Pd e Ppl insieme verso la Terza Repubblica

di Redazione

Walter Veltroni e Silvio BerlusconiIn venti anni arriveremo alla Quinta Repubblica se si continua di questo passo. Tra pochi mesi inizieranno tante chiacchiere che ci porteranno alla costituzione della Terza Repubblica. La Seconda, dopo Tangentopoli, non è mai nata.

Non c’è da preoccuparsi perché la Terza Repubblica nasce conlo stesso spirito della Prima. Dicono che i cinesi sono bravi a copiare tutto, forse non hanno conosciuto la politica italiana, anche loro copiano cose altrui: legge elettorale alla tedesca, spagnola, francese, possibile che non sono capaci di farsene una studiata a misura per risolvere il problemi del nostro paese, senza andare a ricercare altrove idee che vanno bene per quei paesi e non certamente per il nostro?

Circa un mese fa feci un articolo ipotizzando una miscela politica esplosiva tra il Pd e l’allora FI. Sembrava azzardato per molti, ma non per me, che guardavo al futuro politico dell’Italia sotto un’altra lente. Oggi questo scenario si fa sempre più vicino: il Partito Democratico è nato, Fi si è sciolta confluendo nel partito del “Popolo della Libertà”.

Silvio Berlusconi

ha aperto le porte al dialogo percambiare l’attuale legge elettorale aprendo un nuovo scenario politico. Fino a pochi giorni fa tutto questo sembrava impossibile, invece era tutta tattica politica. Scenari che ho previsto in questi mesi nei miei servizi, anticipando mosse che successivamente stanno venendo alla luce. Questi due partiti per la maggiore, stanno studiando una legge proporzionale che molto probabilmente ci riporterà a quel proporzionale che permetteva la costituzione del governo dopo le elezioni, con alleanze che avvenivano nei salotti del palazzo. In sintesi, tornare ad un vecchio sistema che vada a sostituire il bipolarismo attuale, il quale, non ha dato buoni frutti. Ecco che si rimette in piedi la mia recente ipotesi, una aggregazione dei due maggiori partiti dopo le elezioni (auspicando che non va avanti quel maggioritario previsto anche dal referendum, il quale, chiede che venga dato al partito che prende più voti il 51% dei seggi) con l’obiettivo di scacciare via la crisi economica dall’Italia. Contemporaneamente, mandare in sordina tutti quei piccoli partiti che con il 2% e l’1% riescono a comandare, mandando in tilt qualsiasi governo venga alla luce.

In questo modo, in un colpo solo, si è cambiato il quadro politico italiano avvicinandoci veramente alla Terza Repubblica.

Il Pd, a breve, dovrebbe confluire nel Partito Popolare Europeo, come anche il futuro “Popolo della Libertà” dovrebbe confluire nel partito popolare europeo. Insomma dove sta la differenza tra il PD e il PPL? Credo non ci sia. Il problema sta soltanto negli uomini, quindi bisogna costruire una nuova classe dirigente, appoggiandosi inizialmente alla vecchia guardia. Hanno pensato anche a questo: il Pd ha messo a capo Walter Veltroni lasciando margini di regia a Romano Prodi, il Ppl invece avrebbe la regia di Silvio Berlusconi, lasciando lo scettro in mano ad altri che figurano in due donne: Michela Brambilla e Mara Carfagna. In parole povere Berlusconi punta sul femminile per creare il Ppl.

I quadri storici di Fi, che da ieri affollano via dell’umiltà a Roma, non danno ancora segnali di dissenso o assenso a questo nuovo progetto. Nessuna dichiarazione trapela per far capire se ci sia una rottura all’interno della vecchia Fi, oppure se tutto fili liscio senza malcontenti.

Con questo scenario verrebbe riproposta una formula adottata nel passato: un’area moderata e liberale rappresentata dal Ppl, e un’area moderata di sinistra con Pd, vecchia Dc e Psi dei tempi della Prima Repubblica, formando un governo di programma per rilanciare il paese che rischia la bancarotta se non s’interviene tempestivamente.

Per quanto concerne i piccoli partiti, Pd e Ppl gli inviano un “bye bye” alla prossima Repubblica. Tutto ciò può sembrarvi un’utopia, ma state certi che qualcosa deve cambiare nell’apparato politico italiano. Diversamente, e ne dubito, il paese sarà sempre ingovernabile poiché i “cespuglietti” composti da piccoli partiti o aggregazioni politiche, condizioneranno sempre la vita di ogni governo. Impedendo di ridare vigore ad un paese che ha potenzialità da vendere, e tutti gli sforzi vengono sempre meno perché non c’è mai una stabilità politica.

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