La politica dello scaricabarile si è autocondannata

di Redazione

Berlusconi-ProdiIl dopo-Tangentopoli ha portato una rivoluzione politica nei palazzi del potere italiano. La prima cosa è stata quella di “girare i nomi” dei partiti, mettendo in moto un meccanismo che ha portato a una serie di scissioni, tanto da riempire il parlamento di tanti partiti visibilmente riconducibili a persone fisiche.

Non solo, lo stesso fenomeno ha costruito quei due schieramenti che dovevano essere i pilastri del bipolarismo, fallito per colpa degli stessi che lo hanno creato. Quei due schieramenti per ben quindici anni si sono alternati alla guida del Paese, sistematicamente, ogni qualvolta si cambiava un governo, il disastro lasciato da chi li aveva preceduti diventava l’alibi per dire “colpa di…”. Fin qui voglio anche capire, quello che non capisco: come si può essere così ingenui da non comprendere che se si da la colpa ad altri si deve essere capaci successivamente, una volta al governo, di migliorare il quadro ereditato, ed avere il coraggio di fare scelte coraggiose per migliorare le condizioni del Paese, altrimenti l’incapacità che si è attribuita all’altro si ripercuote su se stessi? Purtroppo questo non è mai avvenuto, il tempo ha sempre costruito lo stesso alibi, ed ogni volta siamo stati costretti a subirci le lamentele dei politici per aver ereditato una situazione grave. Vero o falso, noi ce ne siamo sempre convinti, perché lo scopo è sempre stato lo stesso, in sintesi una mera propaganda elettorale per farci credere che l’altro aveva sbagliato. Che ingenui. Entrambi gli schieramenti hanno sempre usato la stessa tattica, diciamo un nuovo schema “calcistico-politico”, per mettere in campo strategie volte ad attirare l’ingenuità dei cittadini, reperendo voti, condannando l’avversario per non essere stato capace di governare. Lo schema è il programma elettorale, quello strumento che in effetti ben conta dopo le elezioni. Quei “romanzi” scritti dalla fantasia dei saggi dei partiti, che non vengono concretizzati realmente, lasciandoli, successivamente, nella biblioteca dei ricordi a marcire, per essere rispolverati alla prossima campagna elettorale verificando che di quello che si è scritto si è fatto ben poco. Riproponendolo con qualche accorgimento, poiché in fondo i problemi del Paese restano immutati e va bene anche quello vecchio. Infatti, durante le campagne elettorali ci rifilano programmi di coalizione che fanno la differenza, che in effetti dicono tutti la stessa cosa, e sicuramente non vanno bene perché nelle coalizioni ci sono anime diverse politicamente. I problemi del Paese sono evidenti e sono uguali per tutti, nessuno può scrivere qualcosa che sia diverso dall’altro, allora a cosa servono se le questioni ci sono e vanno solo risolte? Servono a poter dire che l’altro schieramento non ha fatto nulla, che del programma scritto non ha rispettato niente, tutte “parole romantiche” per far capire alla gente che i migliori sono loro. Si è andati avanti per anni assistendo al continuo scaricabarile da uno schieramento all’altro. Se il primo governo Berlusconi non è andato bene, l’altro, cioè il primo governo Prodi, mandato a casa da Bertinotti, non è stato meglio, poi di nuovo il governo Berlusconi, oggi quest’altro governo Prodi, entrambi da buttare. Scusate un attimo, ma allora chi è il migliore? Sono vent’anni che dicono sempre che nessun governo “è buono”, guarda caso sono sempre gli stessi, alternandosi tra loro, che vanno a comandare, allora hanno tutti indistintamente governato male, perlomeno questo è quello che si riesce a capire. E non dite che i politici non sono sinceri, così facendo, incolpandosi, discolpandosi, hanno detto la verità: nessuno ha mai governato bene l’Italia, non ci sono altre spiegazioni, visto che chiunque è andato a governare negli ultimi vent’anni non è riuscito a far cambiare le cose. Almeno in questo sono stati coerenti!

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