Rifiuti, siamo vicini alla strage (Video di La7)

di Nicola Rosselli

rifiuti in stradaCASERTA. La situazione ambientale del nostro territorio ha ormai superato anche la soglia del presunto pericolo. Siamo, ormai, alla possibile strage. video

Nei documenti ufficiali, come già evidenziato in un mio articolo dello scorso mese di ottobre, pubblicato su “Il Mattino” e su Pupia, si evidenziava il fenomeno noto già nei documenti ufficiali sia della Regione Campania che dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ora è la volta del Piano presentato dal commissariato di governo con il prefetto Pansa. A diffonderlo l’esponente dei Comunisti Italiani di Aversa, Luca De Rosa, che, seppure tra numerose difficoltà, lo ha scaricato dal sito del commissariato. La situazione è impressionante e quello che è più assurdo è che la stessa è nota a tutti. Siamo letteralmente seduti su una bomba che sta minando tutti noi senza che nessuno reagisca. Il silenzio è una cappa pesante, una lastra di marmo, una lapide sulla nostra tomba. Il primo istinto, dopo aver letto quanto scaricato da De Rosa e che riportiamo di seguito insieme alla cartina, è quello di raccogliere i nostri quattro stracci ed i familiari più cari e scappare. Poi sopravviene la rabbia. Vogliamo difendere la nostra terra, la nostra storia. Qualcosa si sta muovendo. Agli articoli sporadici de “L’Epresso” dei mesi scorsi è seguita una prima trasmissione televisiva nazionale, l’altra sera su “La 7”, dove il presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis, è stato ospite al programma “Exit” condotto da Ilaria D’Amico. Ma una mobilitazione seria fino ad oggi non c’è mai stata. A questo punto non servono nemmeno più le petizioni. Si deve passare all’azione. Ben venga la riunione indetta dal sindaco di Aversa, Domenico Ciaramella, con tutti i sindaci della provincia di Caserta. Ma a questo punto deve esserci la chiusura della Provincia di Caserta. Si deve bloccare tutto, per scongiurare il pericolo concreto di vedere il nostro territorio trasformato in un grande cimitero. Il problema dei rifiuti è reale, ma quello dei depositi di scorie adottive, della diossina è più serio. La parola d’ordine non può che essere MOBILITAZIONE.

La puntata di “Exit” (La7)

STRALCIO DEL PIANO DEL COMMISSARIATO DI GOVERNO (inviato da Luca De Rosa)

Proprio la gravità assunta dalla questione rifiuti in regione Campania ha determinato nel mondo medico – scientifico un particolare interesse verso questo territorio e le relative implicazioni sanitarie. Diversi studi, infatti, confermano la presenza di rischi elevati di mortalità per varie cause e malformazioni congenite laddove maggiore è l’intensità di esposizione a processi legati allo smaltimento dei rifiuti. Già nel 2004 un primo studio epidemiologico sulla mortalità in tre comuni della Campania (segnalati come contenenti numerosi siti di smaltimento dei rifiuti) ha evidenziato un eccesso di rischio rispetto al resto della regione, per alcune patologie tumorali. Inoltre un reportage di Lancet Oncology, pubblicato nello stesso periodo, ha circoscritto un rischio per la salute in una zona denominata il “triangolo della morte”. In seguito a questi “allarmi”, il Dipartimento di Protezione Civile ha commissionato uno studio all’Organizzazione Mondiale per la Sanità sull’impatto sanitario dei rifiuti nei Comuni delle Province di Napoli e Caserta. Tale lavoro (nella sua fase preliminare, indicata come “Studio Pilota”) ha evidenziato numerosi eccessi di rischio in comuni compresi in una determinata area, al confine tra le due province ed in alcuni comuni del litorale vesuviano. Il grande interesse sulla problematica ha visto il proliferare di tutta una serie di approfondimenti e pubblicazioni scientifiche che consolidano la nozione di una anomalia nello stato di salute della popolazione residente nei comuni dell’area Nord-Est della provincia di Napoli e Sud-Ovest della provincia di Caserta.

Questo territorio, del resto, è anche quello maggiormente interessato da pratiche illegali di smaltimento ed incenerimento (con liberazione di diossina) di rifiuti solidi urbani e pericolosi. Su tale aspetto si è concentrata la seconda fase del lavoro commissionato dal Dipartimento di Protezione Civile. Infatti, sempre con riferimento alle province di Napoli e Caserta, è stato predisposto uno studio avente come scopo quello di misurare la correlazione tra il rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite. In tale attività sono stati analizzati i dati di mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, (separatamente per uomini e donne, relativamente al periodo 1994-2001) ed i dati di registrazione di malformazioni congenite (nati maschi e femmine combinati, nel periodo 1996-2002), nei 196 comuni delle due province. Attraverso l’utilizzo di modelli di regressione multipla, si è provveduto ad analizzare la correlazione tra gli esiti sanitari ed un indice di pressione ambientale derivante dalla presenza dei rifiuti. Tale indice, suddiviso in cinque gruppi di crescente intensità di esposizione, ha combinato tutte le informazioni disponibili sui siti di smaltimento dei rifiuti (legali e non) in un valore in grado di esprimere la pressione sulla popolazione esistente, in funzione della numerosità, estensione e pericolosità dei siti di smaltimento. L’analisi di correlazione ha tenuto conto di alcune variabili sociali ed economiche a causa del loro possibile ruolo come fattori di confondimento.

Lo studio ha evidenziato quanto segue: Sono state rilevate numerose associazioni positive e statisticamente significative (cioè non imputabili al caso) fra salute e rifiuti. Trend di rischio in aumento al passaggio da una delle cinque classi di rischio a quella superiore sono stati osservati per: mortalità generale (aumento medio del 2% per ogni classe, uomini e donne), tutti i tumori (1%, uomini e donne), tumore del polmone (2% uomini), tumore del fegato (4% uomini, 7% donne), tumore dello stomaco (5% uomini); malformazioni congenite del sistema nervoso (trend 8%) e dell’apparato uro-genitale (14%). Per le altre cause non sono stati osservati trend positivi significativi. I trend osservati si traducono in differenze marcate di rischio se si confrontano i comuni più a rischio con quelli poco o non esposti: ad esempio la mortalità generale nei primi è 9% in eccesso rispetto ai secondi per gli uomini e 12% per le donne”.

In relazione alle classi di rischio cui si fa riferimento nello studio, è opportuno specificare che quella corrispondente al rischio minimo (e quindi utilizzata come riferimento per le analisi) ingloba circa un centinaio di comuni (dei 196 complessivi), mentre il gruppo di comuni a maggior rischio (classe V) è costituito ai comuni di Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castel Volturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villa Literno. Ulteriori tre gruppi sono caratterizzati da situazioni di rischio intermedie. Appare indiscutibile come nei territori oggetto dell’analisi le diverse vie di contaminazione riconducibili al ciclo di smaltimento di rifiuti diano un contributo alla compromissione ambientale riconosciuto, seppure di difficile quantificazione. Tuttavia i fenomeni osservati suggeriscono che la correlazione valutata rispecchi reali effetti sanitari legati alla compromissione di numerose componenti ambientali (aria, acqua, suolo) e di prodotti agro – alimentari provenienti dal territorio “contaminato”. Occorre sottolineare che lo studio sopra riportato presenta alcune limitazioni in termini di completezza, accuratezza e risoluzione spaziale dei dati. Tuttavia appare più che evidente come l’esposizione legata alla presenza dei rifiuti determini una situazione “preoccupante” nei territori e sulla popolazione delle province di Napoli e Caserta, determinando fenomeni di allarmismo e di apprensione collettiva che incidono fortemente sull’accettazione delle scelte operate in fase di programmazione. Ne deriva che, se da un lato appare necessario colmare numerose lacune conoscitive in merito agli effetti ed all’impatto sanitario, è d’altra parte urgente attivare e rafforzare misure di contenimento delle esposizioni, attraverso politiche integrate della gestione dei rifiuti.

Mappa del rapporto ambientale

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