Proteste a casal di Principe, studenti in ostaggio del mercato

di Redazione

MercatoCASAL DI PRINCIPE. «Ecco, vedete, i nostri figli sono degli ostaggi». I genitori degli studenti dell’Itc Carli di Casal di Principe, sono agitati. Non vogliono più sentire ragioni e sono decisi a veder spostato il mercato settimanale in un altro posto.

Puntano il dito contro l’amministrazione comunale e contro la dirigenza scolastica. «È impossibile – spiega Rita, una mamma di un’allieva del secondo anno – che si permetta di fare un mercato fin sotto le aule, che si impedisca il normale passaggio e che peggio ancora a questa situazione nessuno crede di dover porre immediatamente fine». «Si parla tanto – continua un altro genitore – di diritto allo studio, di agevolare i ragazzi casalesi in ogni modo e poi si mette sotto il loro naso una illegalità evidente e largamente tollerata». «Ci rendiamo conto che la fiera per tanti significa lavoro – afferma Mario, un papà – ma da genitori abbiamo l’obbligo di interessarci ai nostri figli e alle condizioni nelle quali vivono». Sulle panche dei venditori ogni tipo di prodotto dall’abbigliamento alla verdura, dal pesce alle piante. I commercianti sono più di cento. Lo spazio occupato copre quasi interamente il viale della scuola. Per entrare o uscire dal cortile dell’istituto tecnico è necessario usare il secondo ingresso, posto sul lato nord della struttura. Per il preside Salvatore Natale che ha chiesto una soluzione già due anni fa con l’allora sindaco Francesco Goglia «la questione dovrà risolversi senza più rimandi. Il richiamo della clientela disturba anche il normale svolgimento delle lezioni»”. «Quando – ricorda Natale – presentammo le nostre lamentele era il mese di novembre e il primo cittadino ci assicurò l’inversione di tendenza entro pasqua». «In quattro mesi di amministrazione noi, non potevamo far miracoli», la risposta del sindaco Cipriano Cristiano che parla della preparazione «di un bando per recepire un terreno di 20 mila metri quadrati». Il primo bando di gara risale al 1998, a bloccarne l’esecuzione sono stati diversi ricorsi al Tar. A chiedere l’intervento del tribunale amministrativo fu il proprietario del terreno espropriato. Una superficie che a dieci anni di distanza è ormai inutilizzabile. Ora, per la soluzione definitiva dovrà passare almeno un altro anno. Impossibile anche pensare alla sospensione. Prima dell’estate un’ordinanza comunale ne aveva comandato la chiusura per problemi legati all’igiene, ma i casalesi si ribellarono con raccolta firme e una pubblica manifestazione.

Il Mattino (TINA CIOFFO)

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