlli a cui tutti fanno riferimento sono soltanto dei balzelli per tamponare le critiche che piovono addosso al governo e alle istituzioni politiche. Anche perché pochi sono i controlli a sorpresa, in molti casi, le aziende già sono al corrente che verranno ispezionate, e se c’è qualche anomalia la eliminano per quel frangente, dopodichè, appena vanno via i tecnici, tutto torna al posto di prima. Prevenire significa costruire le condizioni di sicurezza, per farlo, ripeto, ci vogliono investimenti che le imprese o società non hanno. Deve essere lo Stato a mettere in condizione le aziende di potersi adeguare.

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